9.

5.4K 380 7
                                    

«S-Samuel?» domandò Kyle, ritrovandosi davanti un Sammy più bello che mai, con la sua t-shirt sdrucita, i jeans che avevano visto tempi migliori e i capelli ancora più scompigliati, probabilmente dopo una giornata di lavoro. Il ragazzo sgranò gli occhi color acciaio e strinse i pugni per nascondere il leggero tremore dovuto dall'emozione.

«Sono venuto a trovarti» sorrise il più grande, mostrando i denti bianchi.

Kyle lo osservò qualche secondo, si chiedeva se fosse solo una battuta o se, veramente, quell'uomo così irraggiungibile e lontano dalla sua vera vita, lo stesse cercando. Gli sembrava quasi irreale ma non poteva lasciarsi andare ai sentimentalismi.

Doveva lavorare,  pagare il debito di sua madre e scappare con Tyler per garantirgli un futuro migliore.

Fece un sorriso amaro dandosi dello stupido: «Non giocare con me, Fairfield.»

Quel cognome gli era rimasto in testa da quando aveva lasciato l'appartamento di Samuel.

«Vedo che ti sei informato» rispose Sammy, abbastanza stranito.

«Il tuo autista ti chiama per cognome» rispose amaro Kyle, incamminandosi verso l'interno del locale. «Il mio turno è iniziato da dieci minuti...se sei venuto per mangiare accomodati pure, altrimenti...» fece spallucce.

«Altrimenti cosa?» domandò Sammy, facendo un passo che gli consentì di ritrovarsi faccia a faccia con Kyle.

Il giovane lo osservò e così fece anche Sammy. Non capiva perchè quell'atteggiamento scostante, troppo diverso da quello che aveva conosciuto la prima e ultima volta che era stato in compagnia di quel ragazzo.

«Altrimenti è stato bello, ma non si ripeterà» quasi mormorò il giovane, abbassando gli occhi sul pavimento in legno.

Sammy con un altro piccolo passo in avanti, fece per portare una mano sul viso di Kyle ma, questo, con un gesto repentino si voltò dall'altra parte e proseguì fino ad entrare dentro una stanza adibita solo per il personale.

Sammy non sapeva cosa pensare di quel cambiamento improvviso. Il giovane solare, con gli occhi grigi luminosi, il sorriso stampato sul viso e la freschezza tipica della sua giovane età, era completamente scomparso per lasciar posto a un viso triste, occhi spenti e un atteggiamento scostante.

Non si diede per vinto, però, prendendo posto al primo tavolo disponibile e approfittandone per ordinare la cena.

«Ehi, mi faresti un favore?» domandò alla giovane cameriera che si era avvicinata per prendere la sua ordinazione.

«Mi dica pure»

«Potrebbe servirmi Kyle? Sai, è un mio amico...»

«Ehm Kyle serve solo al bar.» rispose, storcendo leggermente il naso.

Sammy annuì leggermente.

«Sai a che ora finisce il turno?»

«Chiudiamo a mezzanotte.» rispose, prima di andar via infastidita.

**

Kyle osservava da dietro il lungo bancone del bar in legno massello, l'uomo più affascinante che avesse mai visto e con cui aveva avuto la fortuna di passare una notte intera, mentre cercava di affaccendarsi con i drink e le stoviglie. Quando il suo sguardo veniva ricambiato, cercava di voltarsi da un'altra parte in maniera tale da evitare di mostrare il suo interesse. Così, per almeno un'ora, proseguì uno scambio di sguardi reciproci fino a quando Sammy non terminò la sua cena e si mosse per andar via.

Kyle sentì quasi un moto di tristezza al pensiero di non rivederlo, probabilmente mai più, ma la verità era che, nonostante avrebbe voluto donarsi più e più volte a quell'uomo che tanto lo aveva affascinato e a cui tanto pensava da quando l'aveva incontrato, non aveva la possibilità né il tempo di intraprendere alcun tipo di relazione, soprattutto adesso che, con David alle calcagna, doveva trovare assolutamente il modo di salvare il suo fratellino.

