Capitolo 11

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Vermouth convinse Ran a non tornare a casa ma ad andare da Araide e le promise che il giorno seguente sarebbe andata a trovarla. Ran, che ormai si fidava completamente di quelle due persone, la ascoltò e se ne andò con lui. In macchina non aveva fatto altro che piangere guardando fuori dal fenestrino. Era tutto perso, la sua vita, i pochi ricordi riavuti, le persone che amava, tutto. Ma la cosa per la quale piangeva di più era Shinichi. Si era veramente innamorata di lui e si era sforzata così tanto per ricordare ogni singola parte del loro rapporto passato. E alla fine l'unica cosa che aveva ottenuto era quella di scoprire che era un maledettissimo criminale. Provava una rabbia assurda! Si era svegliata quella mattina pensando di passare una meravigliosa giornata con Sonoko e, invece, si era trovata a dover lottare contro una dura e pesante verità. Aveva bisogno di qualcuno su cui appoggiarsi, una spalla su cui piangere. E l'aveva accanto: Tomoaki sarebbe rimasto con lei perché l'amava. E lei avrebbe ricambiato i suoi sentimenti. Shinichi era da dimenticare. Nel frattempo, Sonoko, dopo aver aspettato Ran per un bel po' di tempo, iniziava a preoccuparsi. Anche Eri girovagava per l'ufficio investigativo inquieta.
-Sicuramente si è persa! Non ha mai avuto un buon senso dell'orientamento! Oh Dio, Ran...-
Eri si fermò e prese il cellulare dalla tasca per chiamarla. Squillava a vuoto, Ran, seduta sul divano a casa di Araide, lo teneva fra le mani. Lo fissava per decidere cosa fare, in fondo, era sempre sua madre. Ma dopo ripensò a tutto quello che le aveva detto Sharon e decise di non rispondere. Eri si preoccupò ancora di più e andò a chiamare il marito che era salito al piano superiore per schiacciare un sonnellino dopo lo spettacolo di Yoko Okino. Goro si alzò subito dal letto dicendo ad Eri di stare tranquilla ma, per sicurezza, provò anche lui a chiamare la figlia: nulla, nessuna risposta. Ran spense il cellulare e lo posò sul tavolinetto di fronte a lei per evitare che qualcun'altro la chiamasse. Si era levata le scarpe e si era stesa sul comodo divano. Era già esausta ed erano ancora le undici. Era stata una giornata veramente straziante. Araide le si avvicinò con una coperta e gliela mise accanto. Dopodiché si sedé accanto a lei sorridendole.
-È estate ma, se senti comunque freddo, puoi mettere questa-
Ran sollevò lo sguardo e gli sorrise. Lei aveva gli occhi confi e rossi per le lacrime ma, anche se era stata una giornata orribile, la sua dolcezza non andava via.
-Senti, Ran, io...-
-Tranquillo, sono stata la tua fidanzata e lo sarò adesso anche se purtroppo non ricordo nulla. Se sono riuscita ad innamorarmi di qualcuno che voleva solo farmi credere di essere il ragazzo che amavo, allora, sarà molto facile innamorarmi di chi mi ha amata veramente-
Araide le sorrise, dopodiché, si alzò dal divano e andò in cucina a preparare il pranzo. Ran notò subito che Araide pensava molto alla vecchia maniera, magari, semplicemente ci andava piano: se lei avrebbe detto quelle parole a Shinichi, lui, l'avrebbe sicuramente stretta a sé. Invece, Araide, le aveva semplicemente sorriso. Però era dolce e doveva smetterla di paragonarlo a Shinichi ma doveva anche ammettere che avrebbe preferito molto l'abbraccio di Shinichi al semplice sorriso di Tomoaki. Ran sbuffò: doveva smettere di pensare a Shinichi, lui era soltanto un criminale!
Il supermercato, le strade adiecenti, il parco...Eri, Goro e Sonoko avevano cercato Ran ovunque senza nessun risultato. Restava solo un posto da controllare: casa di Shinichi.
