Tredicesimo capitolo

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Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

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Louis si alzò dal divano, stiracchiandosi; davvero, iniziava ad essere scomodo dormire lì, e levare ogni giorno il lenzuolo e riporlo nel mobile lì davanti insieme al cuscino era fastidioso. Che poi, se pensava che Harry invece dormisse in un comodo e ampio letto, gli veniva voglia di buttarlo giù dal materasso, rubargli le coperte e prendere possesso della sua stanza lanciandogli dietro quella sua maledetta gatta.

Ma poi Harry, come ogni mattina, entrava in cucina passando dal soggiorno, stropicciandosi un occhio e rivolgendogli un sorriso assonnato; si piegava per accarezzare Buffy, prendeva il latte dal frigo versandogliene nella ciotola, e poi ne metteva altro in un pentolino ponendolo sui fornelli a riscaldare. Quando finiva aggiungeva un po' di cacao, porgeva la sua tazza a Louis sveglio da prima di lui, osservava sempre tutti i suoi movimenti, e facevano quattro chiacchiere prima di andarsi a vestire.

Harry adorava la voce di Louis al mattino. Non era roca come la sua, ma era insolitamente più bassa, il che avendo il ragazzo sempre un tono acuto era davvero strano; adorava come le parole sembrassero più sensuali, nonostante i discorsi di Louis erano quasi sempre ridicoli; adorava il suo parlare così tanto, costantemente, cosa di cui si era accorto sopratutto nell'ultima settimana. Quando Louis era a suo agio, automaticamente iniziava a straparlare. E diceva le cose più assurde di questo mondo, come il sogno incredibilmente stupido che aveva fatto quella notte, o la ricetta migliore con cui cucinare Buffy, soffermandosi però la maggior parte di volte sul tema preferito da Harry: sé stesso. Louis parlava tantissimo di sé stesso, e grazie a tutte quelle informazioni Harry già lo conosceva bene. Sapeva fosse allergico al burro d'arachidi, che odiasse ballare, che avesse una segreta passione per la musica, che conoscesse Zayn da più di dieci anni, che adorasse le magliette a righe e che tenesse nascosti in camera sua un paio di pantaloni rosso acceso troppo gay per essere indossati, e che amasse con tutto sé stesso le bretelle. Che ne avesse tutta una collezione, in stile altare, o almeno così se la immaginava Harry.

Louis era così bello, rilassato. Non parlava mai della sua famiglia, ma a Harry andava bene lo stesso; non gli interessava se i suoi sapessero o meno che lui si trovasse lì a casa sua, o quale fosse il motivo per cui non telefonava mai loro. Per essere sicuro di non ferirlo -perché qualcosa doveva essere successo di sicuro- chiamava sempre sua madre o Gemma quando lui era fuori casa, non parlando mai loro del suo nuovo coinquilino.

E poi, ogni tanto, c'erano quei momenti che Harry amava. Quei momenti in cui Louis gli dedicava piccole, quasi invisibili tenerezze, come una carezza fra i capelli o qualche sorriso che non fosse scaturito da una risata o da un pensiero divertente, solo dalla voglia di vederlo sorridere a sua volta per quel privilegio.

Sì, perché ormai Harry era un privilegiato. Louis non avrebbe alzato ancora le mani su di lui nemmeno sotto tortura, e ormai quasi tutte le ferite e i lividi di Harry stavano passando.

Il posto preferito di Harry era ormai diventato casa sua, casa loro; Liam l'aveva visto arrossire e sorridere almeno un centinaio di volte, nel pronunciare quell'ultima parola. Casa era Louis, adesso. Casa erano loro insieme.

Louis, dal canto suo, iniziava a ritrovare i suoi pezzi. Ogni tanto gli capitava di pensare alle sue sorelle, di chiedersi come stessero le gemelle, di domandarsi cosa stesse facendo Lottie e ipotizzare su un ragazzo che aveva visto in compagnia di Fizzy un paio di volte; poi però si rendeva conto che stava meglio da Harry, con Harry che con chiunque; anche con Zayn.

A proposito di Zayn...Louis, seduto al tavolo della cucina mentre Harry era da un amico -un certo Niall, che non conosceva- , ricordò di avergli parlato del perché fosse accorso così in difesa di Harry. Dopo una bella scazzottata si era tutto risolto, certo, ma non si era lasciato sfuggire una strana aria mezza sognante che aveva il suo migliore amico parlando di Liam; quand'era stato che lo aveva visto fare certi sorrisetti, o che aveva sentito la sua voce abbassarsi di poco, farsi quasi timida? Forse solo quando, alle elementari, si era innamorato di quella bambina con dei giganteschi occhi azzurri...Perrie. Sì, l'avevano vista poi al liceo un paio di volte; era diventata una ragazza bellissima e completamente folle, con i capelli tinti di colori assurdi. Zayn le aveva sorriso, ricordandosela, ma tutto era finito là.

You're every line, you're every word, you're everything. || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now