Inoltre, Samuel Fairfield, con il suo splendido appartamento sulla Freedom Trail e l'autista di famiglia, sembrava più un ricco uomo d'affari che un semplice pubblicitario in jeans e maglietta e, la frequentazione con un individuo del genere avrebbe fatto venire l'acquolina in bocca a un poco di buono come Asselhoff che ne avrebbe approfittato per aumentare le minacce e, soprattutto, il prezzo del debito.

Per tutti questi motivi, Kyle, non poteva permettersi di frequentare quell'uomo.

Non poteva né voleva metterlo in pericolo e, anche se sembrava non trovare soluzione, l'unica alternativa, almeno in quel momento, era cercare di sbrigarsela da solo, come sempre.

**

Nonostante l'atteggiamento scostante di prima, Sammy aveva notato, senza farsi beccare, gli occhi d'acciaio che, molto spesso, si erano posati su di lui in quella serata. Un briciolo di soddisfazione prese possesso della mente di Sammy che, convinto più che mai che ci fosse sotto qualcosa nel cambiamento così radicale di quel ragazzo, adesso, era indeciso sul da farsi.

Avrebbe potuto girare i tacchi, tornare al suo appartamento e mettere una pietra sopra su quel giovane, dimenticandolo e cercando di sostituirlo, oppure, accomodarsi al bar, ordinare drink fino a mezzanotte e poi convincerlo a passare un'altra notte insieme.

«Jack Daniel's con ghiaccio.»

Kyle lo osservò sottecchi incapace di fissarlo dritto negli occhi. Prese la bottiglia dall'etichetta nera, un piccolo bicchiere quadrato e dopo un paio di cubetti di ghiaccio, vi versò dentro il liquido ambrato.

«So che finirai a mezzanotte.» disse il più grande, osservandolo da dietro il bicchiere.

«Ma tu andrai via prima.» mormorò Kyle, servendo un altro cliente.

«No, credo che ti aspetterò.»

Il ragazzo sussultò leggermente. Prese i bicchieri utilizzati e ne svuotò il contenuto nel piccolo lavandino nascosto sotto il legno per poi inserirli nella lavastoviglie quasi piena.

«Hai sentito quello che ti ho detto?»

«A che gioco stai giocando? Ti ho detto che non si ripeterà. Non sono interessato.»

«E perché non mi guardi negli occhi mentre mi rifiuti?»

Kyle sbuffò sonoramente.

«Contento?» proferì, forse a voce fin troppo alta, fulminandolo con gli occhi d'acciaio.

«Dimmi che non vuoi passare un'altra notte con me e andrò via.»

Kyle si morse il labbro inferiore. Voleva passare un'altra notte con Sammy, eccome se voleva!

Ma non poteva. Semplicemente c'erano troppe cose in ballo e, per di più, doveva andare a prendere Tyler a casa della vicina, una volta finito il turno.

«Non posso...» disse a bassa voce.

«Non puoi?»

«Tu non mi conosci. Non sai un cazzo di me e della mia vita, ti prego di non insistere.» disse Kyle, prima di voltargli, ancora una volta, le spalle, e rifugiarsi nella sala del personale.

Sammy osservò la porta ormai chiusa. Strinse i pugni. Era vero, non conosceva quel ragazzo. A stento ne ricordava il nome. Sapeva la sua età, sapeva che faceva più di un lavoro. Era forse uno studente? Aveva un ragazzo che lo aspettava a casa? Cosa voleva dire "non posso"?

Tutte domande che, almeno in quel momento, sarebbero rimaste senza risposta.

Prese una banconota da dieci dollari e la lasciò sul bancone, insieme al suo biglietto da visita.

«Scusa, mi presteresti la penna un attimo?» domandò a una cameriera che passava di là in quel momento.

Prese il cartoncino bianco con il suo nome sopra e scrisse:

"Kyle,

Adesso sai come contattarmi, non esitare a farlo, per qualsiasi cosa.

Samuel."





Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now