•Phìloi•

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Qualche giorno dopo

<<Senti, allora mi porti un Barbarossa con la birra Ionio>> per piacere, quello mancava sempre. Ma a Castiel non dispiaceva più di tanto. In fondo, era lì per lavorare, mica si aspettava clienti gentili.
Il pub dove lavorava, il Black Sea, era (ovviamente) a tema mare e pirati, quindi ogni pietanza aveva il nome di un pirata, di un mare, o di una creatura marina. Non era un brutto posto, sebbene non si trovasse nella zona ricca e centrale della città. Non era mai capitato che ci fossero risse o che qualche ubriaco venisse a fare il pazzo lì dentro.
<<Castiel! Va' a vedere cosa vuole il tavolo 5, io sono impegnato>> gli disse il suo collega (nonché superiore) Balthazar.
Castiel sospirò. <<Sì, servo questi e vado>> disse, indicando con la testa il pesante vassoio che aveva in mano. Sarebbe finito per farsi i muscoli, in questo modo.
Al tavolo cinque c'era un ragazzo seduto da solo, con le spalle massicce e i capelli in disordine. Con la luce fievole del posto Castiel non riusciva nemmeno a scorgere i tratti del viso.
<<Sei già pronto per ordinare, o stai aspettando qualcuno?>>
<<No, no, sono da solo>> disse il ragazzo, con una voce che a Castiel sembrò familiare. Scrutò il menù per qualche altro secondo e, senza alzare lo sguardo, disse : <<Portami... questo Balena Bianca, e facci mettere doppio bacon, e portami la birra più forte che avete, per piacere>> wow, un po' di gentilezza, non posso crederci. Il cliente distolse gli occhi dal menù per chiuderlo e restituirlo al ragazzo, quando lo riconobbe.
<<Ehi, ma tu sei Castiel!>> esclamò, piacevolmente sorpreso.
Castiel lo guardò meglio, gli era sembrato che la voce fosse familiare... Dean Winchester.
<<Oh, ehm... ciao...>> fece finta di dover pensare un attimo a come si chiamasse <<Ciao Dean>> si sforzò di sorridere e di non dare a vedere quanto fosse nervoso. <<Non ti ho mai visto da queste parti>> tentò di non sembrare un idiota.
<<Già... no, infatti è la prima volta che vengo qui. Questo posto me l'ha consigliato la ragazza di mio fratello, loro venivano spesso qui>>
Castiel notò che Dean aveva usato il passato, venivano, ma poteva essere casuale, e poi chi era lui per intromettersi?
Dean continuò: <<Penso che ci verrò più spesso anch'io>> concluse in un sorriso, e Castiel non poté evitare di arrossire un po'.
Ma cosa credi, che venga qui per te? Probabilmente gli piace il posto, non tu.
<<Anzi, sai che ti dico? Portamene due, di birre. È stata una lunga giornata>> sospirò Dean.
Castiel annuì e si rimise subito al lavoro.

<<Ehi, Castiel, chi è quel tipo laggiù?>> chiese la sua collega Ruby <<Ho visto che ti parlava come se ti conoscesse. Magari puoi farlo conoscere anche a me, più tardi>>
<<Oh, ehm...>> Castiel era in imbarazzo. E aveva una strana sensazione alla base della nuca, un formicolio, qualcosa che gli parve un fastidio nei confronti della proposta di Ruby. Se non fosse stato azzardato, avrebbe pensato che fosse gelosia.
<<Sì>> rispose infine <<Certo>>.
Dopotutto, che altro avrebbe potuto dire? Quali buoni ragioni aveva per negare a Ruby la conoscenza di Dean? Non stavano mica insieme. Castiel non aveva alcun diritto di decisione sulle ragazze che Dean avrebbe potenzialmente voluto conoscere.
Nella sua testa balenò per un secondo una delle foto del ragazzo, con quella che credeva essere la sua fidanzata, e voleva quasi dirlo a Ruby... ma si morse la lingua. Dopotutto, potevano essersi lasciati, o a Dean poteva non importare di tradire la ragazza.. a chi importava. Di certo non doveva essere un problema di Castiel.

<<Ehi, Dean, sono in pausa, ma una mia amica mi ha chiesto se... ecco, mi sento un po' in imbarazzo a fare da tramite, ma vorrebbe sapere se può lasciarti il suo numero di telefono>>
Dean sembrò perplesso, ma sorrise alla vista del viso paonazzo di Castiel. <<Dipende, chi è quest'amica?>> chiese. Castiel gliela indicò e Dean sembrò pensarci un attimo.
<<Amico, è una bella ragazza, ma non mi sento proprio in vena. È un periodaccio, e non mi va di conoscere nessuno. Anche se di certo non puoi dirle così... dille che ho la ragazza. Non è vero, ma una scusa dovremo pur inventarla, no?>> ridacchiò e diede una pacca sulla spalla a Castiel, il quale si sentì molto sollevato nel sentire che: uno, Dean rifiutava Ruby e due, non aveva la ragazza.
E di cosa gioisci? Si chiese, poi, uscendo dal locale per prendere un po' d'aria. Dean non è fidanzato, ma questo non ti dà speranze. Gli piacciono le donne, idiota. E fu costretto a fare i conti con la realtà dei fatti, non aveva speranze. Un ragazzo come Dean era troppo macho per farsi piacere uno come lui, e di certo gli piacevano le donne.
In quel momento Castiel si chiese perché fosse nato così. Questo suo modo di essere non aveva fatto altro che creargli problemi. Aveva avuto cotte su cotte, nessuno mai che lo ricambiasse. Ed era per colpa di questo che, qualche anno prima, era entrato nel suo periodo oscuro. La verità era che Castiel si odiava, e anche le altre persone lo avrebbero odiato, se avessero saputo. Per questo nessuno, da quando si era trasferito, aveva mai saputo certe cose di lui. Non voleva rischiare, ed era meglio così. Soffriva a fingere, ma sapeva che avrebbe sofferto molto di più se avesse trovato persone come quelle di qualche anno prima.
<<Castiel! Quanto ti ci vuole a rientrare?>> lo riprese Balthazar.

