3.

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Qui-Gon entrò nella biblioteca del Tempio. «Non me la ricordavo così... grande.»
Jocasta Nu, la custode Jedi della biblioteca, sorrise. «Qui-Gon, è sempre un piacere rivederti. Da quando non entri qua dentro?»
«Beh, non vorrei dire da quando ero un Padawan ma...»
«Il solito ignorante.»
«Non è colpa mia se non ho tempo per leggere!»
Jocasta si mise a ridere, una risata cristallina che risuonò per la biblioteca deserta. «Sei un uomo di cultura e ti è sempre piaciuto apprendere, non hai necessariamente bisogno di leggere.»
«Gentile come sempre, Nu.»
«Proprio come la piccola che hai portato al Tempio. E' da stamattina che è chiusa qui dentro.»
«Volevo appunto chiederti questo, dov'è Herzebeth?»
«Credo sia nell'ala ovest. Immersa com'è nella lettura dubito che ti senta. Vieni.»
Qui-Gon la ringraziò con un cenno del capo e la seguì.
La trovo lì, con una decina di ologrammi aperti che fluttuavano alla sua destra e alla sua sinistra, sul tavolo aveva aperto un grande tomo e qualche altro libro le copriva la visuale. La guardò leggere attenta, con la fronte corrucciata e lo sguardo che si spostava svelto, la mano che tentennava nel cambiare pagina, e sorrise. «Cosa legge?»
«Non so cos'ha preso, dalle immagini sembrano libri di storia. Forse desidera recuperare ciò che i Sith non le hanno insegnato, forse è interessata alla storia dei Jedi. Ma qualunque sia il perché posso dirti che nessuno, Jedi, Padawan o Iniziato che sia, ha mai letto tutti questi libri in un solo giorno. Ti faccio notare che le schede alla sua destra le ha già lette.»
«Notevole.»
«E' una ragazzina intelligente, non c'è che dire.»
Herzebeth si chinò a prendere i foglietti che le erano caduti. Qui-Gon si schiarì la gola e lei quasi sbattè la testa sul tavolo per alzarsi. Si mise sull'attenti e chiuse tutte le schede. «Maestro Qui-Gon.»
«Che cosa leggi?»
«Leggevo un volume di storia, è interessante come sia così diverso da quello che c'era nel computer centrale dei Sith ed è bello come qui ci siano ancora dei libri.»
«Sì, la biblioteca è un po' antica. Hai scoperto qualcosa di interessante?»
«Solo che non potrò mai conoscere la verità sul passato perché le fonti non sono e non saranno mai attendibili completamente.»
«Ottima osservazione.»
Lei sorrise e lo ringraziò, spostando sulla destra il tomo. «Hai ancora intenzione di leggere?»
«Non so, Maestro. La sala degli allenamenti aprirà tra un po'.»
«Non ti dedichi mai alla meditazione?»
«Lo faccio prima di andare a dormire.»
«Non segui gli orari degli altri ragazzi che si allenano qui?»
«Loro non si allenano solo con la spada o con la meditazione. Si allenano anche a seguire delle regole precise. A me non serve, starò qui ancora per poco e non per diventare una Jedi.»
Qui-Gon prese una sedia dal tavolo accanto e si sedette di fronte a lei. Passò un dito sui titoli in rilievo dei volumi a destra e vi trovò anche il Codice dei Jedi. Cercò di prenderlo senza rovesciare nessun libro e lo aprì. «Lo hai letto?»
«Sì, tutto d'un fiato.»
«Ricordi quali sono i cinque precetti?»
Lei ripetè meccanicamente i precetti dei Jedi: «"Non c'è emozione, c'è pace. Non c'è ignoranza, c'è conoscenza. Non c'è passione, c'è serenità. Non c'è caos, c'è armonia. Non c'è morte, c'è la Forza."»
«Sei una bravissima studentessa. Ricordi ancora i precetti dei Sith?»
Lei lo guardò con uno sguardo interrogativo. Lui fece un gesto per dirle di esporre ciò che sapeva, così Herzebeth cominciò: «"La pace è una menzogna. Con la passione ottengo la forza. Con la forza ottengo il potere. Con il potere ottengo la vittoria. Con la vittoria le mie catene sono spezzate. La Forza mi renderà libera."»