-Sonoko, lui, è a casa?-
-Ran mi aveva detto che stamattina, Shinichi, doveva accompagnare Yukiko alla stazione-
-Proviamo lo stesso-
Eri si incamminò verso casa Kudo seguita dal marito e dall'amica della figlia. Prima di andara lì provarono anche dal Dottor Agasa ma in casa non c'era nessuno. Subito andarono a casa di Shinichi a controllare. Suonarono al citofono e aspettarono fino alla risposta di Shinichi che era appena tornato a casa. Quando vide che erano Sonoko, Goro e l'avvocato Kisaki pensò che dovevano parlargli di Ran e li fece accomodare in salone.
-Buongiorno, come mai qui?-
-Quindi Ran non è qui?-
Chiese Eri con voce un po' esitante. Shinichi la guardò sollevando un sopracciglio.
-Perché dovrebbe essere qui?-
Sonoko si sollevò velocemente dal divano su cui era seduta e si piantò davanti a Shinichi.
-Stamattina dovevamo uscire, lei è andata a comprare una cosa a sua madre al supermercato, ma non è tornata più!-
Sonoko stava urlando in faccia a Shinichi. Si leggeva chiaramente la preoccupazione nei suoi occhi e in quelli degli altri. Shinichi ci pensò e arrivò alla conclusione che magari si era persa solamente. Ma subito Goro gli disse che l'avevano cercata dei dintorni del supermercato fino al parco di Beika senza, peró, trovarla. Effetivamente, anche se si fosse persa, era difficile che Ran andasse piú lontano del parco: la strada sarebbe stata troppo lunga!
-Proverò a cercarla io, se non la troverò entro stasera, chiameremo la polizia!-
Shinichi continuò dicendo loro di tornare a casa tranquilli e così fecero. Decise di provare a chiamarla al cellulare ma si attivava la segreteria. Purtroppo, l'unico modo che aveva di trovarla erano gli occhiali di Conan. Non li aveva mai buttati, erano stati una parte di lui per quasi un anno ed erano anche molto utili. Mise in funzione gli occhiali e cercò il segnale di Ran ma nulla. Il meccanismo con cui gli occhiali attivavano il gps funzionava grazie ad un cip nel cellulare di Ran che funzionava solo quando il dispositivo era accesso. Shinichi capì subito che Ran aveva spento il cellulare ed iniziò a provare quella strana sensazione di pericolo nei confronti di Ran. Doveva trovare il modo di rintracciarla.
Nel frattempo, Ran, si trovava ancora seduta su quel divano insieme ad Araide. Aveva finito di pranzare ma non apriva ancora bocca. Aveva il cuore in mille pezzi e cercava di pensare cosa l'avrebbe potuta rincuorare almeno un po'. Ma l'unica soluzione che le veniva in mente portava il nome di Shinichi e ciò la distruggeva. Aveva una capacità di renderla felice che nessuno, in quel periodo, aveva avuto. Chissà se Tomoaki sarebbe stato come lui, se sarebbe riuscito a tirarle su il morale.
-Eii, ti va di raccontarmi un po' di noi? Della nostra storia insomma...-
Araide si girò sorpreso da quella domanda.
-Bè...tutte le cose che hai ricordato parlano di noi, piccola-
"Piccola"...solo Shinichi la chiamava così. E dalle sue labbra sembrava molto più dolce e romantico, invece, detto da Araide suonava banale. Anche la sua risposta era stata sensa senso: Shinichi le avrebbe raccontato molte piú cose incantandola, Araide sembrava non sapere cosa dire. Ed ecco che faceva di nuovo paragoni tra Shinichi e Araide. Doveva cancellare almeno momentaneamente i pensieri su Shinichi, quindi, chiese ad Araide dove poteva andare a dormire.
-Qui hai la tua stanza singola, Ran. Vai a riposare lì!-
Ran lo ringraziò e si alzò dal divano. Ma venne fermata da Araide che la fermò dal polso. Ran si girò a guardarlo ma non ebbe il tempo di cercare di capire le sue intenzione che le labbra di Araide finirono sulle sue. Quando si allontanò da lei, le diede la buonanotte e la lasciò andare. Voleva nasconderlo a se stessa ma quel bacio le aveva dato molto fastidio, non le era piaciuto. Insomma, aveva provato una strana sensazione di pericolo. Prima sembrava non avere neanche il coraggio di abbracciarla e poi la bacia? Ran non aveva intenzione di correre cosí.

Non basta più il ricordo ora voglio il tuo ritorno ~2~Where stories live. Discover now