Capitolo tre

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Il bello di Wattpad è poter commentare ed esprimere la propria opinione non solo al termine della storia, bensì capitolo per capitolo, addirittura frase per frase. Sfruttiamo questa possibilità! Commentate, ditemi cosa pensate, sarò lieta di rispondere a TUTTI, interagire con voi mi rende sempre felice :)

Enola

Spalancai la bocca. Il cuore accelerò i battiti, lo sentivo martellare contro il petto. Colpo dopo colpo, sempre più forte, sempre più doloroso. Deglutii sonoramente e chiusi gli occhi incapace di tollerare l'orrore di quelle parole.

Abbandonai le gambe a loro stesse, all'improvviso mi mancò la forza per tenerle accavallat. Riflettendo bene, presto quella forza mi sarebbe mancata per sempre.

« Avevi detto che ero guarita.» balbettai.

Leonardo si mordeva il labbro nervosamente.

«Lo eri, poi non so cosa sia successo...»

Alzai la mano invitandolo a fermarsi. Non volevo ascoltare altro. Si sarebbe dilungato sulla probabilità che eventi simili possano accadere.

«Avevo preparato un discorso per dirtelo, ma l'ho dimenticato. Non dovevo essere così diretto, mio Dio, sono un incapace...Tu stavi bene Enola... Non riesco a capire perché...Sono disperato. Non dormo da giorni per pensare a quale sarebbe stato il modo migliore per dirtelo e invece non sono stato in grado di dosare le parole...»

Aveva la voce rotta e un'espressione sconvolta. Si prese i capelli brizzolati tra le mani e tirò forte, alcuni rimasero tra le sue dita lucide di sudore. Fissava dei fogli sulla sua scrivania e iniziò a tremare.

«Sono un incapace...mi dovrebbero radiare dall'albo. Enola, io...»

«Quanto tempo mi rimane?» lo interruppi. Quella che stava per morire ero io, eppure Leonardo era di gran lunga più sconvolto di me.

Trasalì alla mia domanda ed ebbe una sorta di spasmo alla bocca, ne incurvò un angolo verso il basso assumendo un'aria ancora più contrita.

«Qualche mese, ma non posso garantirti nulla, potrebbe accadere in qualsiasi momento, anche ora.»

Anche ora, anche ora, anche ora, anche ora...

Ripetei quella frase nella mia mente milioni di volte in pochi secondi.

«Ho fallito come medico...»

Leonardo non riusciva a darsi pace. Gli afferrai una mano abbandonata sulla scrivania e la strinsi forte, dimenticando per un istante quella notizia.

«Ho sempre fatto di testa di mia, non ho mai dato retta a nessuno, come potevi pretendere che il mio corpo ti desse ascolto?»

Una lacrima gli rigò il volto. L'asciugò subito, ma non abbastanza rapidamente per impedirmi di scorgerla.

«Sembri tu il medico e io il paziente.» biascicò. «Enola, vorrei che parlassi con uno psicologo, ne conosco uno molto bravo che...»

Scoppiai a ridere. Una risata sincera e priva di qualsiasi ombra di tristezza o rancore nei confronti della vita.

«Perdonami, Leonardo, ma credo che tra noi due la notizia abbia sconvolto più te, forse sei tu ad averne bisogno.» dissi con tono materno, rassicurante.

Leonardo abbassò la testa, incapace di rispondere. Quel gesto mi ricordò una cosa: non ero la principessa indifesa da proteggere e tenere al sicuro, ero la regina temuta e rispettata. Mi tirai su a sedere e accavallai nuovamente le gambe. Scorsi il mio riflesso in uno specchio posto a poca distanza da me. Quella che vedevo era una giovane donna, forte, indipendente, ambiziosa. Non sarebbe stata la morte imminente cambiarmi.

Io sono Enola Naggi.

«Bene.» esordii. «Devo andare, ho alcune faccende da sbrigare, soprattutto ora che il tempo è poco. Gradirei prenotare un altro appuntamento per poter discutere con più tranquillità dei dettagli sulla...faccenda.»

Fui estremamente professionale, ma al contempo cordiale. Il rapporto tra me e Leonardo era sempre stato informale, tuttavia in quel momento di totale confusione avevo bisogno di mantenere un certo distacco così da poter ritrovare un po' di ordine, l'unica cosa che mi rispecchiava fino in fondo.

Mi alzai di scatto e mi apprestai ad uscire dallo studio.

«Sei stato il miglior medico che io abbia mai incontrato. Non voglio che tu sia turbato o metta in dubbio il tuo mestiere solo perché non sei riuscito ad addolcire un discorso così amaro. Preferisco che tu sia stato schietto, mi conosci, odio i giri di parole.»

Sbucai nel corridoio e a passo felpato raggiunsi la sala di aspetto, lasciai Leonardo basito e più sconvolto di me.

Sto per morire. Devo stare calma. Sono cose che succedono. Io sono Enola Naggi. Anche ora. Devo stare calma. Sto per morire...

«Enola! Come è andata la visita? Hai un caffè in sospeso, è mio dovere e piacere ricordartelo.»

Salvatore, che non si era mosso di un centimetro da dove lo avevo lasciato, mi teneva delicatamente per un polso. Puntai i miei occhi nei suoi color ambra e pensai che era davvero un bell'uomo.

Anche ora.

«Sto per morire.» dissi tutto d'un fiato.

«Enola...» balbettò sotto shock.

Anche ora.

Gli gettai le braccia al collo e posai le mie labbra sulle sue. Lo avevo colto di sorpresa, ma non esitò a ricambiare quel bacio disperato. Quando ci staccammo ansimanti fummo accolti da qualche applauso e un oh generale.

«Devo andare.» fuggii diretta al parcheggio dell'ospedale.

«Enola, aspetta!»

Salvatore mi stava rincorrendo, ma feci in tempo a sgattaiolare in un ascensore che si chiuse prima che lui potesse entrarvi. Avevo un tailleur nero attillato e dei tacchi a spillo che mi stavano torturando i piedi, cercai di ignorarli per continuare a correre in direzione della mia macchina.

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Se trovate errori o altro non abbiate paura di correggermi, non mangio nessuno :) Purtroppo anche ricontrollando centinaia di volte ci sarà sempre qualche dettaglio che mi sfuggirà e che spero mi facciate notare. 

Ogni alba rimasta (Ex ANCHE ORA- Il castello del tempo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora