6.

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Brady sentì la sveglia solo quando Alexa, con passo pesante e una serie di imprecazioni, si avvicinò a lui gettandogli il telefono addosso.

«Ma che diavolo?!»

«Ho studiato tutta la notte e vorrei dormire! Diamine Brady!» urlò, sbattendosi la porta alle spalle una volta fuori. Il giovane si passò una mano tra i capelli sospirando frustrato. Dopo la cena con Mark, una volta tornato a casa, non era riuscito a chiudere occhio. Certo, avevano parlato di lavoro, aveva raccontato qualcosa sulla sua vita, senza entrare troppo nei particolari e lui era riuscito a scoprire qualcosa su quell'uomo, ma la cosa che lo tenne sveglio per gran parte della notte, fu l'andamento rilassato, i sorrisi che si erano scambiati, il fatto, soprattutto che, Brady, per la prima volta nella sua vita, si sentiva a suo agio con qualcuno che non fosse Alexa. In quelle due ore, seduti l'uno di fronte all'altro, Brady poté riconoscere, finalmente, un sorriso sincero sul volto del suo capo e, nonostante questo fosse profondo, anche troppo, quasi opprimente, come se lo scrutasse dentro, Brady riuscì comunque a mantenere la solita facciata.

Così, una volta tornato a casa, non potè che chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla fantasia. Una fantasia nella quale Mark, con il suo fisico scolpito, visibile anche attraverso il tessuto dei vestiti, i capelli scuri e ben modellati, le labbra sottili e gli occhi profondi, approfittava di lui, in molti sensi.

Una volta raggiunta la cucina, dopo una bella doccia fredda e aver indossato qualcosa, Brady rimase stranito alla vista della sua coinquilina, seduta al tavolo della cucina intenta a far colazione.

«Ricordo delle urla e qualcosa sul fatto che volessi recuperare il sonno»

«Per colpa tua e della tua sveglia orrenda, ho perso quel treno. Non riuscirò più a dormire, adesso» sbuffò la bionda, per poi dare un morso al suo bagel. «Adesso però, voglio sapere tutto di ieri sera. Sbaglio o mi hai mandato un sms dicendomi che avresti cenato col tuo capo? E, sbaglio o il tuo capo è quel gran figone che ti fa sciogliere le mutandine?»

«Innanzitutto» iniziò Brady, portando una mano davanti a sé «qui non si sciolgono le mutandine di nessuno. Tantomeno le mie. E poi sì, abbiamo cenato» automaticamente fece un sorriso, che nascose prontamente dietro la tazza di caffè.

«Quello era un sorriso? Brady Thompson che sorride? Vado a controllare se sta finendo il mondo!»

«Smettila Al, o chiamo Jenny Watson e le dico che sei stata tu a farle la pipì sullo spazzolino»

Alexa lo fulminò con lo sguardo.

«Abbiamo parlato di lavoro, niente di che...mi ha chiesto qualcosa di personale, insomma, una cena come un'altra» mormorò, giocando con il cucchiaino che teneva in mano e mantenendo lo sguardo su questo.

Alexa sorrise. Conosceva bene il suo coinquilino e sapeva che, quando qualcosa lo imbarazzava, bisognava semplicemente attendere. Non disse nulla, infatti. Attese che Brady proferisse qualcos'altro ma, sfortunatamente, il giovane si alzò, posò la tazza nella lavastoviglie e si mosse per la casa per raccogliere le sue cose prima del lavoro.

«Ci vediamo stasera!» sentì, prima che Brady uscisse dall'appartamento, lasciandola sola con i suoi pensieri.

**

Mark non era riuscito nel suo intento. Aveva organizzato quella strana cena per scoprire qualcosa su quel ragazzino che tanto occupava i suoi pensieri e la sua concentrazione. Erano andati all'Harvard Bar and Grill per l'ottimo cibo, ma anche perchè Mark pensava che, un luogo accogliente e tranquillo come il famoso pub, fosse ottimo per un'uscita e uno scambio di chiacchiere. E invece niente, lo sguardo smeraldino del suo assistente, per quanto sembrasse vispo e magnetico, mostrò un'imperscrutabilità nel carattere del giovane ragazzo che, anche se da una parte lasciò a mani vuote la fame di informazioni di Mark, in qualche modo ne aumentarono la curiosità. Sì, perchè se prima Brady lo attirava per quel suo aspetto fragile e ingenuo, adesso lo incuriosiva per il suo essere schivo e impossibile da comprendere.

Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now