•Psychè•

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<<Sai, Sammy, oggi ho incontrato un ragazzo. Non abbiamo parlato, in realtà ci siamo a mala pena presentati. C'è qualcosa in lui che mi intriga; qualcosa mi diceva che era smarrito, come se stesse cercando uno scopo, un motivo per cui continuare ad impegnarsi nella sua vita. Lo so, lo so, ti starai chiedendo sicuramente: "ma come puoi dire questo? Insomma, mi hai appena detto che non ci hai parlato!" Ecco, Sammy, è proprio questo il punto: non ho avuto bisogno di parlargli per capire queste cose. Ora ti racconto per bene: ero andato a correre, come ogni mattina, ed ero al parco, come sempre; ma stamattina c'era qualcosa nell'aria che mi ha fatto distrarre completamente, tanto da non farmi accorgere dove stessi andando. Allora sono andato a sbattere contro qualcosa, per poi accorgermi che era un ragazzo, che mi sono subito impegnato ad aiutare. Il fatto è che non ha subito accettato il mio aiuto. Porta gli occhiali, te l'ho detto? Li ha subito rimessi e mi ha scrutato per qualche secondo, guardandomi. Non ho potuto evitare di guardarlo a mia volta... Sammy, forse non puoi capire come mi sia sentito, forse non capisci nemmeno perché io ti stia parlando di un ragazzo ... è che non lo so neanch'io, capisci? L'ho guardato negli occhi e aveva quegli occhi così azzurri! Sembravano due pezzi di cielo e per un secondo ho rischiato di restare lì imbambolato. Ma tu lo sai come sono, fratellino, non avrei mai potuto fare una figuraccia del genere! Quindi, mi sono ripreso e gli ho porto la mano, per aiutarlo a rialzarsi; ma lui sembrava schivo, quasi come se non si fidasse... e non potevo mica dargli tutti i torti, in fondo l'avevo appena fatto cadere. Ma almeno sono stato educato a porgergli il mio aiuto, no? Infatti, hai ragione, sarei stato scorretto se fossi scappato via. Comunque, ti stavo dicendo che mi sembrava schivo, anche quando poi l'ho aiutato ad alzarsi, non vedeva l'ora di andarsene. Mi è sembrato giusto almeno chiedergli se gli servisse qualcosa, che dici? Pensi che io abbia fatto bene? Non volevo che la cosa finisse lì. Ma come "perché"? Te l'ho detto, Sammy, c'era qualcosa in lui... era così delicato, sembrava indifeso, la prima cosa che ho pensato è stata che avrei voluto proteggerlo, che avrei voluto aiutarlo nella sua vita, perché sembrava nascondere qualcosa di davvero difficile da sopportare dietro i suoi occhi. L'ho visto perché mi sono quasi riflesso in lui, aveva l'espressione di qualcuno che trasporta un grande peso sulle spalle e mi sono sentito quasi in dovere di aiutarlo... ma quando lui mi ha detto di non aver bisogno di nulla ho deciso di presentarmi, per essere sempre educato e per fargli capire che, se avesse avuto problemi, avrebbe almeno saputo il mio nome. Lui? Lui si chiama Castiel... che nome, eh? Ricordo che i nomi di molti angeli finiscono in -el...>> Dean si fermò un attimo, pensieroso. C'era qualcosa che gli dava da pensare. Quindi, disse a suo fratello cosa lo turbava <<Sammy, ho paura, ho paura di questa sensazione. Non mi era mai capitato di sentirmi così per un ragazzo. Sì, da quando Lisa mi ha lasciato sono cambiate molte cose... però non avrei mai creduto che io stesso potessi cambiare così. Ma in fondo, che male c'è se mi piace un ragazzo?>> fece una pausa, sospirò e si prese la testa fra le mani per qualche secondo. Poi, riprese: <<Non so come posso dire che mi piaccia, non so nulla di lui, ci siamo solo scambiati qualche sguardo e ci siamo presentati... forse potrei incontrarlo di nuovo al parco domani, che dici? Magari, se lo incontrassi di nuovo, potrei cercare di fare un po' più di chiarezza nella mia testa>>.
Continuò a raccontare la sua giornata, finché non arrivò un infermiere, che gli disse: <<Signor Winchester, l'orario di visita è finito>>.
Dean si voltò e rivolse uno sguardo grave all'infermiere, sentendo che il mondo gli crollava di nuovo addosso.

Guardò Sam, disteso nel suo letto dalle lenzuola azzurrine, con un braccialetto bianco che lo identificava fra i pazienti psichiatrici. Non era ancora chiaro cosa avesse provocato quel crollo in lui, tutto ciò che sapevano era che non rispondeva più agli stimoli, non ascoltava nessuno e viveva nel suo mondo fatto di chissà quali cose, e che durante la notte non riusciva a dormire perché "Lucifero lo infastidiva".

Dean era distrutto. Era accaduto tutto da un momento all'altro: il giorno prima stava bene, il giorno dopo "puff", non gli parlava più. All'inizio era spaventato, sembrava che vivesse davvero in un mondo parallelo, parlava di cacce e di demoni, di Lucifero e dell'Apocalisse... allora Dean non aveva più aspettato e aveva portato suo fratello all'ospedale, dove era stato subito ricoverato.

Erano passati tre mesi da quel giorno, e i medici avevano detto che poteva essere utile che Dean gli raccontasse le sue giornate: forse parlargli del mondo reale lo avrebbe aiutato a tornarci.

Poi Lisa lo aveva lasciato, convinta che lui non fosse più innamorato di lei, perché la storia di Sam e del suo crollo lo aveva completamente risucchiato. Così, al posto di aiutare Dean, lei lo aveva lasciato. Dean non aveva battuto ciglio, era troppo distrutto da questi due fulmini che si erano abbattuti su di lui anche solo per provare a reagire. Lisa, a sua volta, aveva pensato che il suo atteggiamento confermasse quello che diceva lei: Dean non l'amava più. E, in quel momento, anche Dean aveva realizzato che non poteva più amare una persona che non lo sosteneva, e che in una simile situazione lo abbandonava a se stesso. Quindi ora era solo a fronteggiare la malattia del fratello e tentare di mantenere le spese per le medicine e le cure con il suo lavoro da meccanico nell'officina di Bobby, che era come un secondo padre per lui. Da quando John era morto, aveva preso lui e suo fratello sotto la propria ala, tentando di proteggerli da ogni male.

<<Signore, mi scusi, ma deve andarsene>> ribadì l'infermiere, vedendo che Dean non si muoveva. Allora si alzò dalla sedia che aveva messo accanto al letto di suo fratello, gli scompigliò affettuosamente i capelli e gli diede un ultimo, triste sguardo prima di uscire dalla stanza.

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Psychè: dal greco ψυχή [Psiu-chè], "anima", "spirito".

Eutychìa || DestielHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin