CAPITOLO 13 • Danger

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CAPITOLO 13
Danger

Per due notti, Jimin non era riuscito a chiudere occhio.

La telefonata con Yoongi, gli aveva lasciato un profondo senso di agitazione e non poteva evitare di essere preoccupato per lui. 
Non aveva mai sentito il suo hyung singhiozzare. 

Già vederlo abbattuto e ferito la notte che si era precipitato a casa sua, lo aveva fatto sentire tremendamente angosciato, ma ora, anche se non poteva vederlo, sapeva quanto il corvino stesse soffrendo, ma non aveva idea di cosa lo avesse spinto a ridursi in quello stato. 

Aveva provato a chiamarlo più volte, a scrivergli qualche messaggio ma non ricevette mai una risposta.

Continuava a pensare alla sua richiesta di cantare per lui. 

Non era stato un ordine, quanto piuttosto un grido disperato di aiuto.

Si era spogliato della propria maschera di persona cinica e dominante, per pochi, brevissimi minuti, e si era rivelato essere un ragazzo come tanti, con le sue fragilità, bisognoso di affetto e di rassicurazioni. 

E Jimin lo aveva accontentato.
Aveva cantato per lui, ma credeva di non aver fatto abbastanza e nonostante il corvino lo avesse rassicurato che fosse tutto okay, sentiva il bisogno di dover fare qualcosa in più. 

Non sopportava l'idea di saperlo in quelle condizioni, per quanto gli avesse fatto piacere che si fosse rivolto a lui per ricevere un conforto. 
Se era arrivato a crollare, a sfogarsi con lui, voleva dire che era davvero disperato e Jimin avrebbe fatto di tutto per rimetterlo in sesto e farlo tornare l’uomo forte e combattivo che aveva conosciuto.

Jimin aveva già un'idea su cosa fare.

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<<Si Choi, sto già sul tram. 10 minuti e sono da te>> 

Taehyung chiuse frettolosamente la telefonata con uno dei suoi compagni dei Wooga Squad.
Era piuttosto bravo a mentire. In un’altra vita, forse era stato un attore di successo, perchè non si spiegava il modo in cui riusciva a cavarsela in ogni situazione, anche quando era palesemente in torto. 

Come ogni pomeriggio, dopo le lezioni, i Wooga Squad si ritrovavano a casa del castano per affinare le loro strategie di gioco per il torneo e, come al solito, il resto dei componenti del team non aspettavano altro che il suo arrivo, sapendo già che avrebbe sforato di gran lunga quei dieci minuti.

Effettivamente, non vi era uno straccio di bus all’orizzonte.

<<Aish! Mi devo sbrigare o questa volta quelli mi ammazzano!>>

Taehyung odiava correre, in realtà odiava tutto ciò che richiedeva uno sforzo fisico, ma per sua fortuna, nonostante la sua pigrizia, poteva vantare di un corpo niente male, un po' trascurato forse, ma piuttosto asciutto e gradevole all’occhio, e ora era anche sudato.

Ecco un'altra cosa presente nella lista nera del moro: sudare era un qualcosa che lo irritava terribilmente. Odiava come parti del suo corpo diventassero terreno fertile per la proliferazione di microbi, motivo per il quale, ricorreva molto spesso alla depilazione.

Ma quando c'era di mezzo la passione della sua vita, tutto passava in secondo piano. Avrebbe persino percorso la maratona a piedi nudi, se necessario.
E proprio come un perfetto maratoneta, sfrecciava per le strade di Busan con addosso le sue Nike bianche e lo zainetto in spalla con dentro tutto il suo mondo.

Correva così veloce da non accorgersi di un venditore ambulante che trainava a mano un carretto di arance rosse e lo travolse, finendo col sedere per terra, circondato da “palle” rosse.

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