6.

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Il silenzio gelido serrò le labbra di tutti. Herzebeth si era completamente abbandonata sullo schienale del divano, con lo sguardo fisso nel vuoto. Si riprese un attimo e guardò negli occhi Obi-Wan, sconvolto quanto lei. Avrebbe voluto che andasse lì ad abbracciarla e a dirle che andava tutto bene, ma capiva perché non lo faceva. In fondo anche il loro amore era pericoloso.
Finalmente riuscì a parlare: «Perché non me l'avete detto?»
Windu le rispose dopo una lunga pausa. «Perché non l'ha fatto Dooku? E' lui che ti ha mentito, lui doveva...»
«Non chiamate in causa il Maestro Dooku, Windu. Io chiedo solo perché voi non me l'avete detto.» . Il suo tono assumeva una sfumatura d'ira che agitava non poco Yoda. «Avevate paura della mia reazione? Reazione che ora è centuplicata dalla rabbia di aver conosciuto il proprio padre e di non averlo potuto amare come andrebbe amato un padre!»
Yoda chiuse gli occhi. «Calma devi stare, sento che ti stai agitando troppo. Rabbia, sento. Rabbia, odio.»
«E' ciò che provo, maledizione!»
«Herzebeth.» Obi-Wan si alzò e cercò di abbracciarla per farla calmare, ma lei lo respinse con fermezza. «Herzebeth, ti prego. Sento la tua rabbia perfino io. Calmati, so cosa provi.»
«Tu non sai cosa provo, voi non sapete che cosa provo! Non solo provo il dolore di non avere più un padre, ma quello straziante di averlo avuto accanto ma non averlo mai considerato tale!» . Il suo tono era aspro, intriso d'odio, urlava. Yoda sentiva tutto ciò, si portò una mano al cuore. «Ogni parola che tu dici ti avvicina al Lato Oscuro. Bada a come parli, bada a come parli...»
Herzebeth lo guardò furiosa, prese la sua spada laser e corse via.


Chiuse a chiave la porta della sua vecchia stanza. Era rimasta inutilizzata da quando era quindicenne e Darth Maul l'aveva trovata. Darth Maul... quanto avrebbe voluto ucciderlo con le sue mani. Era responsabile della morte di suo padre, probabilmente lui lo sapeva perfino che chi stava per uccidere era il padre della sua acerrima rivale. Tirò un pungo al muro per la rabbia, ma ancora ne aveva tanta, troppa da smaltire. Si ricordò improvvisamente di quello che aveva nascosto quindici anni fa. Frugò dentro l'ultimo cassetto del comodino, sperando che nessuno fosse entrato nella stanza. Tirò un sospiro di sollievo quando tra le mani le capitò ciò che cercava. Era un piccolo dispositivo ovale, premette un tasto e lo appoggiò sul letto. Attese.
Apparve un ologramma disturbato di una persona, che si schiarì dopo pochi secondi. Herzebeth chinò la testa per rispetto. «Il saluto che gli allievi riservano ai propri Maestri.», disse con un sorriso Dooku, che la imitò, chinando la testa però meno in basso e più velocemente. «Che c'è, piccola?»
«Ho parlato con Yoda e Windu di mio padre. Hanno confermato i miei dubbi, sono la figlia di Qui-Gon Jinn.»
«Te l'avevo detto. Mi dispiace non avertelo detto prima io, era mio dovere farlo.»
«Perché non l'avete fatto?»
«Herzebeth, aspetta che cali la notte. Vai in riva al mare. Ti aspetterò lì con la mia navicella. Parleremo con più tranquillità. Va bene?»
Lei deglutì. «Sì, Maestro. Aspetto con ansia.»
Chiuse la comunicazione e l'immagine di Dooku scomparve. Si abbandonò a terra, sfiorando con una mano il letto squarciato. Un brivido le percorse la schiena, si voltò, ma non c'era nessuno. Eppure aveva sentito qualcosa...
Tornò a guardare il letto e quasi non urlò quando vide una figura evanescente che emanava luce azzurrognola, seduta a terra, dandole le spalle. Herzebeth deglutì, fece qualche passo verso di essa. Arrivatale vicino, l'uomo si girò e si alzò. «Mi dispiace.»
La donna fece qualche passo indietro, confusa, spaventata, felice. Qui-Gon fece per accarezzarla, le dita la trapassavano ma lei sentì un piacevole torpore percorrerle la guancia. «La mia bambina...»
«Qui-Gon...», cercò di dire lei, tra le lacrime. «Perché non me l'hai mai detto?»
«Mi dispiace, l'avrei fatto quando sarei tornato da Naboo. Sentivo che quello non era il momento, per fortuna. La mia morte sarebbe stata ancora più straziante per te se avessi saputo chi fosse quel Maestro che partiva con la Regina.»
«Come fai ad essere qui?»
«Un'antica tecnica che t'insegnerò quando mi raggiungerai anche tu. Dovrai però aspettare ancora molto, molto, molto tempo.»
Lei sorrise, la voglia di abbracciarlo era grande, ma si trattenne, sapendo che non poteva farlo. «Perché sei scappata? Loro non hanno colpa.»
«Se Dooku non mi avesse spinto a cercare mio padre nell'Ordine loro non si sarebbero nemmeno scomodati a dirmelo!»
«Pensa, non agire d'istinto in situazioni come queste.»
«Ma loro...»
Lui si guardò attorno. «Devo andare, ora.»
«No!», urlò Herzebeth, senza riuscire a frenarsi. Si girò verso la porta quando sentì chiamare il suo nome da una voce familiare.«Obi-Wan, eh? Lo sapevo che c'era qualcosa tra voi due. L'avevo intuito fin da quando eravate ragazzini.»
Obi-Wan continuò a bussare, inutilmente, minacciando anche di bucare la porta con la sua spada. «Non andartene, ti prego.»
«Herzebeth, con chi stai parlando?»
«Prima o poi mi mostrerò anche a lui, quando sarà il momento.», disse Qui-Gon, con un sorriso. Scosse la testa: «Ah, il mio Padawan. Va bene, Herzebeth. Abbi cura di te, piccola mia. Promesso?»
«Non andartene, non lasciarmi sola. Ti prego... padre.»
Sentendo il suono di quella parola lui si bloccò. Le lacrime di Herzebeth non cessavano di scorrere, ma ora si accorse che anche lui la guardò con gli occhi lucidi, o almeno così le parve. «Aspettavo da trent'anni questo momento. Grazie.» e scomparve.
Quando Obi-Wan riuscì ad aprire la porta la trovò a terra a piangere incontrollatamente, mentre sussurrava tra i singhiozzi: «Resta qui, resta qui...»


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