Capitolo 41

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Capitolo 41

Venti giorni passarono velocissimi tra il rifiutarmi di accompagnarlo ai firmacopie e la stancante routine del Teatro, ma finalmente il ventitrè dicembre le porte del Teatro alla Scala si chiusero per noi studenti e stagisti. Era tempo di vacanze natalizie.

Avevo deciso di rifiutare la proposta di Rocchetti, mandando a fottersi anche il mio futuro, ma avevo già rinunciato a Marco quando avevo deciso di partire per Monaco e se lo avessi fatto una seconda volta non avrei avuto un'altra possibilità per vivere quanto di bellissimo mi stava succedendo con lui in quel periodo confusionale e continuamente sconvolto della mia vita.

Marco era già a Ronciglione da qualche giorno e quando finalmente raggiunsi Viterbo lo trovai ad aspettarmi come da programma alla stazione con le chiavi dell'auto strette tra le mani.

Nemmeno sapevo perché mi trovassi a Viterbo, ma quando entrai a casa sua a Ronciglione i suoi genitori mi fecero sentire come a casa e questo allentò la tensione che sentivo dentro di me. Marco non aveva mai saputo della proposta di Rocchetti e probabilmente avrebbe continuato a non saperne niente se non fosse stato che avevo deciso di scrivergli una banalissima lettera per il suo compleanno che gli avrei dato due giorni dopo, appunto, in cui citavo la cosa quasi con indifferenza. Tanto quella proposta in quel momento non aveva importanza.

Però per il suo compleanno mi ero impegnata e avevo trovato un modo per ringraziarlo. Allegata alla lettera la prenotazione di una camera di albergo in uno chalet di montagna per il weekend successivo. Insomma, in qualche giorno avremmo dovuto impacchettare e spostarci, ma ero felice e speravo ne sarebbe stato felice anche lui.

-Stai bene? Sembri stanca- mi aveva posato una mano sulla fronte corrugando la fronte quella sera dopo cena, mentre alle undici ero già pronta a fiondarmi a dormire. Stavo benissimo, ma i viaggi di solito mi spossavano senza alcun motivo particolare.

-Sì, solo una sorta di jet lag, credo- ridacchiai da sola e lui alzò un sopracciglio.

-Fattona- ridacchiò rialzandosi e infilandosi in bagno. Tempo che tornò, io ero già addormentata.

La mattina successiva era la vigilia di Natale. Erano appena le sette del mattino e la camera di Marco era ancora immersa nel buio completo. Eppure io ero sveglissima. Le festività del Natale mi avevano sempre trasmesso uno stato di eccitazione che ogni volta, di anno in anno, mi portavano a svegliarmi prestissimo.

Mi alzai in silenzio, recuperai la busta contenente la lettera per Marco e una copia della prenotazione per l'hotel e uscii dalla sua camera. Andai tastando nel buio le pareti fino in salotto e posizionai la busta rossa con sopra il nome di Marco sotto all'albero, notando inaspettatamente che -rispetto alla sera prima- era comparso un regalo con sopra il mio nome, firmato dai genitori di Marco.

Mi prese male. Io non gli avevo comprato niente anzi, non mi era nemmeno passato per l'anticamera del cervello di comprarli qualcosa ed istantaneamente mi sentii una merda. Ritornai in camera di Marco, afferrai un paio di jeans e un maglione a caso e andai in bagno ad infilarmeli. Dovevo uscire e andare a comprare qualcosa, questo era certo.

Comunque era prestissimo.

Se fossi stata a casa mia mi sarei messa a fare i biscotti, che era ciò che ero solita fare ogni ventiquattro mattina, e a pensarci bene -anche se non ero a casa mia- sarebbe stato bello portare avanti la tradizione.

In casa c'erano tutti gli ingredienti e in meno di un'ora i biscotti erano a cuocere in forno. Erano appena le otto e quando li estrassi dal forno -mezz'ora dopo- nessuno si era ancora svegliato. Dormivano tutti. Perfetto.

A UN PASSO DA TE - UNO DEI TANTI SEQUEL || MARCO MENGONI FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora