Capitolo 9

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Shinichi si stava svegliando. Si stava strofinando gli occhi e stava stirando le braccia. Quando si svegliò quasi del tutto aprì gli occhi trovandosi lo sguardo di Ran, seduta lì accanto, che lo guardavano dolcemente. Subito imbarazzato si accorse che era quasi rimasto senza camicia e si alzò di scatto per sistemarsi. Quando si girò un po' intorno si ricordò di essersi addormentato sul divano del dottor Agasa. Ma allora, Ran, cosa ci faceva lì? La risposta arrivò insieme a Shiho e a delle tazzine di caffè.
-Alzati buono a nulla! Hai poltrito per mezza giornata lasciando Ran fuori casa tua!-
Shinichi si sollevò a sedere e sbadigliò ancora un po'. Aveva ancora le lacrime agli occhi per il sonno e i capelli scompigliati.
-Ma come? Ran, non c'era mia madre?-
Ran scosse la testa sorridendo poi prese la tazzina offertale da Shiho e iniziò a sorseggiare il caffè.
-L'ho incontrata io davanti casa tua mentre andavo a cercare il Dottor Agasa che non rientrava. Idiota, il caffè si raffredda!-
Shinichi sbuffò e prese la tazzina in mano per iniziare a bere pure lui il suo caffè. Shiho non se la cavava male coi fornelli ma il caffè era la cosa che sapeva fare meglio di tutte.
-Ancora dov'è il dottore?-
-Si è fermato a mangiare fuori!-
Disse Shiho secca incrociando le braccia. Ran e Shinichi smisero di bere il loro caffè e posarono le tazzine sporche sul vassoio su cui erano stati portati. Poi salutarono Shiho e uscirono di casa. Lei non aveva dato a vedere loro che aveva il cuore distrutto. Baciare il ragazzo che si ama e poi sentire uscire dalla sua bocca il nome di un'altra non era certo la cosa piú bella che le poteva succedere. Shinichi e Ran erano tornati a casa ma Yukiko non c'era. Fortunatamente Shinichi aveva le chiavi, se dipendeva dalla madre, poteva restare fuori. Secondo Shinichi, Yukiko, aveva il piede troppo lungo: usciva troppo spesso e non avvertiva mai. Shinichi entrò, posò le chiavi sopra un mobiletto all'entrata, e poi salì nella sua stanza insieme a Ran. Quando lei entrò nella stanza, notò subito i libri disordinati di Shinichi e si mise a ridere. Tanto amante dell'ordine nei suoi casi, tanto disordinato con le sue cose. Si meravigliò quando vide la grande vetrata che dava sul balcone e si affacciò. La casa di Shinichi era molto grande e non aveva altre case davanti. Questo favoriva il meraviglioso panorama che si vedeva: era possibile guardare il parco e quasi tutta Beika. Sarebbe rimasta lì tutto il giorno a respirare quell'aria fresca e pulita e a sentire gli uccellini cinguettare. Ma sentì qualcosa che le piacque molto più degli uccellini. Infatti sentì una canzone che le pareva familiare, era meravigliosa. La stupenda melodia proveniva da un violino. Si girò per riuscire a trovare la fonte di quella musica finché vide Shinichi suonare lo strumento. Restò ad ascoltarlo suonare senza interromperlo, quando lui posò il violino, Ran gli chiese il nome della canzone.
-Amazing Grace-
-Non la ricordo, ma sono sicura centra qualcosa fra di noi, sbaglio?-
Shinichi scosse la testa sorridendo in segno di negazione. Poi uscì dal balcone appoggiando i gomiti sulla ringhiera e osservando il sole che inziava a tramontare.
-Un giorno ti racconterò di questa canzone. Oggi restiamo a guardare il cielo-
Disse lui senza distogliere lo sguardo dal sole mentre Ran si metteva accanto a lui e lo guardava incantata. Cosa aveva che la incantava così tanto? Ran non aveva una risposta a quella difficile domanda. Ma sapeva che qualcosa c'era. Non aveva mai creduto in chi diceva di tornare, in chi diceva di dover riflettere, di dover pensare. Ma credeva in chi restava, nonostante tutto. E, Shinichi, con tutti i problemi che Ran aveva, non l'aveva mai lasciata sola. Era sempre stato lì, dietro l'angolo, a tenerla d'occhio nel caso in cui le succedesse qualcosa. Si fidava, gli avrebbe affidato la sua stessa vita.
Shinichi notò il sorriso di Ran e il rossore sulle sue guance mentre lo fissava. Anche lui sentì le sue guance accaldarsi.
-Sei bella come il sole, Ran-
Ran sgranò gli occhi imbarazzata ma notò che Shinichi era più rosso di lei.
-Sei tutto rosso! Ahaha-
La karateka scoppiò in una sonora risata. Shinichi, per nascondere le guance rosse e l'imbarazzo, si girò di nuovo ad ammirare il sole.
-Non sono rosso, è il riflesso del tramonto!-
Disse Shinichi mettendo sù un finto broncio. Subito la mente di Ran fu affollata da nuovi ricordi: due bambini, uno con gli occhiali l'altro senza, ma molto somiglianti, in luoghi e periodi diversi, le avevano detto la stessa cosa che le aveva detto Shinichi.
-Conan!-
-Cosa?-
-Ho visto Conan e poi te quando eri veramente bambino. Io era piccola e tu avevi un pallone da calcio in mano e mi hai detto la stessa cosa! Poi ho visto il mare e un bambino con gli occhiali che presumo fosse Conan dirmi di nuovo la stessa cosa!-
Shinichi la guardò con gli occhi che brillavano, era felice che la sua piccola Ran stesse iniziando a ricordare. Però, siccome non voleva finire di nuovo in una situazione imbarazzante, decise di non darlo a vedere. Quindi, incrociò le braccia guardando Ran, e le fece la linguaccia.
-Osi dire che sono ripetitivo?-
Ran non rise, continuò a guardarlo sorridendo, a guardare i suoi occhi azzurri e a perdersi al loro interno.
-Ora capisco perché mi sono innamorata di te-
-Scusa?-
-Non mi sono innamorata del principe azzurro come succede nelle favole...no, nulla di tutto ciò. Mi sono innamorata di te, di quel tuo brutto carattere, di quel fare stronzo, di quelle tue risposte sempre pronte, di quei tuoi modi di fare un po' bruschi, di quel sarcasmo scontato, della tua arroganza, del tuo esibizionismo, di quel fare melodrammatico, del tuo modo di fare...ho conosciuto la parte peggiore di te e, diversamente dagli altri, me ne sono innamorata. Ma so per certo che tutto questo sia una corazza, un'armatura per proteggere quella parte nascosta di te che più delle volte non vuoi fare vedere, quella fragile. E, diversamente dalle favole, io non mi sono innamorata del principe azzurro come tutte le principesse, ma del cattivo...che poi alla fine non è così cattivo come vogliono far credere!-
Fu una cosa instintiva ma Shinichi prese Ran e l'abbracciò e, lei, affondò il suo viso nel petto del detective. Nessuno lo capiva meglio di lei. Quanto il sole tramontò Shinichi riaccompagnò Ran a casa raccontantole di Amazing Grace. Si salutarono davanti il Poirot ma, prima che Ran salisse, Shinichi la chiamò.
-Ran!-
-Si?
-Ti amo-

Non basta più il ricordo ora voglio il tuo ritorno ~2~Where stories live. Discover now