CAPITOLO 17 • Reflection

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CAPITOLO 17
Reflection

Jimin non aveva dato ancora una risposta all'invito a cena di Yoongi, ma gli aveva fatto sapere che ci avrebbe pensato.
Aveva passato le successive 24 ore a valutare quale fosse la decisione giusta da prendere.

Avrebbe voluto chiedere un consiglio al suo migliore amico, ma immaginava già quale sarebbe stata la sua risposta. Inoltre, da qualche giorno, Taehyung era più taciturno e pensieroso del solito. Si rintanava spesso nella sua camera, rifiutando anche la sua compagnia.
Jimin era sicuro che qualcosa lo turbasse, ma costringerlo a parlare non avrebbe risolto le cose. Conosceva il suo migliore amico e sapeva che aveva bisogno prima di elaborare i suoi pensieri e poi, una volta pronto, sarebbe andato lui stesso a cercarlo per uno sfogo o un parere.

Jimin al contrario, preferiva restare solo con i suoi pensieri il meno possibile perché non portavano mai a nulla di buono se non a notti insonni e forti mal di testa.

Apprezzò il fatto che Yoongi non gli avesse messo alcuna pressione sull'accettare o meno il suo invito, ma non gli sembrava comunque giusto temporeggiare così tanto nel dargli una risposta.

Alla fine decise di lasciare alla sorte di prendere una decisione al posto suo.

<<Testa, andrò a cena con Yoongi;
Croce, gli dirò di no>>

Jimin lanciò in aria una monetina, osservando quel roteare vorticoso fino a quando non la chiuse sul palmo della sua mano.
Serrò gli occhi per qualche istante pensando davvero di non sapere cosa il suo cuore desiderasse in quel momento come esito.

Entrambe le opzioni lo avrebbero reso agitato.
Sollevò lentamente il palmo della mano, chiuso sull'altro, e aprì piano, piano un occhio per volta per scoprire quale sarebbe stato il suo destino.

Testa.

Jimin sospirò arrendendosi al volere del fato, ma in fondo si rese conto che il suo cuore un po' ci sperava, pur conscio che non sarebbe stata una serata facile da affrontare.

Il biondino si prodigò subito a mandare un messaggio al corvino, ignorando come un semplice "Accetto" avesse suscitato nel maggiore un sorriso di gioia.
                                                                                

    [...]

Era la seconda volta in otto mesi che si ritrovavano a cenare insieme.

La prima volta, Jimin era stato colto di sorpresa e si era subito adattato alla situazione, ben felice di godere della compagnia del corvino in un contesto diverso dal solito.
Stavolta, il ragazzo sapeva con largo anticipo cosa lo attendeva quella sera e non riusciva in alcun modo a contenere il suo nervosismo.

Già a partire dal momento della scelta dell'outfit, il suo cervello aveva deciso di non collaborare rendendolo un'idiota incapace di abbinare una maglia e un pantalone.

Non voleva indossare nulla di ricercato da far credere a Yoongi che volesse attirare la sua attenzione, ma neanche voleva far sembrare che non gliene importasse.

Alla fine optò per un pantalone blu gessato, un maglioncino bianco a coste, un paio di bretelle nere abbinate a delle sneakers bianche.

Tremava avvolto nel suo giubbino bianco imbottito, mentre aspettava, sotto il porticato del condominio, che il corvino passasse a prenderlo, e si sentiva tremendamente in difetto per aver mentito al suo migliore amico dicendogli di doversi incontrare con Jinyoung.

Perso nei suoi sensi di colpa, non sentì nemmeno il suono del clacson che annunciava l'arrivo di Yoongi.

Quando lo vide parcheggiato a pochi metri di distanza, si affrettò a scendere gli ultimi gradini, attraversò prudentemente la strada per poi aprire lo sportello della macchina accomodandosi, con titubanza, sul sedile anteriore.

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