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Corse verso l'uomo che l'aspettava spavaldo sulla collina. Il verde del prato e l'aria della primavera erano in netto contrasto con il nero del mantello dell'uomo e le emozioni di Herzebeth. Rabbia, odio, emozioni che non sentiva da ormai tantissimi anni. Rallentò la corsa quando arrivò abbastanza vicino da distinguere ogni, singolo disegno sul suo volto. Ci fu un attimo di silenzio, come se tutta la natura si fosse fermata. Si fissarono.
Dopo secondi che sembrarono anni, la natura si riprese e l'uomo fece qualche passo avanti e indietro, facendo girare l'elsa della sua asta senza ancora i laser accesi. Herzebeth lo guardò, cercando di eliminare lo stupore e raccogliere tutta l'ira che provava, convogliandola in attesa del momento adatto per farla esplodere. Nessuno dei due disse una parola. Herzebeth rimase impassibile, fece scivolare la mano sulla spada laser. Darth Maul sorrise. Accese improvvisamente l'asta e, con un salto, si trovò di fronte ad Herzebeth. La donna accese anche lei la spada, ma aspettò che lo Zabrak attaccasse per primo. «Era una mossa calcolata, quella del veleno, vero?»
«Non ti volevo tra i piedi, ragazza.»
«Obi-Wan aveva praticato il Sai Tok, su Naboo. Come hai fatto ad essere sopravvissuto?»
Lui ridacchiò, mostrando i suoi denti bianchi che quasi stonavano sul suo volto cosparso di disegni tribali. «Evidentemente non l'ha praticato bene. Evidentemente il suo Maestro non l'ha...»
«Non. Nominare. Il suo. Maestro.», sibilò Herzebeth, scandendo ogni parola per bene. Maul vide la sua rabbia e scoppiò in una fragorosa risata. A quel suono l'ira che la donna aveva accumulato esplose. Herzebeth attaccò con un urlo il Darth. Il colpo venne parato, ma era stato inferto con così tanta violenza che l'attaccante si sbilanciò. Se Herzebeth non fosse stata una così abile spadaccina il colpo con cui Maul contrattaccò l'avrebbe di certo tagliata in due. Herzebeth continuò ad attaccarlo con violenza quasi sbavando dalla rabbia, Maul sembrava divertito mentre parava i colpi e cercava di penetrare la difesa della donna che si affievoliva dopo ogni colpo. La giovane spinse via Maul con la Forza, facendolo rotolare giù per la collina. Sentiva di essere ceduta alla rabbia, ma non se ne preoccupava. Un ghigno le percorse il volto, si sentiva così bene, così forte. Si sforzò di ricordarsi le parole del Maestro, cercando di tenersi ancora vivida e di non cedere al Lato Oscuro. «La Forza amplifica i tuoi sentimenti, una volta entrata nella spirale della rabbia potresti non uscirne più.»


Darth Maul spuntò dalla collina con un altro salto, atterrò dietro di lei e la colpì con l'elsa dell'asta spenta sulla fronte. La vista di Herzebeth si annebbiò e cadde a terra, ma il colpo non era stato abbastanza forte da impedirle di contrattaccare. Le due lame rosse cozzarono. «BASTARDO!», urlò Herzebeth mentre continuava a spingere verso la direzione opposta di Maul, con una voce ancora sua ma tremendamente roca: «PAGHERAI PER LA VITA CHE HAI SPEZZATO!»
Darth Maul rise e di nuovo la rabbia si impossessò della donna, che lo spinse via con un calcio nello stomaco e iniziò ad attaccarlo con più foga.
La lotta imperversava, Herzebeth alternava tratti di lucidità a tratti d'ira folle cercando di penetrare le difese del Sith. Darth Maul continuava a difendersi: forse aspettava il momento in cui la donna fosse caduta a terra senza forze per darle il colpo di grazia.


Herzebeth. La mente della giovane cercava di riprendere il controllo del corpo. Herzebeth, sta usando la stessa tecnica che usasti tu cinque anni fa. Reagisci, non lasciare che la rabbia si impossessi di te e ti trascini verso il Lato Oscuro, di nuovo.
Il corpo non le dava retta, continuava a mugugnare, a sbavare per la rabbia, attaccando con violenza il Sith. No, non sei un bestia. Sei un essere vivente sensibile alla Forza. Sei dalla parte dei Jedi, anche non essendo una di loro. Fai parte del Lato Chiaro, ora.
Il braccio iniziava a farle male per lo sforzo, aveva il fiatone. La forza non è tutto nel combattimento. L'hai detto ad Obi-Wan cinque anni fa, devi ricordarlo anche tu. L'agilità, l'astuzia, la Forza. Sei stanca, Herzebeth, cadrai a terra sfinita e lui ti taglierà la testa. Reagisci, Herzebeth, Reagisci.
Maul contrattaccò, il corpo parò il colpo ma la forza fu tale da buttarla a terra. La rabbia incominciava a scemare insieme alle sue forze. Osserva ciò che ti circonda. Nulla è come sembra. Nemmeno la più ovvia delle cose.
Darth Maul la guardò dov'era prima, non si era avvicinato ad ucciderla. Cosa aspettava? Lentamente, Herzebeth si rialzò, aprendo le braccia per restare in equilibrio. Guardò attentamente il volto del Sith. Spese la spada e una voce ancor più roca di quella che parlò prima disse: «No, non sei tu.»


Herzebeth guardava lo Zabrak. «Tu eri morto.»
«A quanto pare no.»
«I tuoi disegni sono diversi da quelli di Darth Maul. Anche se appartenete alla stessa razza, avete le stesse caratteristiche e perfino la stessa voce, i disegni non potrebbero essere mai identici. E' disonore per uno Zabrak copiare i disegi tribali dell'altro, ma tu hai modificato solo una piccola parte, per non essere tanto diverso dal vero Maul.»
«E quale?»
«Zona destra, sotto. Non c'era nessuna spirale, lì vi era una piccola spina che si diramava per avvicinarsi al mento. Tu non sei lui.»
Lui sorrise. «Dov'è il vero Maul?»
«Se non sono lui, cosa ti fa pensare che sia ancora vivo?»
Questa volta fu ad Herzebeth che scappò un sorriso. «Lo sento. La Forza me lo sussurra.»
«Non ti dirò mai dov'è.»
Herzebeth, spazientita, lo prese per il collo della tunica. «Dimmi immediatamente dov'è Darth Maul.»
Lui rise, gli arrivò un pugno sul naso. «Dimmi dov'è.»
Un'altra risata, un altro pugno. Herzebeth ripetè di nuovo la stessa domanda, ma non ottenne risposta. Stava per tirargli un altro pugno, ma la mano si fermò a mezz'aria al suono di una parola che rimbombò nella mente della donna: «Fermati.»
Lasciò andare lo Zabrak che, barcollante, riaccese l'asta. Lei si portò una mano sulla fronte e recuperò la sua spada. La riaccese, ma la voce tornò prepotentemente nella sua mente. «No, fermati.»
Al suono di queste due parole Herzebeth sbiancò, fece qualche passo indietro e corse via, lontana dallo Zabrak, lontana dal passato, dai ricordi, da tutto e tutti.


«Brava.» 



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