Diciassettesimo capitolo

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Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

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"Fa freddo, stasera" sorrise Harry, seduto sul davanzale della cucina, avvolto in una coperta di lana. Aveva in mano una tazza di cioccolata calda, e ne porse una anche a Louis non appena il ragazzo si sedette accanto a lui.

"Grazie" gli sorrise, prendendo la tazza mentre Harry beveva un sorso dalla propria, "comunque...a me non sembra che faccia freddo. Si sta bene."

Harry mugolò qualcosa che non sembrava né un assenso né una protesta, e Louis lo osservò senza fretta mentre cominciava a bere la sua cioccolata calda. Era bello, Harry; a dirla sembrava cosa così semplice, così scontata, ma non lo era. Harry era bello non solo per i ricci disordinati, castani e morbidi, per gli occhi verdi che gli sorridevano sempre, per le labbra soffici e rosa e nemmeno per il suo corpo, che andava crescendo con la sua età facendosi ogni giorno un po' migliore. Era anche la sua anima, ad essere bella. Harry perdonava, Harry accettava, Harry amava. Amava lui. E lo faceva con tutto sé stesso.

"Non mi fissare in quel modo" ridacchiò il ragazzo, le guance già arrossate e lo sguardo basso. "Mi imbarazza."

"Davvero?" rise Louis, prendendolo in giro con ironia. "Ma io adoro imbarazzarti!"

Gli si avvicinò ancora un po', mentre Harry rideva pieno di timidezza ed era così carino che Louis voleva baciarlo, ma si trattenne perché ultimamente aveva notato qualcosa.

"Harry" esordì, e il ragazzo alzò subito gli occhi verdi su di lui, "perché sembri fare tanta fatica a starmi vicino?"

"Non faccio fatica a starti vicino" smentì Harry, anche se un po' insicuro. Allora Louis si avvicinò ancora di più, e lui per istinto si morse il labbro inferiore.

"Hai visto?" fece Louis, annuendo a sé stesso. "Non sei tranquillo."

"È che non ci sono abituato" mormorò l'altro, una nota di dispiacere nella voce. Improvvisamente, Louis si irrigidì.

"Harry" chiamò, sorpreso, "non dirmi che è perché-"

"Sono passati mesi da quando facevi il bullo, Lou" scosse la testa l'altro, sorridendo leggermente nel chiamarlo con un diminuitivo, "ed io..." alzò di nuovo gli occhi nei suoi, timidamente, "io adesso mi fido di te."

"Fai bene" sorrise Louis, immergendo una mano nei suoi capelli. La ritirò quasi subito. "Questo non ti imbarazza" osservò.

"No" accertò Harry. "Non so, forse perché..."

"Perché non è un gesto di grande importanza?" suggerì il ragazzo, con una lieve risata.

"Affatto" negò l'altro, di getto. "È...è una cosa bella. Mi piace quando lo fai."

"Allora perché appena faccio questo" cominciò, circondandogli il fianco e facendolo trasalire, "o questo" continuò, prendendogli la mano che non reggeva la tazza, "o quest'altro" concluse avvicinandosi pericolosamente al suo viso, "ti metti subito sulla difensiva? Mica ti violento!"

Harry alzò un sopracciglio, scettico, e Louis volse gli occhi al cielo. "Okay, forse ne avresti motivo" ammise, trattenendo una risata, "ma invece a me piace starti vicino, e voglio che piaccia anche a te."

Harry sorrise leggermente, con le guance imporporate e gli occhi timidi puntati verso il basso, alle loro mani ancora intrecciate. Distolse lo sguardo, mentre un sorriso felice ma imbarazzato dipingeva le sue labbra.

"Okay, vedrò di farti abituare finché non ti sentirai a tuo agio" decise Louis, seguendo i suoi occhi e le sue espressioni. "Ma non ti devi opporre, va bene?"

You're every line, you're every word, you're everything. || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora