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  Usciti dalla sala, i due ragazzi trovarono il Maestro all'entrata, che li aspettava. «Dove siete stati?», chiese, senza preoccuparsi di nascondere il suo sospetto.
«Ho mostrato ad Herzebeth la sala dove sono custoditi i busti dei Perduti.»
Qui-Gon annuì, comprendendo il perché erano andati lì. «E... vi siete divertiti?»
Herzebeth rise. «Qui-Gon, non abbiamo fatto nulla di male! Smettila di... di...»
«Herzebeth, stai bene? Sei sbiancata.»
Lei guardò gli occhi del Maestro, assente, poi si tolse il mantello e alzò la manica della tunica. Non ebbe il coraggio di sfiorare con le mani tremanti la ferita che aveva al braccio.
«Obi-Wan, vai a chiamare un Guaritore! Corri!», lo esortò Qui-Gon, sconvolto. A Herzebeth tremarono le ginocchia, perse l'equilibrio e cadde tra le braccia del Maestro. Lui, stando ben attento a non toccarle la ferita, si sedette e la fece sistemare su di lui. La tenne come una bambina, con la sua testa appoggiata alla spalla, continuando a guardare quell'orrenda ferita. Lì, dove cinque anni fa Darth Maul l'aveva bruciata, prima che lei scappasse, la bruciatura rimasta era diventata nera, come le vene attorno ad essa, che pulsavano e risaltavano dolorosamente sul pallore della carnagione della ragazza. «Che cosa è successo?»
«Non... lo... so...»
Herzebeth deglutì, respirando affannosamente: «Fa... male...»
Qui-Gon la strinse a sé, portando quasi automaticamente una mano fra i suoi capelli e dondolandosi, senza rendersene conto. «Resisti, ora arriverà un Guaritore. Passerà tutto. Resisti.»
Intanto notò che le vene si annerivano ogni respiro che faceva, scendendo sempre più giù. Dalle labbra di lei uscivano respiri accompagnati da gemiti di dolore. Il Guaritore arrivò correndo: «Che cosa diamine le è successo?»
«Non lo so, non lo so! Fa' qualcosa, Vaemir!»
Qui-Gon sentì Herzebeth cedere e fece scendere la mano che aveva sui suoi capelli sulla guancia della giovane, guardando con orrore i suoi occhi chiusi e la bocca socchiusa. «Veleno.», annunciò il Guaritore. «Ci serve sveglia, falla restare sveglia.»
Obi-Wan aveva il respiro affannoso per la corsa e per l'ansia, vide il suo Maestro sussurrarle qualcosa.
«Svegliati, piccola. Svegliati. Devi restare sveglia. Forza, bambina, lo so che puoi farcela. Apri gli occhi, svegliati. Svegliati.»
«Non... posso...»
«Sì che puoi, Herzebeth. Apri gli occhi. Stai sveglia.»
Lei si sforzò ed eseguì gli ordini, guardando gli occhi grigio-azzurri del Maestro. Abbozzò un lievissimo sorriso, appena percettibile. «Ecco...»
«Guardami, ora. Guardami e non perdere la concentrazione, non addormentarti, non lasciarti andare, non chiudere gli occhi.»
Il dolore dell'ago nel braccio scosse il corpo della giovane, che reagì con un gemito soffocato quando sentì l'antidoto entrare in circolo. «Bru... cia...»
«Ho bisogno che la ragazza reagisca e cerchi di far scorrere l'antidoto con la Forza.»
Sentendo che Qui-Gon stava preparandosi per farlo al posto suo, il Guaritore si affrettò a fermarlo: «Se lo fai tu, la tua Forza verrà irrimediabilmente infettata e non ho antidoti per questo.»
Lui lo guardò, stringendo i pugni. Il suono di una specie di risata lo distrasse. «Prima... regola...»
«Non c'è emozione, c'è pace.»
Herzebeth non tolse un attimo gli occhi dai suoi. Lo guardò e, venendole quasi impossibile muoversi, cercò di annuire con lo sguardo, se possibile. Fu interrotta da un dolore sparso per tutto il corpo, contraendosi con violenza. Urlò, poi cercò di mordersi il labbro per non farlo, urlò ancora. Qui-Gon guardava ora lei, ora il Guaritore, ora il suo Padawan. Obi-Wan restava poco lontano da loro, con le membra irrigidite e completamente in preda alla paura. «E' un buon segno, è l'antidoto che combatte il veleno.»
«Che razza di veleno è questo?», gli rispose di getto Qui-Gon, accorgendosi solo dopo averlo detto di aver urlato. Le contrazioni si affievolirono, la ragazza si abbandonò di nuovo su di lui. «No, no, no, piccola, no.»
«Lasciala stare, Jinn. Ha fatto ciò che doveva. Portiamola sul suo letto, parleremo lì.»  


  Qui-Gon camminava avanti e indietro, nervoso, sotto gli occhi del Guaritore. «Non ho mai visto niente di simile, credo che solo gli alchimisti esperti del Lato Oscuro siano capaci di produrre un tale veleno. Per saperne di più dovrei prelevare un campione dalla ferita della ragazza.»
Qui-Gon si bloccò davanti all'entrata della stanza. «Solo se lei è d'accordo.»
Lui annuì ed entrò, avvicinandosi al letto di Herzebeth. Obi-Wan le asciugava il viso e il collo mantidi di sudore con una pezza, guardandola riprendere lentamente conoscenza. «Stai bene?», le chiese il Guaritore non appena fu abbastanza vigile da poter capire le parole di qualcuno. «Non riesco a muovermi.»
«E' l'effetto del veleno, passerà.»
«Era mortale?»
«Potenzialmente. Ma, per sapere quale tipo di veleno fosse e da dove proviene, dovrei prelevarti un campione. L'antidoto non l'ha completamente spazzato via, credo di riuscire a isolarne un po' e studiarlo.»
Obi-Wan si bagnò un dito e glielo passò sulle labbra diventate secche per il troppo sudare. Herzebeth era un po' imbarazzata, ma gli sorrise come meglio poteva per ringraziarlo. «Sì, sento che non se n'è andato completamente.»
Vaemir annuì soddisfatto, si alzò e, in men che non si dica, tornò con una siringa vuota. «Ti preleverò un po' di sangue. Come ti sei fatta quella bruciatura?»
«E' una storia lunga.»
«Il riassunto?», le chiese con un sorriso, mentre infilava con delicata fermezza l'ago al centro della ferita. Herzebeth contrasse i muscoli per il dolore e strizzò forte gli occhi, rilassandosi subito dopo. «Un mio vecchio "amico" mi ha fatto visita qualche tempo fa.»
«E questo "amico" è un Sith?»
La ragazza sospirò e guardò ciò che poteva guardare in quella posizione: il soffitto. Vaemir controllò la siringa controluce e si alzò. «Lo prendo per un sì. Qui-Gon, ti farò sapere i risultati non appena saranno disponibili.»
Il Maestro balbettò un «Grazie.» e lo guardò uscire, per poi avvicinarsi al letto di Herzebeth. «Ha fatto bene a prenderlo per un sì?»
Lentamente e tra non pochi lamenti, lei si girò verso di lui, in modo da guardarlo meglio. Lo guardò soltanto, senza dire niente. Il Padawan osservò la scena in silenzio, sentendo che con quei soli sguardi avevano già detto tutto ciò che dovevano. Il Jedi sospirò e spostò gli occhi da quelli di Herzebeth, che continuò a guardarlo. «Grazie per prima. Non credo sarebbe stata la stessa cosa se fossi stata a contatto con l'impercettibile calore del pavimento e non con l'avvampante calore umano.»
«Mi hai preoccupato.»
Prima che Herzebeth potesse replicare, entrò di corsa Vaemir. Lui prese la pezza dalle mani di Obi-Wan, imbevette la sua punta nell'acqua e, con forza, la passò sulla bruciatura della ragazza, senza tanti complimenti. Herzebeth urlò per il dolore e Qui-Gon lo allontanò con la forza. «Cosa diavolo ti salta in mente, Vaemir?»
«Quel veleno non è un semplice veleno. Guarda!»
Aprì la pezza e mostrò un minuscolo ragnetto metallico che ancora zampettava. Lo richiuse con cura nella pezza e lo poggiò sul tavolo, attento che non scappasse. «Scusa per la violenza con cui ti ho strofinato la bruciatura.»
«Fi... gu... ra... ti...», gli rispose sarcastica lei, cercando di riprendere il fiato dopo il dolore atroce che aveva provato. «Quel veleno non è un semplice intruglio a scoppio ritardato. Chiunque ti abbia bruciato il braccio, oltre al veleno ti ha applicato sopra anche un ragnetto robotico che, mandandogli ogni dato che riusciva a recepire dall'ambiente e dal tuo corpo, ha poi attivato il veleno. Era controllato a distanza, è una cosa incredibile. Ti avrebbe uccisa se non fossimo intervenuti subito.»
«Un... ragnetto?»
Vaemir annuì, continuando a dare indicazioni su come il robot minuscolo funzionasse. Herzebeth ragionava senza ascoltarlo. Diamine, Lord Sidious. Non posso negare che pensi sempre a tutto. «Una spada laser può essere intrisa di questo veleno?», chiese interrompendo il suo discorso.
«Certo che sì. Il ragnetto non si è bruciato a contatto con il laser perché è stato applicato dopo il veleno, che ha creato una patina sicura per il robot.»
«Beh... wow.»
«Praticamente questo robot...»
«Vaemir, vieni fuori, vorrei farti qualche altra domanda.» tagliò corto Qui-Gon, che lo accompagnò fuori.
Non appena furono usciti, Obi-Wan le si buttò addosso, stringendola in un abbraccio quasi liberatorio. «Mi hai fatto morire di paura.»
Herzebeth trattenne il gemito di dolore per quella stretta improvvisa e forte. Cercò di alzarsi e mettersi a sedere, portando lentamente gli arti sulla schiena del Padawan. Ora riusciva a muoversi un po' di più. «Scusa Obi, era l'ultima delle mie intenzioni.»
«Temevo di perderti senza nemmeno averti riabbracciata.»
Herzebeth sbattè gli occhi per un momento: l'aveva detto sul serio? Poggiò la testa sulla spalla di Obi-Wan. «Sarei stata molto scortese, io sono tutto tranne che scortese.»
Il ragazzo la guardò negli occhi e le sorrise. Herzebeth sostenne lo sguardo, ma era inebriata dalle sue labbra, così vicine da riuscire a sentirne perfino il profumo. Socchiusero entrambi gli occhi, avvicinandosi un po' di più...
La ragazza si allontanò di colpo, abbandonandosi sul cuscino e portandosi una mano sulla fronte. «Dovrei riposare un po', scusami.»
«Sì, dovresti, hai ragione. Io sto qui, nel caso tu abbia bisogno di qualcosa.»
Un «Mh.» stentato uscì dalle labbra di Herzebeth per fargli capire che aveva inteso e si girò dall'altro lato. Le scese silenziosamente una lacrima, allungò la mano cercando a tentoni quella di Obi-Wan. Non appena l'ebbe trovata, la strinse forte e chiuse gli occhi.
Fu un riposo non poco tormentato. Fece un incubo nel quale un bel giovane dai riccioli castani le tagliava urlando la mano, per poi decapitare con un solo, elegante colpo, anche Dooku in ginocchio. Fu confortata solo dal calore della mano di Obi-Wan, l'unico contatto che aveva con il mondo reale, e si svegliò in preda al panico quando non lo sentì più.  



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