Capitolo 9

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Alle 06.00 in punto la sveglia inzia a suonare come tutte le mattine, mi costringo mentalmente e mi alzo. Vado a farmi una doccia e dopo dieci minuti esco, metto l'accapatoio e vado in camera mia. Apro l'armadio e decido di indossare un jeans largo strappato, una canotta bianca, la felpa della NY e le Nike rosse con lo stemma bianco. Torno di nuovo in bagno e lego i capelli in una coda alta che arriva al sedere, ho dei capelli davvero lunghi, metto un po' di matita sotto gli occhi e vado a svegliare Christian. Entro in camera cercando di non fare rumori per non spaventarlo.
"Amore sono le sette, è ora di alzarsi" dico dandole un bacio sulla fronte
"Solo altri cinque minuti ti prego" dice con voce assonnata
"Conosco già la storia dei cinque minuti dai sú" dico sorridendogli
Ignora la mia risposta e torna a dormire fino a quando non inizio a fargli il solletico.
"Ti prego mamma basta, giuro che mi alzo" dice tra le risa con tono sconfitto
Mentre Christian è in bagno a preparasi per la scuola io ne approfitto per rifare i letti e mettere a posto i piatti del giorno prima. Come ogni mattina alle 07.40 siamo in macchina diretti verso il bar, io non faccio colazione, non ho abbastanza soldi. Alle 08.00 lascio Christian a scuola e vado verso casa della piccola Gaia a cui faccio da babysitter. Non ho ancora iniziato a lavorare per conto mio, ma ho un figlio da mantenere e non posso permettermi di aspettare che un colpo di fortuna arrivi su di me, molto spesso per avere qualche soldo spaccio e partecipo a delle lotte clandestine restando sempre con dei segni addosso; questo lato oscuro della mia vita lo conosce solo Marta la cui è molto arrabbiata con Nico ma la colpa è solo mia perché sono stata io a non averglielo detto e di conseguenza di scegliere questa vita.
Dopo un'ora sono a casa Lebanon dove sarò la babysitter della piccola Gaia per 2 mesi dalle 09.00 alle 20.00 dal sabato al lunedì e la domenica dalle 14.00 alle 01.00. Mi accordo con la signora Teresa per quanto riguarda la piccola e mi chiede anche di preparare il pranzo per suo figlio che non conosco ancora. Il lavoro inizierà domani e io sono senza un soldo, così vado da Jack.
"Jack" richiamo la sua attenzione
"Hey tesoro dimmi" dice sorridendomi, sembra strano ma abbiamo un bel rapporto potrei definirlo per sino il mio migliore amico
"Hai del lavoro per me?" Chiedo speranzosa
"Certo, vieni dentro" dice facendomi segno con la mano
Entriamo in "casa" sua, un passaggio sottotreaneo in cui ha trovato rifugio dopo essere scappato di casa all'età di sedici anni.
Mi dirigo verso l'entrata e saluto tutti con un cenno della mano andando in una "stanza"
"Allora gli SOS vogliono di nuovo rubarci il territorio, verrai con me, ho bisogno di te -fa un sorriso e poi aggiunge - preparati a tornare a casa ferita però" dice quest'ultima frase con molto dispiacere.
Andiamo in quel che tutti definirebbero "salotto" dove ci sono gli altri della banda seduti su divani rubati o trovati davanti ai bidoni e Jack richiama l'attenzione di tutti con un fischio aggiungendo
"Dobbiamo fare il culo agli SOS o con il culo scoperto ci troveremo noi, tra 10 minuti tutti in garage" dice serio, è davvero un ottimo lider.
Dieci minuti sono passati e siamo tutti in garage mentre ci sistemiamo sui motori per raggiungere la discarica in cui si trovano gli SOS, è al lato nord della città.

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