Trentaseiesimo capitolo

6.9K 330 439
                                    

Vi ricordo che questa storia non è mia, ma di Seele su Efp!

*****

Louis tornò tardi, molto tardi. Harry aveva cenato in compagnia delle ragazze e di Johannah, mentre i due Tomlinson non erano nemmeno apparsi sulla soglia di casa; talvolta, passando dallo studio -l'unica stanza che affacciava sul giardino sul retro- era tentato all'idea di sbirciare la situazione, ma decise che era giusto che ne rimanesse fuori. Era una questione riguardante Louis e suo padre, e non doveva interessarsene più del dovuto.

Ma Louis aprì la porta della camera quando Harry stava quasi per addormentarsi, e accese la luce costringendolo a mugolare in protesta. Tuttavia aprì gli occhi con fatica poco dopo, e non rimpianse affatto che Louis avesse acceso la luce.

Perché era bellissimo. Indossava un paio di pantaloncini, una maglietta bianca larga e sporca di terra; i suoi occhi erano azzurri e persi, i suoi capelli scompigliati come non mai, aveva le ginocchia arrossate con la pelle ferita come se fosse caduto più volte, e l'aria confusa e lontana.

Harry non lo aveva mai, mai visto così bello. Si alzò a sedere, assorbendo con gli occhi tutta quella perfezione.

"Lou" sussurrò, prima di concentrarsi. "Hai...avete fatto pace?"

Louis non rispose. Socchiuse gli occhi, guardandolo come se lo vedesse per la prima volta; poi si avvicinò lentamente, a passi leggeri e misurati, le iridi ancora azzurre e lontane puntate nelle sue così verdi e vicine, salì sul materasso con le ginocchia e si levò le scarpe con un calcio, avanzando poi fino a distare da lui solo di un respiro.

Harry lo scrutò perplesso, ma Louis non gli diede spiegazioni e gli prese il viso tra le mani, cercando la sua bocca rossa e morbida e trovandola subito. Lo baciò piano solo per un secondo; quello dopo approfondì il bacio, facendo incontrare le loro lingue con foga, con desiderio, come se avesse aspettato tutto quel tempo solo per baciarlo così appassionatamente.

Harry sentì qualcosa di bagnato e amaro sulle labbra, e riconobbe il sapore delle lacrime.

Sgranò gli occhi quando si accorse che non erano sue.

Louis si separò da lui un solo istante dopo, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano e singhiozzando appena, pianissimo. Harry, allarmato, tentò subito di capire il motivo di quella debolezza.

"Che succede, Lou? Ehi- ehi, amore" provò con dolcezza, "è andata male?"

Louis scoprì gli occhi, spostando il palmo e scuotendo la testa, sorridendo felice tra le lacrime. "È andata benissimo" singhiozzò, incapace di smettere di piangere, baciandolo ancora. "Ed è solo merito tuo" aggiunse, spingendolo steso sul letto, "solo e soltanto tuo" mormorò, coprendo di nuovo le sue labbra con le proprie.

Harry si sentì così felice da iniziare a chiedersi se le lacrime che percepiva bagnargli le guance e le labbra fossero sue o di Louis. Era incredibilmente contento che tutto si stesse risolvendo, che Louis fosse così incredibilmente bello e in pace con sé stesso, che ogni tassello stesse tornando al punto giusto.

Iniziarono a spogliarsi a vicenda senza nemmeno rendersene conto.

Harry decise che sapere di chi fossero le lacrime non gli importava più di tanto.

*****

Louis accarezzò lentamente la schiena di Harry, che si era addormentato a pancia in giù e aveva la coperta stesa addosso solo dalla vita in giù, un'espressione pacifica sul viso rilassato e alcun ricci che gli coprivano la fronte.

Le lacrime erano finite nel fare l'amore con lui, ma i pensieri restavano ancora stupiti e sconvolti. Quel pomeriggio l'aveva trascorso con suo padre; non con Mark, con uno sconosciuto, con una persona che lo odiava, ma con suo padre. Era suo padre. Non aveva mai smesso di esserlo.

You're every line, you're every word, you're everything. || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now