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Mi sedetti sulla sedia imponente, di fronte a mia sorella.
I miei genitori occuparono la parte destra, di quel gigantesco ed eccessivo tavolo di mogano.
Mio padre si mise a capo tavola, naturalmente.
Non appena il vassoio contenente il pollo, fu posizionato dalla cameriera, al centro della tavola, non esitai a prenderne un pezzo e a cominciare a mangiare in silenzio.
«Manuel. L'educazione.» mi riprese mio padre severamente.
Alzai lo sguardo verso di lui, continuando a mangiare. Il suo completo elegante era tirato a lucido, la cravatta stretta al collo. Non faceva una piega. Mi veniva da vomitare.
«Uhm.. Buon appetito.» borbottai proseguendo la mia cena.
«Manu.»di nuovo la sua voce.
«Papà.»lo presi in giro.
«Smettila di mangiare e aspetta che tutti si prendano un pezzo. E poi, come ti sei vestito?! Sembri uno straccione!» disse severamente.
«E perché non si prendono del pollo, e se lo mettono nel piatto? Devono aspettare che lo faccia la cameriera? Ce le hanno le braccia! E poi mi vesto come mi pare, sopratutto per cenare.» dissi arrogantemente.
«I modi, insomma!» mi riprese mia madre.
«'Fanculo io non mangio.» feci strusciare la sedia sul pavimento, provocando un cigolio che poco mi piaceva.
«Il linguaggio signorino. E torna subito qui!» gridò mio padre.
Salii la scalinata principale, per raggiungere la mia stanza al terzo piano, eccessivamente grande.
Tutto troppo grande, ovunque, in quella casa.
Chiusi la porta.
Aprii il cassetto della scrivania bianca, estraendo una barretta al cioccolato, ero sempre pronto a queste emergenze.
La mangiai in fretta.
Mi stesi sul letto a due piazze, fissando il soffitto.
La porta si aprì di colpo.
Alzai il busto.
«Torna in sala da pranzo.» dissi sbuffando, guardando la ragazza.
«I genitori ti vogliono parlare.»disse lei incrociando le braccia al petto.
«Dì loro che io non voglio, invece. Ed esci.» dissi sgarbatamente.
«Manu..»sospirò.
«Esci.» ripetei stendendomi nuovamente sul materasso.
Chiuse la porta, delicatamente.
Sospirai.
Era possibile che odiassi tutto questo?
Si.
Non mi spiegavo certe cose della mia vita, tanto da parer scemo.
E forse lo ero.
L'essere scemi era l'effetto collaterale dei soldi.
Perché puoi avere una casa gigante, una montagna di soldi, voti eccellenti a scuola; ma se non hai un briciolo di consapevolezza non vai da nessuna parte.





Note:
I capitoli diventeranno più lunghi!

Dear M;;Manu RiosOnde histórias criam vida. Descubra agora