twenty-eight;

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I capelli mi oscuravano, per una buona parte, la mia vista.
Vento e capelli sciolti, non era una combinazione così piacevole.
Almeno non durante quel periodo del mese, essendo facilmente irritabile.
«A cosa pensi?» la voce di Manu mi riportò alla realtà.
«Oh.. A nulla..» sorrisi, scuotendo la testa.
Sorrise, scuotendo la testa fra sé e sé.
Le sue braccia erano appoggiate pigramente sulle ginocchia piegate.
«Vuoi fare un giro?» chiese poi.
Lo guardai.
«Sei stanca? Vuoi andare a casa?» chiese poi.
Sorrisi.
Sbuffò sorridendo, alzando gli occhi al cielo.
Si alzò, mettendosi in piedi di fronte a me.
Mi porse le mani, che afferrai.
Mi alzai, pulendomi il sedere con le mani.
«Ti va di venire da me?» chiese poi.
«Da te? I tuoi genitori sono a casa!» esclamai.
Intanto lui aveva iniziato a camminare, indirizzato verso casa sua.
«Manu...» sbuffai.
«Dai! Guarda che non succede nulla!» rise.
Mi prese per mano ed una scossa di brividi mi percorse tutta la spina dorsale. Sembrò non accorgersene.
«L'ultima volta che sono stata a casa tua, tuo padre mi ha guardato malissimo.» risi.
«Mio padre non dovremmo nemmeno incrociarlo.» disse lui, scrollando le spalle.
«Come?» chiesi un po' stupita.
«Entriamo dalla porta sul retro, così mia madre non ti trattiene due ore. Mio padre è a lavorare. Fa il turno di notte.» spiegò.
Annuii.
Scendemmo in spiaggia, immersi nel buio quasi totale. La luna rifletteva la sua luce sull'acqua dell'oceano, creando una luce bianca fioca.
«Come fa a non piacerti questa vista? Se abitassi sulla spiaggia passerei le mie serate affacciata alla finestra!» dissi saltellando sulla spiaggia.
«Lo dici solo perché non abiti sulla spiaggia. Se ci abitassi capiresti che il mare è la cosa più noiosa di questo mondo.» disse.
«Tu sei la cosa più noiosa di questo mondo!» dissi ridacchiando.
Lui mi punzecchiò un fianco.
Strillai appena dal solletico.
Rise.
«E sei l'unico ragazzo spagnolo che conosco che odia il mare!» dissi poi.
«Togli l'ultima parte. Sono l'unico ragazzo spagnolo che conosci.» ribattè.
Sorrisi.
«È vero.» dissi poi.
«Ci mancherebbe altro!» rise.
«Non potrei conoscere altri ragazzi spagnoli?» chiesi.
«No.» rispose, con un alzata di spalle.
«Addirittura...» annuii ironicamente.
«Non potresti perché io sono unico.» gonfiò il petto fieramente.
«Sicuramente. Nessuno è più lunatico di te. In tutto il mondo.» ribattei ridendo.
«Ma.. Ehi!» si finse offeso.
«Uh povero bimbo.» risi.
«Si.» sporse il labbro inferiore.
Lo imitai, per prenderlo ancora di più per i fondelli.
Ci inoltrammo in un piccolo bosco.
Alzai lo sguardo verso l'alto.
«Sono altissimi.» dissi riferendomi agli alberi.
«Soprattutto se ti arrampichi.» annuì.
Lo guardai stupita.
«Sei salito fin su?» dissi indicando un tronco.
Annuì, scrollando le spalle.
«Wow.» dissi guardando in alto. «Eppure sei uno stecchino. Non mi giudicare, hai i muscoli ma sei magrissimo.» dissi seriamente.
Scoppiò a ridere.
«Sei unica.» sorrise.
Entrammo da una porta uguale a quella dell'ingresso principale, però non appena fui dentro, l'unica cosa che riuscivo a vedere era Manu ad un palmo da me. Era buissimo.
Lui mi prese il mignolo destro, trasportandomi in casa. Chiuse la porta a chiave, appoggiando le chiavi, immagino su un mobiletto.
«Hai paura del buio?» chiese dolcemente, a bassa voce.
«Solo se non conosco il posto.» dissi.
«Tranquilla. Qui nessuno ti ucciderà.» rise.
«Stupido.» gli diedi un colpo sulla spalla, che nemmeno sentì, secondo me.
Camminava sicuro e velocemente in mezzo a quel buio poco rassicurante, per me.
«Adesso c'è una rampa di scale, stai attenta: i gradini sono piccoli.» disse.
«Okay.» annuii, nonostante lui non potesse vedermi. Salimmo gli scalini, io almeno ci provai: inciampai cinque volte.
Mi schiantai contro la sua schiena.
«Avevi detto che era una rampa!» dissi.
«Infatti. Ma te la sei fatta tutta a carponi.» rise.
Storsi il naso.
Aprì una porta e finalmente riconobbi l'ambiente intorno a me.
La luce della stanza non era luminosissima, erano accesi solo alcuni faretti sopra alla tavola da biliardo, ma riuscivo a vedere anche il resto della stanza.
Mi condusse fuori da quella stanza, poi in un corridoio lunghissimo, fino alla porta bianca della sua stanza.
Una volta entrati, mi diressi subito verso l'enorme vetrata che dava sulla spiaggia.
Chiuse la porta, si tolse le scarpe e poi si avvicinò.
Mi cinse i fianchi, con le sue braccia, appoggiò il mento sulla mia spalla destra.
Sorrisi.
«Dormi con me?» chiese.
«No, Manu. Devo tornare a casa.» dissi.
«Non mi importa. A quest'ora non ci vai a casa da sola, io non ho voglia di accompagnarti, quindi resti qui.» disse.
Aveva gli occhi chiusi e respirava profondamente.
«E che dico a mia madre?» chiesi.
«Dille che stai a dormire da tua amica, perché non vuoi tornare a casa sola. O inventati qualcosa.» disse.
«D'accordo.» sospirai annuendo.
Sorrise.
«Ottimo.» disse poi.





Note:
Corto lo so, ma la scuola rompe già le palle.
I have an apple pen.

Dear M;;Manu RiosWhere stories live. Discover now