«Sono precetti interessanti, non li avevo mai sentiti.»
«Sì, sono molto interessanti. Sicuramente meno nobili di quelli dei Jedi, ma ugualmente interessanti.»
«I precetti Jedi non sono fatti per essere imparati a memoria, ma per essere capiti.»
«Sì, così come i precetti Sith. Ma credo che per capire bene i vostri ho bisogno di un altro po' di tempo.»
«E invece sapresti spiegare i precetti dei Sith?»
«Beh, le spiegazioni sono sempre soggettive, non le ho mai esposte a nessuno.»
«Pensaci, sarei curioso di sentirle.»
Lei riflettè per qualche secondo. «"La Pace è una menzogna" significa che la Pace non esiste né è possibile ottenerla. Se la si ottiene è comunque una pace momentanea, destinata a cadere presto.»
Qui-Gon annuì e le fece cenno di continuare. «"Con la passione ottengo la forza" significa che la passione, intesa come emozione forte, non è uno sbaglio o una cosa da evitare, ma piuttosto una cosa che serve a crescere e a diventare mano a mano più forti. Ho sempre notato che, se sono arrabbiata, i sensi si acuiscono e i colpi sono più potenti. Ma sento anche che ciò che faccio è molto pericoloso.»
«La Forza amplifica i tuoi sentimenti, una volta entrata nella spirale della rabbia potresti non uscirne più. Sta' attenta per il futuro, ma continua.»
«"Con la forza ottengo il potere". Questo può essere interpretato in molti modi, in base al significato che si dà alla parola "potere". Se si intende il potere di governare o simili è una frase negativa, ma se si intende ciò che si acquista mano a mano che si avanza con l'allenamento e l'età credo sia una cosa non così brutta. Ma il secondo significato ci sta male, quindi mi sono sempre soffermata sul primo.»
«Non è molto nobile.»
«"Con il potere ottengo la vittoria". Scollegato dal significato precedente questa frase significa ciò che sembra. Se si è più potenti dell'altro si vince.»
«Più potenti in ogni senso: più veloci, furbi, agili...»
«Esattamente. Poi viene "Con la vittoria le mie catene sono spezzate". Nell'ottica dei Sith, vincendo si acquista potere e il potere li rende liberi da ogni regola. Insomma, i potenti creano regole che trasgrediscono, nessuna catena può tenerli prigionieri. Infine, "La Forza mi libererà". E' la visione Sith di questo immenso potere. La Forza come fine per scopi personali e non per aiutare gli altri. I Sith sono egocentrici.»
Qui-Gon tamburellò con le dita sul tavolo mentre pensava alle parole della giovane ragazza. «Jocasta ha ragione, sei sveglia.»
«Grazie, Maestro. Mi sono sempre preoccupata della mente. In fondo anche lei ti tiene in vita in un combattimento.»
Lui sorrise annuendo e rimasero in silenzio per un po'. «Come sono Maestri e Apprendisti nel Lato Oscuro?»
«Il più delle volte sono scontrosi e permalosi, ma raramente si trova anche qualcuno di amichevole. Io ho avuto la fortuna di trovarne uno.»
«Oh, chi?»
«Lord Tyranus. Cioè... il conte Dooku.»
«Sì, lui è un bravissimo maestro. Secondo Jocasta, la custode della biblioteca, è il Jedi più carismatico e interessante che lei abbia mai conosciuto.»
«E' stato gentile con me, lui mi manca.»
«E' stato un peccato perderlo tra le fila dei Jedi.»
«E' stato anche il tuo maestro, quindi?»
«Sì, lo è stato. I miei ricordi di Padawan sono alcuni dei ricordi più belli che conservo.»
Herzebeth lo guardò per qualche secondo prima di chiedere. «Quali sono gli altri?»
Lui non le rispose, la ragazzina pensò che forse l'aveva irritato e si affrettò a digli: «Scusami se spesso sono irritantemente curiosa.»
«Non è per questo, è che ho giurato di non parlarne mai con nessuno. Ma sono certo che, appena diventerai più grande, potrò parlartene.»
Lei annuì, quasi delusa. Si fidava ciecamente di un Maestro che quasi nemmeno conosceva, mentre lui non voleva condividere con lei nemmeno i suoi ricordi piacevoli. La campana che avvisava tutti gli Iniziati e i Padawan dell'apertura della sala allenamenti la distolse da quei pensieri. Notò solo quando si riprese che Qui-Gon la stava guardando. «Ti senti bene?»
Si affrettò a sorridere: «Sì, Maestro, sto bene.»


Entrarono nell'atrio continuando a parlare quando Obi-Wan li raggiunse. «Maestro, è tutto pronto.»
Herzebeth guardò interrogativa prima Qui-Gon e poi il suo allievo. «Cos'è pronto?»
«Volevo appunto dirtelo, in biblioteca. Ce ne andiamo.»
«Per quanto tempo?»
«Forse per un mese, ma non per più di tre.»
«E dove andate?»
«Terre di Confine», intervenne subito Obi-Wan, «C'è stato un po' di disordine in quelle zone e il Consiglio ha scelto Qui-Gon e me per andare a controllare cosa sta succedendo! Non è fantastico?»
Lei li guardò con gli occhi lucidi. «Sì, fantastico...»
Il Maestro lo notò, mandò Obi-Wan a fare una commissione e si inginocchiò davanti a lei. «Piccola, è solo per un po' di tempo.»
«Io mi sento persa in questo posto senza voi due. Sono completamente sola.»
«C'è Yoda, Windu. Jocasta, la custode della biblioteca, è sempre disponibile a fare due chiacchiere con una ragazza come te e, se le dici chi è stato il tuo Maestro, fidati che non ti lascerà in pace nemmeno un secondo.». Vide con dispiacere che una lacrima era già scappata e che le sue parole non stavano funzionando. Sentì che Obi-Wan parlava con qualcuno lì vicino e si affrettò ad asciugargliela. «Dai, sorridimi. Non vorrai che Obi-Wan pensi che stai piangendo per lui. Si monta la testa facilmente, sai?». Lei guardò il ragazzo parlare con un coetaneo, lo vide mettersi a ridere e tirargli un pugno scherzoso alla spalla. «Sembra un bravo ragazzo.»
«A parte la sua testardaggine è un ragazzo diligente e intelligente. Impara in fretta. Oh, a proposito. Grazie per le lezioni che gli hai dato in così poco tempo.»
«Non c'è bisogno né che tu mi ringrazi, né che lo faccia lui. E' stato un piacere allenarsi con lui, ho imparato tante cose anch'io.»
«Ho avuto l'occasione di allenarlo personalmente e devo dire che mi hanno spiazzato alcune sue mosse. Gli hai insegnato qualcosa del tuo ex-Ordine?»
Lei tirò su col naso, imbarazzata. «Sono stata addestrata a combattere con le tecniche dei Sith, mi muovo come Darth Tyranus mi ha insegnato in modo ormai naturale. Mi dispiace, ho infranto qualche regola?»
Lui rise e si alzò. «No, semplicemente sa fare cose che non so nemmeno io!»
Obi-Wan arrivò di corsa e abbracciò Herzebeth. «Ciao Beth, ci vediamo tra qualche mese. Fammi trovare qualche regalo di bentornato.»
«Contaci, Obi.», gli rispose, in un tono così triste che anche nell'euforia della partenza lui se ne accorse. Si allontanò e la osservò per bene. «Certo che ci conto, stupida!»
Qui-Gon lo esortò ad andare. «Beh, sembra che ci dobbiamo salutare. Stai attento, ricorda ciò che ti ho insegnato. Non basarti sulla forza, ma sull'agilità. Ricorda la posizione corretta delle mani per ogni stile e...»
Obi-Wan le stampò un lungo bacio sulla guancia. «Ci vediamo tra qualche mese, cerca di non combinare guai.», e corse via.
Herzebeth rimase lì a guardarlo per qualche altro secondo prima di accorgersi di stare fissando un punto ormai vuoto.



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