Verso la campagna

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Sentivo salire un groppo in gola. Dovevo tornare al presente, concentrarmi sulla guida. Avevo già sbagliato troppe volte strada da quando, più di un'ora prima, ero partita dall'ospedale. Ormai nel luogo delle mie radici non mi sapevo orientare, se non per le vie del centro o nel tragitto che portava all'autostrada.

Dov'è il supermercato, dov'è? Non l'avrò già passato? Strizzai gli occhi, sperando di vincere la stanchezza che mi appannava la vista e lo scorsi. Brutto, triste, una costruzione gigante in cemento che sembrava non aver nulla a che fare con il paesaggio circostante. L'avevo sempre odiato, mai ero stata felice di vederlo fino a quel momento. "Dopo il supermercato gira a destra ed entra nella strada che porta al paese", mi ripetei in testa come se stessi ascoltando la voce impostata del navigatore.

Quella costruzione aliena sembrava la cinta muraria del paese. "Se la superi," pensavo, "tutto il mondo resta fuori". Presi la strada delle betulle, scorsi il ruscello che la costeggiava scorrendo quieto. Dovetti buttarmi sulla destra perchè un incoscente stava correndo nella mia direzione invadendo la mia corsia. Imprecai, misi ancora la freccia e poi ancora, rallentai. L'auto iniziò a sobbalzare quando le ruote entrarono a contatto con il terreno un po' sconnesso del piazzale di casa. Ero arrivata.

Il filo che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora