Capitolo I

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"Oh dai,alza quello stereo e leva 'sta roba pallosa,dammi del punk stronza!"

Il punk,quanto mi trascinava e mi condizionava.A parole è quasi impossibile da spiegare.

"Non mi rompere dai,mi sto rilassando!"

A me rilassava il punk.Le sonorità del punk,erano liberatorie le note del punk,urli che venivano dal profondo dell'anima e dai sui angoli più remoti.

"Sei una guerra persa.Almeno usciamo stasera,è venerdì e domattina non lavoro.C'è una seratona a Villa,alza il culo da quel divano!"

Mi ricordo come fosse ieri la cuscinata che mi tirò dritta in faccia ricordandomi quanto fosse da culo quest'ultima.

Alla fine quella sera avevo vinto io.Mi infilai un paio di jeans sgangherati di qualche anno prima -forse parecchi anni,in effetti-,la mia fidata amica cinta borchiata,anfibi munita e via nella nostra piccola utilitaria che più che una macchina era una scatolina di latta.L'aveva comprata Farrah e a me andava bene,ero io ad usarla di più tra le due,ma solo perché ci andavo a lavoro,per il resto uscivamo praticamente sempre insieme e il problema che potesse essere scomodo avere una sola macchina non si poneva.

Entrammo in macchina.Farrah col suo profumo di spezie africane col tempo aveva dato un odore particolare alla macchina che sarebbe rimasto lì per tanto tempo a seguire.Si tolse la sciarpa,la giacca beige e mise in moto.Io ero stanca e cedetti a lei il posto alla sinistra.

In un quarto d'ora eravamo arrivate a destinazione,Farrah in macchina spingeva sempre l'acceleratore.Odiavo quando faceva certi giochetti di velocità se io avevo dell'alcool in corpo,rischiavo veramente di dare di stomaco nella macchina.Per l'appunto,quella sera successe proprio questo.

Villa era un bel posto.Era proprio una villa abbandonata in mezzo la campagna più isolata di Roma.Quando ci trasferimmo a Roma i nostri amici del posto ci consigliarono questa famosa "villa cristallo" e noi la sera stessa ci andammo.

All'inizio non capivamo il perché l'avessero chiamata "cristallo",dopo un paio di serate lo capimmo: cristalli di MD.Girava roba di tutti i tipi e di tutte le matrici,di certo non ne rimanemmo colpite.Eravamo abituate,anche a Firenze frequentavamo posti così.

Villa era il paese dei balocchi per i ragazzi e le ragazze come noi,con la voglia di scappare dal caos della città,dalle regole,dalle catene,dalla realtà di tutti i giorni,dalla triste monotonia delle tristi persone senza uno scopo nella vita se non lavorare per poi morire,persone vuote,formiche,piccoli inutili esseri del cazzo che non facevano che squadrarti e additarti.

Quella a sera a Villa c'era uno dei tanti gruppi punk,scena bambina all'epoca.

Farrah come al suo solito si recò al bancone improvvisato come open bar-in termini moderni- a prendere una birra chiara.Io incontrai il mio amico Giovanni,soprannominato Bestia.Bestia era forte,lo chiamavamo così perché era grande e grosso e metteva paura.In realtà era un ragazzo molto dolce,da lucido.Dico da lucido perché non lo era quasi mai.Era sempre allucinato da chissà quale sostanza,ogni giorno diversa.Quella sera mi mollò 5g,giusto per la serata e la mattinata seguente,quello che mi aveva rifilato.Ormai la Maria era fuori moda,tutti si erano spinti più in là.Io no,e neanche Farrah.Eravamo beate e tranquille con i nostri grammetti della felicità.Ci andava bene così.

Andai a recuperare Farrah che si era rannicchiata in un angoletto della sala nel bel mezzo del sound check -se così avremmo potuto chiamarlo- e andammo a fumare.

Mi guardò con occhi sospettosi,come se avessi fatto qualcosa di sbagliato.Non capivo,ma non chiesi niente.Iniziammo a fumare facendo battute sui vari personaggi che ci trovavamo attorno.C'era un ragazzo alto,con una moderata cresta,nera come la pece,dei jeans larghi rovinati come i miei e una canottiera nera sbrillentata.Lo notammo subito e Farrah con il suo solito modo di fare da orgogliosa donna andò da lui a chiedergli da accendere,nonostante l'avessi implorata di non farlo.Alle serate punk si ascolta punk,non si finisce a letto con le persone.Ok,forse a volte succedeva..ma non quella sera,non mi andava che si portasse qualcuno a casa e non mi fidavo a lasciarla andare con qualche bel pezzo di figo che probabilmente me l'avrebbe scaricata distrutta sotto casa alle 6 di mattina.

Occhi inconsapevoliWhere stories live. Discover now