Capitolo 4

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Capitolo 4


La mattina seguente era un sabato e fu la prima mattina in cui mi svegliai ancora con le coperte addosso e non sul pavimento, con l'impressione di aver dormito benissimo.

Fuori il sole era coperto da una lieve coltre di nuvole, che regalava a Milano il classico aspetto di città sonnecchiante; il genere di mattina che passeresti volentieri sotto alle coperte ed io potevo farlo.

Mi bastò batter ciglio per la quarta volta per ritrovarmi travolta dalla realtà, ovvero che Marco sapeva che ero a Milano e che ero stata sotto casa sua con Andrea. Strofinandomi gli occhi cercavo di pensare a cosa fare col telefono, ma in fin dei conti decisi di tenerlo spento ancora per un po', giusto per allontanare la realtà fino a quando mi sarebbe stato possibile.

Una colazione, un bagno caldo e una playlist dopo essermi alzata dal letto accesi il telefono.

Persino Franz si soffermò sulla porta sentendo il suonare convulsivo del mio telefono che continuava a vibrare segnalando messaggi, chiamate e notifiche social.

Avevo motivo di credere che Franz in verità mi credesse un po' pazza, visto che nonostante la preoccupazione per l'intera faccenda di Marco mi aggiravo da mezza mattinata con un sorrisino inconsapevole in volto che mi donava una simpaticissima aria da serial killer.

-Ah, italiani!- si allontanò e si chiuse la porta di camera sua alle spalle.

Alzai il volume della musica e presi in mano il telefono; forse con la musica così alta avrei sentito di meno i miei pensieri paranoici.

Secondo il telefono, Marco aveva provato a chiamarmi alle due di quella notte in seguito a ben tre messaggi fittissimi a cui non avevo risposto.

"Si chiama Elisa e no, non ne parleremo adesso. Quindi sei a Milano, grazie per avermelo fatto sapere... per lo meno non ti sei risparmiata di venire a casa mia col tuo amico a fare stazionamento. Per quale ragione, poi?"

"E poi spiegami davvero quali fossero le tue intenzioni, perché davvero, non vedo l'ora di saperlo"

"Continui a comparire e scomparire dalla mia vita come un miraggio, ignorando il fatto che siamo stati assieme e che, in caso non te ne fossi accorta, nella nostra storia l'altro ero io, quindi forse l'idea che anche io abbia provato qualcosa per te non ti ha minimamente sfiorata, perché fidati, vederti senza preavviso stasera mi ha lasciato di merda"

Se c'era una cosa che la sua presenza, o anche il suo pensiero, mi aveva sempre trasmesso era il suo talento nel farmi sentire sempre fuori luogo. Leggere quello che mi aveva scritto mi aveva lasciata basita, perché non mi era indifferente la sua capacità di aprirsi nei miei confronti, ma davvero non pensavo che dopo due mesi di silenzio da parte di entrambi alla prima occasione avrei letto quelle cose.

"Forse è meglio se la finiamo qua" scrissi. Tentennai un po' nell'inviarlo, perché ero perfettamente conscia del fatto che c'era una minima possibilità di spezzargli il cuore e questo struggeva infinitamente anche me; ma d'altro canto cos'altro avrei potuto fare?

"Finire qua cosa esattamente? Giulia, io non ti capisco" rispose pochi minuti dopo. Minuti che passavo fissando le pareti bianche della mia nuova camera.

"Non c'è niente da finire. Parli così solo perché sei dietro ad un telefono. Vediamoci e dimmelo di persona" lessi e rilessi quel messaggio sentendomi affondare nella mia vergogna. Stava giocando sporco e ne era consapevole. Sapeva che persona timida e riservata fossi sempre stata, al di là delle fatiche che in passato potevo aver fatto per vederlo quando ancora lo ascoltavo soltanto da due altoparlanti.

Eppure me lo aveva appena chiesto ed io non potevo che odiarlo per quello.

Aveva già deciso tutto: orario e luogo. Quello stesso giorno.

Ero giunta rapidamente alla conclusione che lo avrei costretto a non volermi più vedere, perché era ovvio che non mi avrebbe chiesto di vederlo se non provava qualcosa per me, decidendo così che mi sarei presentata nelle condizioni peggiori in cui mi sarei potuta far vedere da lui.

Non mi sarei truccata, avrei legato i capelli e avrei indossato una qualunque cosa non mi donasse. Forse vedendomi come una clochard avrebbe ritenuto opportuno cambiare galassia ed io ne sarei stata felice.

-Ti stai preparando per il carnevale?- mi domandò Franz quando lo incontrai in cucina –sei in anticipo di qualche mese- ridacchiò. Lo guardai malissimo e lui si fece serio.

-E' più complicato di quanto sembri- commentai mentre mi guardavo la maglietta orribile che avevo messo addosso.

-Se dovessi allontanare una mia ex semplicemente glielo direi senza conciarmi come un pagliaccio- e lui cosa ne sapeva? Era più perspicace di quanto sembrasse.

-Come fai a saperlo?- gli domandai e lui rise nuovamente.

-Al Conservatorio in due mesi ti avrò vista si e no tre volte. Siamo a Milano da pochi giorni e questa casa sembra un call center. Non dirmi che sei diventata famosa dal giorno alla notte- commentò e in un certo senso la cosa mi divertì.

-Io non sono famosa, ma ho avuto una relazione con una persona famosa- gli feci l'occhiolino e lui rimase a bocca aperta.

Mi seguì per mezza cucina continuando a fissarmi perplesso.

-Quindi stai andando ad incontrare una persona famosa così? Scusami, ma credo tu non abbia pensato a quanto ti prenderanno per il culo da qui al duemila sempre- continuò e mi fece riflettere.

Aveva ragione. Avrei rivisto Marco dopo due mesi e sarebbe stata la prima (e ultima) uscita pubblica da Giugno che avremmo fatto. Non tanto per Marco, ma forse mi sarei dovuta conciare meglio per tutti gli altri che ci avrebbero visto assieme.



A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora