11.

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Kyle osservò quel bigliettino rigirandoselo tra le dita mentre, immerso nel buio della sera, una volta finito il turno, si dirigeva verso la stazione della metropolitana per prendere l'ultimo treno e tornare a casa.

"Adesso sai come contattarmi, non esitare a farlo, per qualsiasi cosa. Samuel"

Continuava a rileggere quelle parole, che giravano nella sua mente facendogli aumentare il battito del cuore e sudare le mani.

"Non esitare a farlo, per qualsiasi cosa"

Sembrava quasi uno scherzo come se, quell'uomo, che non conosceva e che non lo conosceva affatto, sapesse la realtà dietro la sua facciata spensierata.

Arrivò a casa, Kyle, salendo a piedi i tre piani che portavano al suo appartamento ma soffermandosi dalla sua vicina, prima, per ritirare il fratellino.

«Hai fatto prima del solito» disse la signorina Bryant, osservando da dietro le lenti, il volto stanco del giovane.

«Sta dormendo?»

«Vieni, è sul divano.»

Kyle si addentrò nel piccolo appartamento della sua vicina. Le pareti colme di foto in bianco e nero, l'arredamento rimasto fermo agli anni Settanta e l'odore di lavanda nell'aria, erano ormai cose familiari sia per lui che per Tyler, che vedevano, in Cadie Bryant, una nonna acquisita.

«Grazie per averlo tenuto fino a quest'ora.» bisbigliò Kyle, tenendo tra le braccia il fratellino, la cui testolina nera era poggiata sulla sua spalla.

«Oh figliolo, smettila. Vai a riposare piuttosto.» gli disse, con un sorriso genuino, accompagnandolo al pianerottolo e salutandolo con un bacio affettuoso sulla guancia.

Kyle mise a letto il fratellino.

Già in pigiama, Tyler, dormiva sereno, ignaro di tutte le responsabilità che Kyle doveva sopportare. Aveva un leggero sorriso sul volto, come se stesse sognando qualcosa di bello e sospirò leggermente, quando Kyle si abbassò per dargli un bacio sulla fronte e sistemargli le coperte.

«M..ma...mamma...» bisbigliava il piccolo, muovendosi nel sonno.

Kyle ebbe un tuffo al cuore.

Nonostante tutto, Tyler era pur sempre un bambino che aveva bisogno della madre e, anche se da sveglio si mostrava forte e sosteneva il fratello maggiore, cercando il più possibile di non fare domande sui genitori, nell'ingenuità del sonno, i ricordi e la nostalgia, erano liberi di mostrarsi.

Ecco perché Kyle avrebbe fatto di tutto pur di salvarlo, pur di fargli vivere una vita serena, spensierata, come è giusto che sia, per un bambino di dieci anni.

**

«Sam.»

Mark entrò nell'ufficio di Sammy mantenendo la mano sulla maniglia e con uno sguardo incerto sul viso.

«Dimmi.» proferì Sammy, ancora immerso nei suoi pensieri, cercando di concentrarsi sul presente e osservando l'amico, il cui volto gli apparve più stanco che mai.

«Ho un paio di fogli da sottoporre alla tua attenzione.» mimò un sorriso, Sammy non poté non notare quanto questo fosse estremamente tirato, ma continuò a seguirlo con lo sguardo, silente, mentre gli si sedeva di fronte.

«Tutto bene?» domandò poi, cercando di capire cosa gli fosse successo.

«Potrei dire la stessa cosa di te.» rispose Mark, con un cenno della testa.

Sammy fece una leggera risata, scosse leggermente la testa e poi si fece serio: «Sputa il rospo»

Mark si grattò la nuca, osservando Sammy e cercando di capire se fosse il caso di sfogarsi proprio con lui, considerando i sentimenti che provava nei suoi confronti.

Love Made Me Do ItWhere stories live. Discover now