Capitolo 7

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Capitolo 7

Se sospettavo che Franz pensasse che non fossi in grado di avere amicizie, visto che in primis aveva dichiarato di avermi vista sì e no tre volte in due mesi al Conservatorio e sempre da sola, quando assistetti all'espressione che fece quando vide Marco in casa nostra ne fui completamente certa. Se pensava non potessi avere amici, figuriamoci addirittura frequentare qualcuno del sesso opposto.

Aveva prima lanciato un'occhiata interrogatoria alla giacca di Marco appesa ad una delle sedie della cucina, poi aveva avanzato con cautela in corridoio, lanciando un'occhiata in camera mia insospettito. Quando vide Marco si sentì di troppo, una sorta di terzo in comodo che ora ci fissava senza sapere cosa dire.

-Scusa Giulia, non sapevo avessi ospiti- mi disse in tedesco. Marco alzò entrambe le sopracciglia allibito, ignorando che in due mesi in Germania qualche parola potessi averla anche imparata.

-Tranquillo, non hai interrotto niente- risposi nella stessa lingua.

Nooo! Proprio niente.

Mi venne da ridere, perché Marco mi stava guardando veramente perplesso. Mi ci volle un attimo per pensare che d'ora in avanti avrei potuto parlargli in tedesco senza che lui avesse potuto capirmi. L'idea di farlo uscire dai gangheri mi divertì così tanto che notai solo dopo che me la stavo ridendo fra me e me, mentre sia Marco che Franz mi guardavano interrogatori.

-Lui è Franz, mio coinquilino- dissi a Marco, questa volta in italiano e lui fece un cenno di saluto con la testa.

-E lui è Marco- continuai in tedesco rivolgendomi a Franz.

Rimasero ad osservarsi.

-E' lui quello famoso?- mi chiese Franz, sempre in tedesco. Io annuii e lui squadrò Marco dalla testa ai piedi.

-Mai visto- disse.

Marco continuava a mandarmi occhiatacce, probabilmente supplicandomi di tornare a parlare italiano ed io non potevo che ridergli quasi in faccia notando la sua espressione da cucciolo smarrito.

Franz sparì dalla vista e Marco tornò ad abbracciarmi, chiudendo la porta con un piede.

-E così ora parli tedesco, eh- sussurrò, cercando le mie labbra. Mi allontanai da lui, mentre continuava a tenermi stretta a sé senza intenzione di allentare la presa.

-Qualcosina- commentai.

Il fatto che avessi respinto il suo bacio fece sembrare che i suoi occhi fossero in fiamme. Portai una mano sulle sue labbra e passai un dito sul suo labbro inferiore. Accarezzai la sua barba mentre socchiudeva gli occhi e a sorpresa gli diedi io un bacio.

Quando riaprì gli occhi esprimeva solo e soltanto serenità col suo sguardo, in un'espressione che mi era mancata più di qualsiasi altra cosa.

-Io... vorrei che questa volta ci andassimo piano con le uscite pubbliche- mi disse -credo che dovremmo stare lontani da occhi indiscreti per un po'- continuò.

In realtà per me era come se tutto ciò fosse nuovamente sconosciuto.

D'altronde l'ultima volta (a parte quel pomeriggio) in cui eravamo usciti pubblicamente era stato a Ronciglione, a Giugno e dopo più niente se non qualche incontro di pochi minuti. Immaginavo che tutta la questione della stangona Elisa potesse essere una buona copertura per prenderci i nostri spazi, ma non era sicuro che ciò fosse quello che volessi. Da un lato desideravo follemente che tutti sapessero di noi, ma avevo vissuto sulle mie spalle le conseguenze che ciò aveva portato; allo stesso tempo volevo che Marco fosse cosa solo mia, che nessuno sapesse e che nessuno si intromettesse. Non in quel momento in cui lo avevo appena ritrovato.

-Credo sia la cosa migliore- dissi.

Mentre Marco era sul divano a guardare un qualsiasi telefilm io mi chiusi nuovamente in bagno. Mi feci una doccia approfittando della situazione per rimettermi a nuovo e rendermi decente, anche se mi avrebbe vista in tenuta da notte. Non che avessi programmi ammiccanti per la serata, ma il fatto che Marco tentasse di allungare le mani ogni qual volta fossimo da soli mi convinse a curare ogni singola parte del mio corpo, rastrellando anche l'ultimo pelo che potevo avere sul corpo.

Uscii dal bagno e mi soffermai sulla porta della mia camera, appoggiandomi alla porta e facendo segno a Marco di raggiungermi. Lui per lo meno sembrava entusiasta della cosa. Io ero presa dall'ansia, ma quando mi appoggiai sul suo petto, il suo braccio cinto attorno a me facendomi da cuscino ricordai cosa significasse essergli accanto.

-Dovremmo fuggire per qualche giorno- gli dissi senza sapere dove saremmo andati a parare con quell'argomento. Sembrò destarsi, visto che era imbambolato ad accarezzarmi i capelli da qualche minuto.

-Dove vorresti andare?- rispose dolcemente. Alzai la testa e lo guardai sorridendogli.

-Da qualsiasi parte, mi basta essere insieme- sussurrai senza aver paura di quello che stavo dicendo per la prima volta dopo tempo.

Il suo volto si illuminò nuovamente in un sorriso e mi accarezzò il volto dal sopracciglio fino al mento, lungo la linea del naso e delle labbra.

-In questo periodo la situazione è un po' delicata, ma non appena mi libererò dai lavori per il disco nuovo ti prometto che penserò questa cosa- ah, il suo lavoro. Nemmeno ventiquattro ore e si era ripresentato. La cosa mi prese di sprovvista e lui se ne accorse, forse perché mi ero leggermente rabbuiata, ma non era mia intenzione.

-Che c'è?- mi chiese.

-Niente, davvero- gli sorrisi cercando di convincermi a non sembrare ostile, visto che il suo essere cantante era il motivo per cui lo avevo conosciuto prima solo come cantante, poi come persona.

-Va bene- non sembrava per niente convinto di quello che stava dicendo, ma sicuramente anche lui era felice in quel momento e non era in vena di farsi paranoie



A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFWhere stories live. Discover now