Dean, intanto, si era fatto portare molte altre birre nel corso della serata, non appena ne avesse finita una, subito ne chiedeva un'altra. Voleva sbiadirsi la mente, annebbiare i pensieri, annegare le sofferenze quotidiane nel fresco e intenso sapore dell'alcool.

<<Dean?>>
<<Sì?>> mugolò lui
<<Dean, ascolta, stiamo chiudendo, devi andare via. Non voglio cacciarti, sia chiaro, ma non potrei lasciarti qui tutta la notte>>
<<Oh, wow, che ore sono?>> si guardò il polso, senza orologio. <<Devo aver perso la cognizione del tempo>>.
Dean si alzò e uscì dal locale solo per sedersi di fronte alla porta, tenedosi la testa fra le mani. Girava tutto, come avrebbe potuto guidare fino a casa? Forse avrebbe fatto meglio a tornare a piedi, ma era troppo stanco per quello...

<<Dean? Perché sei ancora qui?>>. Il turno di lavoro era finito, dopo che Dean era uscito dal Black Sea Castiel e i suoi colleghi avevano rimesso a posto il pub, pulito e lavato il salone e la cucina, per poi andarsene a casa. Ma quando era uscito dal locale, aveva visto questo ragazzo con le spalle ricurve che si manteneva la testa fra le mani e l'aveva riconosciuto come Dean.
<<Ehi, Castiel, amico, io... io non lo so, mi gira la testa e non posso guidare per tornare a casa. Scusami, sono patetico, lasciami perdere. Devo... devo solo rimettermi in sesto>>
<<Ehi, se vuoi posso guidare io. Dimmi dove abiti e ti accompagno>> si propose Castiel in un momento di estremo coraggio.
Dean ci pensò un attimo.
<<Castiel... Cass, posso chiamarti Cass? Sei davvero gentile, ma non posso chiederti tanto. Poi, se guidassi la mia macchina come torneresti a casa?>>
Cass. Mi piace.
<<Ehi, non ha importanza, posso tornare a piedi, la città non è così grande>>
<<No, davvero, non posso permetterlo. A quest'ora di notte mi sentirei in colpa a lasciarti camminare da solo per strada. Non abito in un quartiere tranquillissimo, non vorrei che avessi problemi... senti, facciamo così, se ci tieni ad accompagnarmi poi resti da me, okay? La stanza di mio fratello è libera, non gli importerà>>
Il cuore di Castiel sembrava voler uscire dal petto. Dean lo aveva invitato a restare da lui? Questo era molto più di quanto si aspettasse. Certo, sapeva di non doversi fare illusioni, ma questo significava rivederlo la mattina dopo, ed era una cosa meravigliosa.
<<Va bene, ci sto>>. Aiutò Dean ad alzarsi e andarono verso l'auto.

Casa di Dean era modesta, proprio come ce la si aspettava: un'entrata con divano e tv, un minifrigo per le birre, una piccola cucina, un bagno e due camere da letto. Appena entrati, Dean si sedette sul divano e si tolse le scarpe emettendo un suono di puro piacere. Castiel, dal canto suo, era rimasto fermo davanti alla porta a guardarsi intorno, il cuore in tumulto e le farfalle nello stomaco. Credeva che se avesse fatto un solo passo, avrebbe vomitato tutta la sua ansia. Quasi non riusciva a respirare, eppure cercava di convincersi che stava avendo una reazione eccessiva. In fondo, era solo un ragazzo che conosceva che era stato tanto gentile da preoccuparsi per lui. Un bel ragazzo al quale Castiel non aveva più smesso di pensare dal giorno in cui l'aveva incontrato, ma questo era secondario.
<<Cass, fa' come se fossi a casa tua. La camera di mio fratello è la prima sulla sinistra, prendi un cambio di vestiti dall'armadio nel corridoio, non fare complimenti>>.
Dean era felice, nella sua mente ancora un po' offuscata, di essere riuscito a portare Castiel a casa. Era proprio carino, carino e gentile, e c'era qualcosa in lui che lo attirava... in un modo simile a come, fino a quel momento, lo avevano attratto certe ragazze. Saranno stati i suoi modi gentili, i suoi occhi azzurri o forse il velo che Dean gli aveva scorto negli occhi qualche giorno prima, ma non era riuscito a smettere di pensare a lui.
Nei giorni successivi al loro primo incontro, entrambi erano tornati al parco più volte, ma sempre in orari diversi della giornata, e nessuno dei due aveva aspettato abbastanza da vedere l'altro arrivare. Alla fine, invece, si erano incontrati per caso in un posto dove nessuno dei due si aspettava di vedere l'altro, entrambi erano stati contenti di rivedersi e avevano subito colto l'occasione di passare del tempo insieme, per avere finalmente l'occasione di parlare e l'opportunità di conoscersi, questa volta per bene.

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Φίλοι [Fì-loi]: amici

Eutychìa || DestielWhere stories live. Discover now