Capitolo 35

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Capitolo 35

Quella domenica fu perfetta. Rimanemmo insieme a coccolarci senza che nessuno dei due avesse fretta di tornare al presente e solo verso le cinque di quel pomeriggio Marco uscì per vedere i suoi amici. Non avevo davvero idea di quali sarebbero stati i suoi programmi per il resto della giornata, così accettai ben volentieri di cenare fuori con Andre e Silvia.

Sarebbe stata una cosa piuttosto tranquilla, ma io dovetti infilarmi in ogni caso un abito per la stessa ragione per cui quella notte avevo dormito in mutande, ovvero che col braccio fasciato non riuscivo ad infilarmi i pantaloni se non facendo strane acrobazie rischiando di paccare anche l'altro braccio.

Anche indossare la giaccia fu snervante, ma alla fine mi ci infilai come in un maglione chiudendola prima ed indossandola dopo.

Raggiunsi i due dall'altra parte di Milano e fu strano rivedere Silvia, che in fondo era quella a cui dovevo l'aver incontrato Marco ad Aprile. Ora, il suo caschetto che prima era di un color corvino si presentava rosso fuoco e il suo nuovo piercing sul labbro le dava un'aria strafottente, arrabbiata. Quando mi vide mi fece un largo sorriso.

-Giulia! Quando tempo che non ci vediamo!- commentò stringendomi in un abbraccio. Era una persona abbastanza aperta, il genere di persona che si fa i fatti suoi, ma che non risparmiava ad altri conosciuti da poco dell'affetto.

-Eccola col suo braccio stracciato. Ieri sono andato a recuperarla col cucchiaio sulle scale- rise Andrea non appena Silvia mi liberò dal suo abbraccio.

Entrammo in una pizzeria di fortuna e ordinammo senza troppa fretta le nostre pizze. C'era un silenzio piuttosto imbarazzante che girava nell'aria e io non riuscivo a spiegarmi il perché.

-Beh, cos'è che vi ammutolisce così tanto?- chiesi e si lanciarono un'occhiata. Quei due erano le classiche persone rumorose e solari che si potevano udire anche ad un concerto talmente erano soliti cianciare.

-Niente. Una nostra amica fan di Marco era ostinata a voler venire con noi- cominciò a parlare Andrea –ma non ci sembrava davvero il caso- concluse inspirando e riprendendo a masticare.

Lo guardai; il suo sguardo nascondeva qualcosa e anche Silvia sembrava stesse cercando di trattenere qualcosa.

-Non mi avrebbe dato problemi la cosa- gli risposi cercando di non pendermi una sua eventuale reazione. Lui continuava a fissare il suo piatto mezzo vuoto.

-Sì, ma vedi... forse avresti tu dato problemi a lei- Silvia gli tirò una gomitata e lui alzò le spalle. Io continuavo a non capirli e a quel punto pretendevo una spiegazione.

-Voglio dire... questa qui, Alice, è davvero ossessionata da Marco. Non è una cosa sana, per niente. Qualche anno fa, e lei ancora era minorenne, era quasi riuscita ad entrare in stretti rapporti con lui. Non ci è riuscita solo perché suo fratello Mattia l'aveva capita e ha evitato a Marco una bella gatta da pelare- disse. Io ero rimasta ad ascoltarlo davvero senza sapere cosa dire, perché l'intera faccenda mi stava sembrando surreale. Mi ero chiesta spesso prima di conoscerlo se la tanto segreta vita di Marco nascondesse storielle con svariate fan, ma la competenza di Marco di tenere nascosta la sua vita privata non aveva mai fatto trapelare niente. Insomma, ora che stavamo vivendo la nostra relazione mi domandavo davvero che numero potessi essere, quante prima di me avevano fatto la stessa cosa. Eppure Marco in fondo non mi era mai sembrato il tipo, da una botta e via a dirla breve, ma non mi era chiaro cosa intendesse per "stretti rapporti con lui" e la cosa mi mandava in escandescenza.

-Con una minorenne? Ma figuriamoci- non volevo credere alla cosa, non ne ero disposta.

-Sì, ma questa non dimostrava diciassette anni... almeno tre in più. E marco ne aveva ventitré, quindi puoi capire...- disse Silvia –la classica tipa minigonne e pelle nera- terminò.

Quella era l'esatto opposto di me, ma allora cosa poteva pensare Marco all'epoca dei fatti?

-Quanti affari del genere ha avuto Marco?- gli chiesi, ma non ero sicura di voler sentire la risposta. Entrambi assunsero un'aria interrogatoria guardandomi. Forse si domandavano perché lo volessi sapere e anche io.

-Che io sappia nessuna- disse Andrea. Sembrava sincero, ma ancora non sapevo se nemmeno lui non ne fosse a conoscenza perché effettivamente Marco non ne aveva avute.

"Per che ora arrivi?" scrissi a Marco. Mentre stavo andando in quel ristorante gli avevo detto che stavo uscendo e si era gentilmente offerto di venirmi a recuperare.

"Qua abbiamo finito, quando vuoi" mi rispose. Mezz'ora dopo stava varcando la porta di ingresso in un look total black da togliere il fiato.

Salutò con entusiasmo Silvia e Andrea che lo guardavano compiaciuti; entrambi ormai lo avevano visto così tante volte da non stupirsi quando lo vedevano. Era piacevole condividere quei momenti con persone che non scleravano non appena lui entrava dalla porta o compariva nella stessa stanza.

-Avevate tre facce da funerale- commentò lui infilandosi in auto. Io lo guardai nel buio del cruscotto mentre metteva in moto. Più lo osservavo più mi sembrava surreale che potesse essere così stupido da non informarsi sull'età di una sua fan. Sull'età di una ragazza in generale, a dirla tutta.

-Abbiamo parlato un po'- dissi, il polso che ricominciava a pulsare. Mi sarei imbottita di antidolorifico una volta tornata a casa.

-E di cosa?- partì nel buio di quella sera. Sembrava sereno dopo la mezza giornata con i suoi amici ed io non volevo rovinargli lo stato d'animo.

-Di niente... cioè, di diverse cose, ma niente degno di nota- guardai fuori dal finestrino Milano immersa nella nebbia quando alla radio partì "Ti ho voluto bene veramente", il singolo che precedeva l'album che sarebbe uscito quel venerdì. Ci guardammo divertiti, poi lui cambiò stazione radio.

-Che più o meno vuol dire 'non ne voglio parlare'... no?- mi lanciò un'occhiata ed io lo guardai. Era inutile, ormai aveva imparato a leggermi e a capire quando qualcosa non andava.

-Abbiamo parlato di Alice- gli dissi e lui mi guardò con sguardo vuoto.

-Di chi?- continuò. Non sapevo se stesse facendo finta di non ricordare, era possibile, ma non volevo parlarne.

-Nessuno... di nessuno-

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A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora