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Siamo seduti nella tavola da pranzo.
Kenjiro e dal bancone della cucina, che apre un barattolo di frutta, e ne versa un po' in quattro ciotoline. Una volta fatto ne prende due, e Yumi afferra le restanti.

«Ecco, la colazione è servita, perché tanto qui c'è lo schivo che deve fare tutto» borbotta passando una ciotola a me, e l'altra a Hell.
Yumi ne passa una a Kenjiro, e poi si siedono al nostro fianco per fare colazione.
«Sapete, voi due sembrate più una coppietta in luna di miele, che due fuggitivi» ci indica con il cucchiaio, e poi manda giù un boccone di frutta.

«Lasciali stare, Kenjiro. Alla stazione non potevano neanche scambiarsi una parola! Era un amore proibito, un po' come Romeo e Giulietta. Ma adesso sono liberi di amoreggiare quanto vogliono!» Esclama Yumi.

Giuro che sono a tanto così da scappare da questa colazione di famiglia, perché è tutto così imbarazzante. E La mia testa non aiuta, perché è ferma a ieri notte.

«Yumi, puoi tapparti un secondo le orecchie?» Le chiede il fratello.

«E perché dovrei?»

«Sei ancora minorenne, lasciami spiegare una faccenda alla coppietta, e basta. D'accordo?»

«Ma per chi mi hai preso! Non sono mica una bambina, Kenjiro!» Sbotta lei.

«Hai diciotto anni? No. Quindi tappa le orecchie, e non farla lunga. Sei mia sorella, devo proteggerti dalle robe che altrimenti sentirai.»

«Sei uno scassa palle, sai?» Yumi afferra la sua ciotola, il cucchiaio, e torna in camera sua.

«Devi trattare meglio tua sorella, hai capito?» Minacciò Kenjiro con un cucchiaio, ma lui mi zittisce.

«Non dire nulla, e lascia che vi spieghi una semplice faccenda, razza di coppietta perversa.» Schiocca la dita davanti a Hell che era mezzo addormento, e dice: «Biondino, sveglia! Parlo anche con te, capito? Che c'è? Ora fai tanto l'innocente?» Hell si tira su di colpo, si strizza gli occhi, e mormora 'Si, si' e poi ancora 'si, si. Ti ascolto'

Io mi affretto a mandare giù un boccone di frutta, Kenjiro appoggia le mani al tavolo, ci guarda negli occhi, con uno sguardo così serio che inizio a dubitarne che dirà una stronzata. Sembra quasi preoccupato.

«Lasciate che vi spieghi una semplice questione, adesso. I letti, scricchiolano. Scricchiolano, fanno un dannato rumore, capito?»
A momenti mi soffoco con un pezzo di ananas.
«Quindi, dato che immagino che non vi stavate divertendo a saltare sul materasso come dei bambini, gradirei che la prossima volta che avrete in mente di fare nottata, magari mi avvisaste, chiaro? Che ne so, qualcosa tipo: 'Ehi, Kenjiro, indossa dei tappi per le orecchie stanotte' perché Cristo. Cristo, voi due mi avete tenuto sveglio tutta la cazzo di notte! Porca miseria, sembravate due animali in calore, che cazzo vi devo dire!» Quasi grida. Si schiarisce la voce, abbassa il tono, e poi aggiunge: «La mia dannata stanza, è spiaccicata alla vostra, chiaro? O quasi rischiato di morire soffocato con un cuscino, per non sentire i vostri cazzo di versi!»

Si alza dalla sedia, borbotta qualcosa, e poi aggiunge: «E ora mi rivolgo a te, biondino.» Li punta il dito contro, e Hell strizza gli occhi.
«Non provare a metterla incinta, perché io. Atre versione in miniatura di voi. Non le voglio avere in mezzo ai coglioni, chiaro?»

Yumi sbuca dalla porta, e dice: «Che brutto linguaggio, fratellone...» Posa la ciotola nel lavandino, e incrocia le braccia. «E comunque, io adorerei avere qui con noi una mini versione di Heaven» Mi lancia un sorriso, e io le mando un bacetto.

«Yumi, quanto hai sentito?» Chiede Kenjiro.

Lei si avvicina a lui, e li da una pacca sulla spalla.
«Ogni cosa. E anche questa notte. Siamo nella stessa casa, te ne sei reso conto?»

Kenjiro borbotta una serie di imprecazioni, si passa una mano tra i capelli, e dice: «Ad ogni modo, dovremo andare negli appartamenti qui vicino a vedere se ci siano altre provviste. Più ne troviamo e meglio è.»

«Si, vado a dare un'occhiata.» Yumi afferra un coltello dal cassetto delle posate, lo fa ruotare nelle dita, e poi ne afferra altri più affilati.

«Yumi, Dio... non sono mica giocattoli quei coltelli, posali!»

«Ma davvero?» Yumi inarca un sopracciglio, e poi dice: «Io vado, chi viene?»

«Tu da sola non vai da nessuna parte, potre...»
Si ferma, lancia un'occhiata a Hell e dice: «Accompagnala. Se torna con un graffio ti squarto vivo, chiaro?»

«Non le accadrà niente, rilassati. E voi dove andate?» Domanda guardando me, ed io guardo Kenjiro.

«Noi due, beh...» Si guarda in torno, indica il disastro in cui è ridotta la casa, e dice: «Noi... daremo una pulita qui, si»

«D'accordo, a dopo allora» Hell afferra anche lui dei coltelli, e segue Yumi verso l'uscita. Li dico di stare attenti, e lui mi fa l'occhiolino.
Poi dice a Kenjiro: «Trattala bene, idiota.»

«Non ti preoccupare, la tua principessa è al sicuro. Tu tieni d'occhio quella vipera di mia sorella, grazie»

«E tu sei un bisonte» Li risponde lei lanciandoli un'occhiataccia.
Kenjiro sbuffa, e loro escono.

Dio, speriamo che vada tutto bene.

«Sii dolce con tua sorella, Kenjiro» li faccio mentre poso le ciotole della colazione nel lavandino. «Sei protettivo nei suoi confronti, e lei vuole sentirsi libera. Non te la prendere se fa la spavalda, lasciala fare.»

Kenjiro mi lancia un'occhiata, incrociando le braccia. «Mi stai facendo una lezione di vita?» Si passa una mano tra i capelli, e dice: «Non sappiamo niente riguardo il nostro passato. Tutto ciò che mi resta, oltre al mio nome, è lei. La devo proteggere a costo della vita.»

Ed io sono qui che li sorrido.
Lo sorrido, perché ammiro davvero così tanto il rapporto che hanno.
Chissà cosa si deve provare ad avere una sorella, o un fratello.

«Ad ogni modo, non ti ho fatto rimanere qui per pulire la casa. Col cazzo che né ho voglia.» Mi afferra per il braccio, e mi trascina in bagno, fermandosi sul l'uscio della porta.
E poi,
Poi indica lo specchio davanti al lavandino.

Ed io,
Sono immobile.
Congelata sul posto.
Non so più neanche respirare.
Mi dimentico di respirare, e devo costringermi a ispirare, ed espirare.
Ispira, ed espira. Ispira ed espira.

Kenjiro indica lo specchio, e poi guarda me, stringendo più forte la presa nel braccio.
«So che sono sempre a scherzare, a fare lo stupido, e a sparare cretinate. Ma vedi, l'ho faccio perché la vita è già abbastanza deprimente e merdosa di suo, quindi due risate non guastano. Meglio prenderla sul ridere invece che piangere, no?» Addolcisce la presa sul mio braccio, e poi dice: «Ma ora sono serio. Sono serio, Heaven.»

Oh, lo so. Lo so, perché non mi chiami mai per nome.

Lo guardo negli occhi, ma distolgo lo sguardo, perché so cosa sta per dire. Lo so, e non vorrei che lo facesse.

Non vorrei che mi avesse visto.

«Ho visto cosa hai fatto ieri, al supermercato»

Ed ecco,
Ecco che vorrei scappare.

𝑺𝑯𝑨𝑻𝑻𝑬(𝑹𝑬𝑫) -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora