Sola

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Rimasi per qualche minuto a chiedermi cosa avrebbe combinato. Mi domandai ancora se avessi incontrato un emerito deficiente, ma mi resi anche conto che la mia era rabbia dettata dalla mia solitudine. Quando ero arrivata in quella casa ero sola, ma non mi pesava. Poi era successo tutto quel casino e mi ero sentita persa, ma era arrivato lui e mi era stato accanto. Non ce l'avrei mai fatta a reggere nei giorni precedenti se non ci fosse stato, mi aveva anche aiutato tanto. Ripensai al volto amico di Raffaella, alla foto che si era fatto stampare dal suo amico, ma anche a tutte le cose belle che mi aveva fatto fare per distrarmi.

Cercai di rilassarmi, quando i miei soliti brutti pensieri ricominciarono ad accalcarsi nella mia testa.

Squillò il telefono. Era lui, sentivo che era ancora alla guida. Non sapevo nemmeno dove abitasse, quanto tempo ci avrebbe messo per tornare a casa.

- Sono io. Senti mi è venuta in mente una cosa. Se è stato un incidente, perchè Enzo non ha poi avvertito la polizia? Perchè non l'hanno fatto nemmeno tua madre e tuo padre? E tuo padre perchè ha detto che c'era una cosa che dovevi sapere?

Ribattei: - Di chi sono le altre analisi del dna?

- Forse mia cugina può esserti ancora d'aiuto. La chiamo ancora per sollecitare quanto ti ha promesso e le chiederò di tenermi informato. Spero tanto possa scoprire qualcosa che ti sia utile. Promettimi che non sparirai.

Volevo rispondergli che era lui a dovermi promettere di non sparire.
- No, non sparirò. Buonanotte.
- Mi manchi già.
Mi venne un groppo in gola, non ero in grado di parlare ancora e chiusi la chiamata.

Andai in cucina, guardai il blister dei sonniferi. Ce n'erano ancora molti, ne presi uno e misi la scatola in borsa.
Crollai pensando che sarebbero stati per un po' il mio Edoardo in comode compresse.

Il filo che ci unisceWhere stories live. Discover now