5.

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  Si guardò intorno, il sole splendeva alto e quasi accecavano i raggi riflessi dal mare tranquillo. Si mise con fatica a sedere e cercò di riprendere fiato, per poi chiamare debolmente il Padawan. Dopo un po' la porta si aprì e Obi-Wan corse dentro, sedendosi sul suo letto. «Stai meglio? Hai dormito per un bel po'.»
«Sì, sto bene.»
Cercò di alzarsi ma lui la bloccò. «Vaemir ha detto che devi stare a letto.»
«Quando andrete via?»
Obi-Wan la guardò e passò una mano sui suoi capelli corvini: «Oggi. Mi dispiace.»
«Vengo con voi.»
Cercò di alzarsi e di uscire ma, dopo nemmeno un passo, cadde rovinosamente a terra. «Che tu sia maledetto, Lord Sidious.», riuscì a biascicare sottovoce, mentre Obi-Wan l'aiutava a rialzarsi e la riportava a letto. «Vedi?»
«Se proprio dovete andare, fa' venire qui Qui-Gon. Ti prego.»
«Non devi pregarmi per farlo, Herzebeth. Vado a preparare il necessario per partire, gli dirò di raggiungerti subito.»
Si alzò dal letto, ma Herzebeth gli prese la manica, fulminea. Guardò la sua mano stringere il tessuto della tunica e la tirò indietro, quasi in colpa. Obi-Wan sorrise, le prese il viso tra le mani e poi l'abbraccio forte. «Torneremo presto, cerca di rimetterti. Non dimenticarmi.»
Le diede un lieve bacio sul collo poco prima di staccarsi. Lei si limitò a guardarlo aprire la porta e a sorridergli di rimando poco prima che lui se ne andasse. Nemmeno una parola su ciò che era successo, meglio così. Si sfiorò il collo continuando a fissare la porta ormai chiusa. Non era affatto giusto ciò che stava facendo, ciò che Kenobi stava provando, se provava davvero qualcosa. Obi-Wan deve vivere per l'Ordine, non per un'altra persona. Deve servire tutti, non solo una persona. Dev'essere dei bisognosi, non mio.
Non appena entrò Qui-Gon scattò sull'attenti, mettendo da parte i suoi pensieri. Se il Maestro l'avesse scoperto sarebbe stata la fine per Obi-Wan. E sarebbe stata tutta colpa sua.
«Come stai, ragazzina?»
«Qui-Gon, ho vent'anni. Sono una donna.»
«Ma certo che lo sei, ragazzina.», le rispose lui, sorridendole. Herzebeth scosse la testa e si mise a ridere. «Allora... dove andrete ora?»
«La Regina vuole tornare su Naboo.»
«Ma non è pericoloso?»
«Vuole eliminare il Vicerè lei stessa e liberare la sua città.»
«Che razza di sconsiderata.»
«Sconsiderata o no, è la regina. Dobbiamo darle ascolto.»
«Sconsiderata e pure stupida, con un gregge che la segue.»
Qui-Gon si fece serio: «Non dovresti rivolgerti così alla Regina, Herzebeth. Merita rispetto.»
«Per me rimane una stupida megalomane che mette in pericolo la vita degli altri.»
«Herzebeth, lo fa per liberare il suo popolo!»
Lei stette in silenzio, poi sospirò e chiese scusa al Maestro per il tono che aveva usato. «C'è qualcosa che ti turba? La mia Herzebeth non dice queste cose senza un motivo.»
«Sono... solo preoccupata per voi due.»
Lui la studiò, attento. «Sicura?»
«Ho solo una brutta sensazione.»
Annuì: «Obi-Wan dice sempre così.»
Sentendo il suo nome ad Herzebeth ricominciò a battere forte il cuore. Le sembrò che Qui-Gon se ne fosse accorto, ma decise di far finta di niente come lui. La porta si spalancò e apparve il Padawan. Fece un cenno al Maestro, guardò per l'ultima volta la ragazza e richiuse la porta. Tutto in un lasso di tempo così breve da lasciare quasi delusa Herzebeth, che avrebbe voluto vederlo ancora una volta e un po' di più. «Ragazzina?»
Lei si scosse al suono della voce del Maestro. Sbattè le palpebre e posò lo sguardo su di lui. «Devi andare?»
Come risposta la strinse in un caloroso abbraccio. Le diede un bacio sulla fronte e si diresse verso la porta. «Qui-Gon?»
Si bloccò. «Sì?»
Herzebeth lo guardò, deglutendo. Se ne stava andando, di certo Darth Maul era sulle sue tracce. Andava a Naboo con il suo Padawan per liberare un popolo in catene, oppresso dalla Federazione, dai Separatisti capeggiati nientemeno che dal suo Maestro. Era un Jedi così fiero da far venire i brividi. Ora che la guardava con l'aria interrogativa, fermo alla porta, faceva quasi pensare ad una statua, ad uno di quei busti in bronzo, forti ma così belli da infondere fiducia. Le vennero gli occhi lucidi e, quasi come una bambina che vede la figura paterna andare via in guerra, gli disse solo: «Torna.»




La notizia della morte del Jedi Qui-Gon Jinn le giunse il giorno stesso che la salma fu portata al Tempio per essere cremata. Obi-Wan Kenobi, neo-Cavaliere, aveva ucciso Darth Maul, praticando il Mou Kei. La trovò appoggiata al torace del suo Maestro, sulla pira funeriara che avevano allestito, a stringergli un lembo della tunica e a stare in silenzio, con gli occhi gonfi dal troppo piangere persi nel vuoto. Quando si dovette allontanare dal cadavere, gli diede un bacio sulla fronte, si mise il cappuccio e si allineò agli altri presenti, dalla parte opposta di Obi-Wan e del piccolo Anakin. Non riuscì a controllarsi e ricominciò a piangere ma, essendo ormai quasi senza lacrime, le uscirono dalla gola solo singhiozzi strozzati. Scosse la testa, si sistemò il cappuccio del mantello nero e corse via.  


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