Capitolo centoventicinque

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10 anni prima

Diego

-I medici le hanno indotto un coma farmacologico per valutare la sua condizione ed eventuali danni. Naggi è stata avvertita da un parente che l'ha chiamata al telefono, è scattata come una furia pretendendo di andare in ospedale. Stava per uscire da scuola, l'abbiamo presa di forza e l'abbiamo rinchiusa dentro.-

Ero senza parole.

-Siete fuori di testa! Si chiama sequestro di persona. Sua madre è in ospedale e voi volete impedirle di andare? È maggiorenne può fare quello che vuole!-

Il preside scosse la testa e la sua pappagorgia dondolò nel vuoto.

-Non posso mandarla via. Ci serve. A tutti noi. Oggi c'è una competizione tra le diverse scuole, un test attitudinale che prevede la partecipazione delle menti più brillanti di tutti gli istituti del Lazio. I primi dieci classificati otterranno fondi economici per la scuola di appartenenza. Naggi deve partecipare, è stato stabilito da mesi. Ha le carte per ottenere quei fondi.-

-Voi la state trattando come carne da macello. La state spremendo senza pietà come se fosse un'arancia. Dovreste vergognarvi.-

Stavo per sfondare la porta. Avevo già preso la rincorsa.

-Se Naggi non otterrà quei fondi la scuola chiuderà.-

Mi fermai di colpo.

-Non abbiano fondi sufficienti per far ristrutturare alcune aree fatiscenti dell'edificio. La scuola se non verrà messa a nuovo sarà chiusa perché dichiarata non agibile.-

Il preside si sistemò di nuovo la cravatta nel pieno dell'angoscia. La camicia che indossava aveva macchie di sudore sparse qui e lì. Mai lo avevo visto così agitato.

-Madini, devi convincerla a partecipare a quella  competizione o siamo finiti.-

-Non possono andare altri?- tentai.

-Conosci qualcuno migliore di Naggi?-

La risposta era un 'no' secco, ma dirlo ad alta voce avrebbe significato tradire un po' Enola che in quel momento aveva bisogno solo di sua madre.

Respirai a fondo. Dovevo convincerla. Per forza. Non c'erano altre soluzioni. Le conseguenze sarebbero state catastrofiche e proprio su quelle avrei puntato per portare acqua al mio mulino. Gliele avrei elencate una ad una.

-Non appena entrerò dentro, chiuda la porta alle mie spalle, proverà a fuggire, la conosco.-

Il preside annuì.

Infilò tremante la chiave nella serratura e girò poco convinto. Enola gli sarebbe saltata addosso e lo avrebbe riempito di botte, preside o non preside.

Sgusciai dentro e la porta venne chiusa alle mie spalle. La serratura scattò di nuovo. In un attimo venni spinto via da Enola che si accanì su quella barriera di legno imprecando e piangendo.
L'afferrai per un braccio e la tirai via di lì. Il suo volto era terrificante. Chiazzato di rosso, con gli occhi iniettati di sangue e con le labbra secche e screpolate.

-Sei un idiota! Perché ti sei fatto chiudere dentro anche tu?-

Non aveva più voce. Non riusciva più a gridare a dovere. Le sue corde vocali avevano già lavorato abbastanza.

Ogni alba rimasta (Ex ANCHE ORA- Il castello del tempo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora