Favoritismi

136 9 0
                                    

Eravamo circa a metà del tragitto, quando squillò il mio telefono.
Era Giovanna, che parlava sottovoce per non farsi sentire dai colleghi.

Mi disse che aveva chiamato la Signora Carofiglio, l'assistente sociale, ma non l'aveva trovata. Non lavorava più lì. Aveva però risposto una donna che era stata sua collega.

Giovanna le aveva raccontato che in clinica stavano facendo dei lavori negli archivi e avevano trovato le due cartelle, che in realtà le avevo consegnato io. Disse che cercava ragguagli e aveva quindi descritto il contenuto.
Il particolare secondo cui a quei tempi la clinica aveva da poco chiuso la sala parto, se l'era tenuto per sè.

La signora Bonfiglioli - "Nomen Omen 2" pensai, mannaggia alla mia ironia - aveva trovato dei dati sommari legati alla mia adozione. Era rimasta allibita venendo a conoscenza  del fatto che tutto si era svolto a partire da una clinica privata.

"Sì, certo - aveva detto - normalmente si avviano pratiche di adozione fin dall'ospedale, per fare arrivare il piccolo alla madre adottiva il prima possibile. È vero anche che quando ci sono dei casi di bambini con problematiche di salute alle volte si attuano procedure per cui se ci sono nell'ambito ospedaliero delle persone interessate, come dire? Si privilegia il benessere del bambino. Questo però normalmente accade nelle strutture ospedaliere pubbliche.

Per un momento mi distrassi, ripensando all'indicazione della fantomatica Sindrome sul fascicolo, poi ripresi ad ascoltare.

A suo parere in sostanza c'erano troppe anomalie, si era chiuso più di un occhio.
Giovanna mi riferì che non sapeva dire se la signora fosse amareggiata, alterata o imbarazzata. Probabilmente un mix di tutti questi stati d'animo.

Giovanna l'aveva lavorata un po' ai fianchi e la Bonfiglioli aveva ammesso:
- Sa, la Carofiglio era una persona molto in gamba, ma tendeva ad essere una trafficona. Credo fosse una persona di buon cuore, odiava gli ostacoli imposti dalla burocrazia e credo che alle volte interpretasse un po' a modo suo cosa fosse giusto e cosa no. Come dire? Prendeva delle scorciatoie, anche se aveva soprattutto in mente il benessere dei bambini. Almeno così pensavo.

Era stata anche indagata un paio di volte, ma non era stato trovato nulla a suo carico. In questo mestiere può capitare.

Aveva poi aggiunto: - Che mi ricordi era anche molto amica del Dottor Di Benedetto, Enzo Di Benedetto. Lui era nel Consiglio d'Amministrazione della vostra clinica, ai tempi. Me lo ricordo perchè ogni tanto la Carofiglio mi raccontava delle eleganti cene a cui era invitata, in una villa che doveva essere splendida. Io ero giovane, il massimo che potevo permettere era di andare al cinema o a mangiare una pizza. La invidiavo un po'. Ricordo che una volta in confidenza mi aveva anche detto che d'estate era andata qualche volta nella loro casa di montagna, diceva che era un peccato perchè i Di Benedetto non la usavano più.

Giovanna mi disse infine che la Bonfiglioli le aveva promesso di guardare meglio tra i dati archiviati. Purtroppo sembrava non trovare molto sotto la mia data di nascita e disse che probabilmente i documenti erano stati spostati all'archivio centrale. Nella posizione in cui si trovava la mia gentile detective Giovanna, non poteva chiederle oltre, l'avrebbe insospettita.

Ci salutammo. Avevo verosimilmente tra le mani un altro pezzo di puzzle. La Carofiglio ed Enzo erano amici.

Il filo che ci unisceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora