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Anakin Skywalker aveva alzato la sua spada sull'ultimo bambino rimasto in piedi, ormai troppo stanco per combattere ulteriormente. Lui chiuse gli occhi, terrorizzato, ma, quando non sentì ancora nessuna strana sensazione provocatagli dalla morte, li riaprì. Vide due spade laser che sfrigolavano proprio sopra la sua testa. «Corri, vai via!», lo incitò una voce femminile, «Vattene!». Lui si alzò e cercò conforto da quella voce che conosceva: «Signorina Herzebeth, ho paura!»
«Corri, vattene!». Non se lo fece ripetere più, riprese la spada e corse via.
Herzebeth smise di opporre resistenza ad Anakin ed entrambi fecero qualche passo indietro. Lei si tolse il cappuccio. «Anakin... perché? Perché fai tutto questo?
«Non saresti dovuta venire qui.»
«Cosa ti hanno promesso i Sith? Non potere, tu non sei bramoso di potere. Cosa, allora?»
«Non è affar tuo ciò che i Sith mi hanno promesso.»
Anakin attaccò ma Herzebeth parò ogni colpo per poi allontanarsi. Non aveva intenzione di combattere, ma di parlare, anche se si rendeva conto ogni secondo che passava che ormai era troppo tardi. «I Sith mentono quanto i Jedi, sono capaci di prometterti qualsiasi cosa ma di non mantenere la parola data. Ti stanno solo manovrando, Lord Sidious ti sta manovrando, fidati di me.»
Un altro attacco, la spada blu cozzò contro la spada rossa. Herzebeth roteò la sua spada, il laser nel buio quasi totale formava un cerchio rosso perfetto. La spada laser blu del nuovo Darth ciondolava avanti e indietro, seguendo i passi del possessore. Ogni tanto i loro visi erano illuminati dalle esplosioni e dai laser sparati dai cloni nei corridoi, nel cortile. «Non voglio ucciderti.», iniziò Anakin, «Non voglio ucciderti, vattene.»
«E io non voglio lasciarti in balia delle menzogne. Rimani comunque il piccolo Anie con cui giocavamo a rincorrerci per Tatooine.»
«Lord Sidious mi ha promesso il potere!»
«Tu non sei bramoso di potere!», gli ripetè quasi offesa Herzebeth. «Perché hai accettato?»
Lui si mise le mani fra i capelli, cercando di non dirle ciò che voleva dirle. Alla fine cedette: «Padmé! Ho sognato che Padmé moriva durante il parto. E' incinta!»
Herzebeth lo guardò compassionevole: «Lord Sidious ti ha promesso la sua salvezza.»
«Non posso vivere senza di lei.»
«Ti ha raccontato la storia del Maestro Sith che creò la vita e fu ucciso dal suo allievo, vero?»
«Io la amo, la amo immensamente.»
«Ed è stato lui a dirti di uccidere Dooku.»
«Sì, lo ha fatto.»
«Non è vero che era una minaccia, Anie. Avevo parlato con lui, sentivo che c'era sempre stato del buono. Ancora uno sforzo, un piccolo sforzo e avrei allontanato chi mi ha cresciuta dal Lato Oscuro, definitivamente. Lord Sidious lo sapeva e lo ha fatto uccidere prima che potessi farlo, da te. Se ti unisci a lui prima o poi arriverà anche il tuo momento, verrai ucciso dal suo nuovo apprendista.»
«Sta' zitta.»
Lei sospirò. «Ordine 66. Ha detto a tutti di eseguire l'ordine 66. Temevo che questo giorno sarebbe arrivato.»
«Di cosa parli?»
«E' l'ordine che Sidious aveva preparato per i cloni dell'esercito della Repubblica. L'ordine di cui andava più fiero: lo sterminio dei Jedi. Quanti sono sopravvissuti?»
«Non ho avuto notizie di nessuno.»
«Nemmeno del tuo Maestro?»
«Lui è morto.»
Herzebeth lo guardò negli occhi, gialli dall'ira e dall'odio che Palpatine gli aveva infuso. Improvvisamente cambiò espressione, inarcò le sopracciglia. Strinse con più forza la spada, il solo pensiero che Obi-Wan fosse stato ucciso...
«Se lui è morto, tu pagherai.»
Ora il piccolo Anie era sparito per lasciare posto ad altro.
Darth Vader sollevò di nuovo la spada, questa volta Herzebeth si difese e attaccò. «E' inutile parlare con te, Vader!», urlò, mentre la loro battaglia infuriava, «Sei stato corrotto da Palpatine, presto dimenticherai anche perché sei passato al Lato Oscuro, presto ucciderai perfino Padmé!»
Anakin urlò e si accanì su di lei, tagliandole la mano con cui teneva la spada e ferendola ad una gamba. Herzebeth cadde a terra, stringendo il braccio della mano mancante e cercando di non perdere i sensi. «Vuoi uccidermi così, a sangue freddo, quando sono inerme e disarmata come hai fatto con Dooku?»
«Lui era un pericolo!»
«Tu sei un pericolo!»
Anakin si preparò ad ucciderla, lei si sdraiò. Proprio quando la spada stava per abbassarsi, il braccio sano del ragazzo si piegò in modo innaturale. Urlò, perse la spada. «Non sei l'unico Sith qui, ragazzino.». Herzebeth si alzò, con qualche difficoltà riacquistò l'equilibrio. «Se Obi-Wan è morto, Darth Vader, giuro sulla Forza Vivente e su tutto ciò che Essa tocca che non avrò pace finché non avrò la tua testa mozzata ai miei piedi.»
Lui la guardò quasi sbavando dalla rabbia, ma decise di lasciarla andare via.


Si ritrovò di nuovo a correre per i corridoi, in cerca di quel bambino scappato. Aprì ogni stanza, fu lasciata libera di girare solo grazie al suo mantello nero e alla spada laser rossa, tipica dei Sith e quindi riconosciuta dai Cloni. Finalmente lo trovò nella stanza vicino alla sua, rannicchiato sotto il letto. Richiuse la porta dietro di sé e si tolse il cappuccio. «Sono io, piccolo. Vieni fuori, non voglio farti del male.»
«Anche Maestro Skywalker non voleva farci del male, ma ci ha uccisi tutti!»
Herzebeth sospirò guardando gli occhietti lucidi che spuntavano da sotto il letto, illuminati dal riflesso argenteo della luna. Solo in quel momento si accorse di averli già visti. «Ti avrei salvato se fossi stata dalla parte del Maestro Skywalker, Zett?»
«No.»
«Ma ho evitato che ti affettasse.»
«E' vero.»
«Fai bene a diffidare di tutti, ma devi sbrigarti ad uscire da lì, è pericolosissimo stare fermi. I soldati perlustrano le stanze e la prima cosa che guardano è il letto.»
Lui uscì in fretta tutto impolverato. «Non hai una mano, che fine ha fatto la tua mano?». Herzebeth lo prese in braccio con la mano ancora attaccata al suo corpo e lo coprì con il suo mantello nero. Non sarebbe potuta passare inosservata, ma se si fosse tenuta sempre nella parte non illuminata forse ce l'avrebbe fatta. «Mi raccomando, piccolo. Non una parola, respira il più piano che puoi. Stringi la tua spada laser ma non accenderla in nessun caso. Andrà tutto bene, so già dove i soldati non controlleranno e conosco la strada. Va bene?»
Lui annuì delicatamente appoggiato alla sua spalla.
«Come andrà?»
Una voce flebile le rispose: «Tutto bene.»
Herzebeth sorrise, un sorriso amaro, e uscì dalla stanza.


Arrivarono alla sala controllo illuminata a giorno. Herzebeth posò a terra il bambino che corse verso un posto più nascosto e sicuro, seguito da lei. Trovarono un posticino ben riparato e lontano da macchinari e telecamere, si accucciarono entrambi lì. Herzebeth considerò il posto sicuro e decise che potevano permettersi di scambiarsi qualche parola a bassa voce. «Non appena tutto si sarà calmato scapperemo anche noi da qui. Ti porterò al sicuro da un'altra parte, su un altro pianeta, se necessario.»
«Grazie, Maestra Herzebeth.»
«Non sono una Maestra né una Jedi, né tanto meno devi ringraziarmi. Sei diventato il Padawan di qualche Maestro?»
«Ancora no, signora. Yoda mi allena.»
La conversazione terminò lì, alcuni rumori zittirono i due. Si sentì la porta chiudersi delicatamente, passi veloci e voci indistinte. Herzebeth ebbe un brivido. «Non sono cloni, forse sono qui per salvarci!», disse Zett. Prima ancora che Herzebeth riuscisse a fermarlo lui sgattaiolò via. «Maledizione.», si disse sottovoce lei, uscendo dal nascondiglio. 


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