La prima visita a papà

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Avevo un sacco di cose da chiedere a mio padre, ma gli infermieri mi avvisarono che lui era ancora molto debole. Avrei potuto salutarlo, ma mi fecero promettere di non farlo agitare per nessun motivo.

Entrai nella stanza, girò la testa verso di me. Mi sembrò improvvisamente più vecchio e raggrinzito, più piccolo. Mi concentrai sui sui occhi chiari e gli feci un sorriso.

-Ciao Papà.
- Ciao piccola mia.
Vidi i suoi occhi illuminarsi per un momento, poi diventarono tristi.
- Come stai papino?
- Sono già stato meglio - rispose abbozzando un sorriso tirato - però ho la pellaccia dura, almeno questo dicono i dottori. Mi hanno promesso che mi rimetteranno in piedi. Elena...
- Dimmi papà
- È successo tutto quando ho avuto una notizia. C'è qualcosa che dovresti sapere.

Vidi che si stava agitando, il fiato gli venne corto e i macchinari a cui era attaccato iniziarono a segnalare qualcosa che non andava. Mi spaventai.

- Calmati papà. Edoardo Alfieri mi ha detto tutto. Era con te quando ti sei sentito male, ricordi? Hanno trovato Lucia, lo so. Ne parleremo più avanti, quando ti sarai rimesso in piedi. Per ora cerchiamo di goderci i pochi minuti che ci lasciano stare insieme.

Lui sembrò rasserenarsi. In quel momento arrivò l'infermiera: - Visita terminata Signora, potrà tornare domani.
Protestai, ero stata lì troppo poco. Perchè non potevo rimanere di più? L'infermiera mi mostrò contrariata alcuni dati che aveva sputato un macchinario. - Suo padre deve restare tranquillo, - mi disse seccamente, - a domani.

Raccolsi la mia borsa e mi avviai verso l'appartamento di mamma. Non riuscivo a capire. Il papà si era agitato solo per il ritrovamento del cadavere o c'era di più dietro? Perchè papà aveva i documenti della clinica? Perchè aveva degli esami di quella che poteva essere la mia madre naturale? Cercai di ripensare alle sue parole, alle sue espressioni, ma non riuscii a trovare una risposta.

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