Capitolo 42

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Come vi avevo accennato, mi era scaduto il contratto Word e ho dovuto sostituirlo. O meglio, dovrei aggiornarlo ma per il momento ho trovato una sottospecie di alternativa.

Il 28 sono andata alla data di Torino, che meraviglia averlo rivisto. Avrei bisogno di due ore di concerti mengoniani a settimana! 


Capitolo 42

Il ventisette Dicembre partimmo molto presto e molto al freddo per attraversare il Paese e arrivare sulle Alpi ad un orario decente. I momenti che avevo passato quel Natale a casa sua li avrei portati sempre con me, perché vederlo spegnere le candeline mentre tutti sembravano estremamente sereni fu qualcosa di rilassante, una sorta di mantra capace di rasserenarti mentre ti rendevi conto che tutto era davvero perfetto.

Quando entrammo in Alto Adige, nove ore dopo, stava nevicando. Infilai la sciarpa e aprii il finestrino per osservare tutta la neve che si era depositata al suolo. Avevo sempre avuto un rapporto di odio-amore con la neve, perché adoravo il clima che creava nei paesaggi, ma odiavo anche muovermi con la neve al suolo, visto che ero sempre a rischio caduta e mega scivolata.

-Torna dentro, piccola Dori, non ho intenzione di passare il weekend a vederti bere brodo di pollo- mi tirò la sciarpa ed io ritirai su il finestrino.

Dori. Erano due giorni che non la smetteva di chiamarmi così, perché mentre passava la pubblicità de "Alla Ricerca di Nemo" di un vecchio DVD che stavamo guardando qualche sera prima, aveva deciso che mi avrebbe rinominata Dori perché -a suo dire- ero maldestra e smemorata come la pesciolina blu. Mi aveva tormentata con quel nomignolo ed ora, mentre toglievo la sciarpa, pensai che avrei potuta usarla per strangolarlo e seppellirlo sotto tre metri di neve.

Tolsi la sciarpa e per un istante incontrai nuovamente il mio nuovo tatuaggio sulla clavicola. Era così nuovo che spesso mi dimenticavo di averlo. Era stata un'idea di Marco, il suo regalo per Natale per me -un tatuaggio a scelta- e lo adoravo. Recitava "Ricorderai l'Amore" ed era perfetto perché era la mia canzone preferita del nuovo cd e mi era stato per l'appunto regalato da Marco. Era azzeccatissimo.

La sua idea di regalo era quella di andare a tatuarci assieme e avevamo impiegato tre secondi per decidere che non eravamo così stupidi da tatuarci la stessa cosa, così mi fece passare prima tenendomi la mano e sorprendendosi per la mia scelta. Al suo turno però capii in poco tempo che si stava facendo tatuare la stessa frase sul fianco. Non gli dissi niente perché l'idea di avere lo stesso tatuaggio era quasi eccitante. Ora, ogni qualvolta in cui vedevo il mio -o il suo- sorridevo irrimediabilmente.

-Secondo te è quella?- mi indicò una baita in mezzo ad una distesa bianca, appena fuori da un piccolo paese e annuii. Mi ero sforzata per regalargli quella vacanza e il posto tutto sommato era carino.

-Finalmente!- procedemmo a rilento, ma quando arrivammo a destinazione era fatta, eravamo io e lui.

-Promemoria per me- cominciò Marco appena sceso dall'auto, entrambi i piedi già sepolti nella neve -prossima volta sulla neve con una muta da sub- entrammo in quello che ora appariva a metà tra un hotel e una baita, trovandoci in un ingresso completamente in legno che profumava di vischio.

Marco non ne sembrava schifato affatto.

-Buongiorno- disse lui, notando che era già stato riconosciuto dall'uomo che ci stava davanti e dalla ragazza che stava trasportando fogli dalla reception ad una stanza privata come non vi fosse un domani.

-Buongiorno, ben arrivati. Devo chiedervi il cognome della prenotazione- disse guardando ora me con aria interrogativa, forse maledicendosi per il fatto che nessuno lo avesse avvertito che Mengoni sarebbe stato loro ospite.

-Oh, ehm. Ho fatto io la prenotazione per due a nome Mancini, Giulia Mancini- cominciai a trafficare con fogli e foglietti e, con la super disponibilità della reception (chissà per quale motivo), mentre sistemavano i documenti potemmo andare in camera e sistemarci.

Avevo appreso in due secondi che in pratica ci avevano già dato il permesso di fare come volevamo in quelle mura e di poter avere i nostri orari. Mi chiesi se la vita di Marco fosse davvero così agevolata ovunque andasse o se magari anche lui alla posta doveva fare la coda per pagare le bollette.

-Ti sei messa in gabbia da sola, lo sai?- mi chiese più tardi Marco, mentre in intimo cercavo di decidere quale costume indossare per andare nella spa dell'albergo. Pochi istanti dopo il suo dito lungo la mia schiena e un brivido che mi percorse per tutto il corpo.

-Perché pensi che ti abbia trascinato fino a qui?- gli chiesi voltando la testa verso di lui -quello che non arriverà alla fine di questi quattro giorni intero sei tu- gli dissi e mi alzai in piedi andandomi ad infilare il costume nero altrove e avvolgendomi nell'accappatoio fornito dall'hotel. Quando tornai pronta per la spa in camera lo trovai ancora sorridente.

-Dovremmo fare queste vacanzine più spesso, tipo ogni fine settimana- mi aprì la porta e prendemmo l'ascensore che ci avrebbe portati al piano della spa.

Quell'hotel era pieno. D'altro canto sarebbe stato Capodanno in pochi giorni ed era piena stagione. Ci fissavano tutti. Fissavano tutti Marco e poi me chiedendosi se fossi una sua amica e soprattutto se quello fosse davvero lui.

-Oh oh- fece lui rimanendo impietrito guardando di fronte a sé.

-Che..? Che c'è?- gli chiesi guardando nella stessa direzione della piscina. Per tutta risposta mi tirò via, trascinandomi dietro di sé nell'area saune. Quella zona era completamente libera, il che lo convinse a parlarmi.

-C'è una giornalista. Che tempismo, è in vacanza, ovvio. Ma quella tizia mi annoia parecchio- continuò.

-E qual è il problema? Non è la prima volta che gironzoliamo assieme- cercavo di star tranquilla, ma la cosa mi scazzava e tanto. Era ovvio che come sempre in una serie di belle cose dovesse capitare lo schifo. Tipico. Però non volevo imparanoiarlo ulteriormente.

-Prova ad ignorarla, magari capirà che vuoi rimanere tranquillo- commentai e lui si morse un labbro.

-E tu?- mi domandò -pensi di poter fare la stronza?- mi chiese deciso. Io alzai le sopracciglia.

-Come scusa?- gli chiesi, sicura di aver capito male.

-Io posso anche ignorarla, ma se poi viene a parlare con te, come faranno tutte le persone di questo albergo, pensi di essere in grado a fare l'acida affinché ti lascino stare?- mi chiese. Avevo capito benissimo e alzai le spalle. Lui era paranoico, lo avevo già capito, ma io non ero stronza, non sempre e non di proposito e lui lo sapeva.

-Eddai Marco, non ti annoiare per una persona, magari va via domani, che ne sai? Possiamo divertirci e goderci questi giorni senza troppi fastidi, per favore?-


A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora