13.

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Sammy non ci pensò due volte. Sentiva, attirato da una forza superiore, di dover inseguire quel ragazzo per dargli delle spiegazioni.

Perché poi?

D'altronde, non erano niente l'uno per l'altro.

Queste erano le frasi che continuavano a girargli nella testa ma, allo stesso tempo, la voglia di rivedere quegli occhi d'acciaio, di toccare quel corpo perfettamente formato, di sentire l'odore di Kyle, comandò le sue gambe, portandolo nel retro del locale dove, ormai circondato dal buio del tramonto, ne intravide la testa nera, seminascosta da qualche cassa vuota di birra.

Fece pochi passi e, molto lentamente, cercò di scrutarlo nell'ombra e ne notò il profilo del corpo, accovacciato su se stesso, con la schiena poggiata sulla parete esterna del locale. Il volto era abbassato sullo schermo del cellulare nascosto tra le mani.

"Con chi starà parlando?" pensò Sammy, sperando non fosse il suo ragazzo. Ciò spiegherebbe quell'improvviso atteggiamento nei suoi confronti.

Ma, nonostante i dubbi, continuò ad osservarlo. Curioso, affascinato, a tratti anche impaurito da ciò che gli stava succedendo.

Perché con Mark non si era mai comportato così? Eppure credeva di amarlo, lo aveva creduto fermamente anche quando si era seduto con lui, pochi attimi prima, a quel tavolo usurato dal tempo dell'Harvard Bar and Grill ma, improvvisamente, aveva smesso di pensarlo quando una fitta dritta nel petto lo colpì, alla vista di quel giovane misterioso che, ora, si ritrovava a spiare nascosto in un vicolo lercio.


**


Kyle era fuggito.

Non riusciva a credere di essersi comportato in quel modo. Sapeva benissimo che con Samuel, non ci sarebbe stato niente più di quella notte, splendida e indimenticabile, che aveva passato in sua compagnia. La favola era finita, la speranza di poter vivere, ancora una volta, in quella piccola bolla di sicurezza, doveva sparire.

Doveva mettere al sicuro Tyler. Doveva mettere al sicuro se stesso ma, soprattutto, doveva lasciare in pace Samuel.

Eppure vederlo con un altro uomo, con quel sorriso spensierato, la bellezza ineccepibile, lo avevano fatto esplodere di gelosia.

Come si possono provare sentimenti così forti per qualcuno con cui si è passata solo qualche ora?

Kyle non ne aveva idea e, a essere sinceri, non aveva idea neanche di cosa realmente fossero quei sentimenti. Si sentiva stranamente attratto, poteva sentire la presenza di Samuel nell'aria, ancora prima di vederlo e, quando questo avveniva, non riusciva a controllarsi. Tremava, sudava freddo, la voce quasi gli mancava e, come in questo caso, veniva accecato dalla gelosia. Eppure, come poteva essere successo?

Forse era la sicurezza che provava quando stava con lui. Forse era stato quel biglietto, primo segnale di interesse da parte di una persona estranea. Forse, il fatto che, un uomo così affascinante, così importante e, probabilmente ricco, si fosse interessato, seppur minimamente, a lui. Lui che era solo, che lo era da sempre e che, forse, lo sarebbe sempre stato.

Ecco perché aveva chiesto a J.J. di sostituirlo, ecco perché, nonostante avesse dovuto mantenere un atteggiamento distaccato, proseguendo nel suo lavoro come niente fosse e dimenticare, una volta per tutte, Samuel Fairfield, era scappato come una ragazzina in preda agli ormoni, senza voltarsi indietro.

Ma la realtà, come ogni volta, non aveva esitato a coglierlo alla sprovvista, presentandosi, questa volta, sotto forma di sms.

David Asselhoff, infatti, gli aveva appena scritto uno dei tanti messaggi che, nell'ultima settimana, lo avevano assillato, facendogli perdere sonno e serenità, per ricordargli quanto la sua vita fosse in pericolo e quanto, sua madre, lo avesse lasciato solo e allo sbaraglio.

Love Made Me Do ItDove le storie prendono vita. Scoprilo ora