thirty-eight;

255 24 4
                                    

«Austin.» mi posizionai di fronte a lui.
«Si?» rise.
Gli sventolai il diario aperto sull'ultima pagina che era stata scritta, davanti agli occhi.
«Dai, non puoi continuare a scrivere sul quel coso.» ridacchiò.
Appoggiai, delicatamente, il diario ormai logoro, sul materasso del mio letto.
«Devo pure sfogare quello che penso su di me, da qualche parte. E quello...» indicai il diario «È un ottimo modo per farlo.» dissi sospirando.
Mi guardò, alzandosi, quasi minacciosamente.
«Ci sono io, se devi sfogarti. E poi... Non mi va che tu ti riempia di insulti. Non sei una brutta persona, lo capisci o no? Non devi mai sottovalutarti n'è vergognarti di niente.» disse stringendo i denti, contraendo la mascella.
Non avevo parole per ribattere. Forse aveva ragione, anzi no. Aveva ragione. Austin aveva sempre ragione.
«Manu...» scosse la testa.
«Cosa?» chiesi.
Mi guardò intensamente, poi distolse lo sguardo.
«Fa niente.» rispose cupo.
«No dimmi.» gli presi l'avambraccio.
Alzò lo sguardo di scatto, poi lo abbassò verso la mia mano, che stringeva il suo braccio.
Lasciai immediatamente la presa.
Rimase in silenzio. Tutto d'un tratto mi sentii a disagio in quella stanza. Ansia.
«Austin...» sospirai. «Puoi dirmi qualsiasi cosa, lo sai.» dissi poi.
Annuì. Si sedette nuovamente sul letto, così lo affiancai.
Sospirò profondamente, prima di parlare.
«Sei cambiato.» cominciò.
Corrugai la fronte.
Feci per ribattere, ma mi interruppe.
«Lasciami finire.»
Annuii.
«È da un po' di tempo che non ti sento parlare di feste o ragazze o queste cose... Non sei più il ragazzo festaiolo che eri.» disse farfugliando.
«Ed è una cosa che ti da fastidio? Cioè, è una cosa brutta?» chiesi leggermente preoccupato.
«No.» sorrise, scuotendo la testa, guardando i suoi piedi.
«E allora, perché mi sembri turbato?» chiesi cercando in tutti i modi, di ottenere un contatto visivo con lui.
Sospirò.
«Forse sono cambiato anche io.» mi guardò, seriamente.
«In che senso?» chiesi.
Spostò lo sguardo dai miei occhi, alle mie labbra.
Mi allarmai.
Provò ad avvicinarsi, ma mi allontanai.
«Austin...» scossi la testa.
«Hai frainteso.» dissi poi guardandolo.
«No!» gridò, alzandosi.
«Non è vero!» gridò nuovamente.
Mi alzai, pure io, posizionandomi di fronte a lui.
«Sei gay?» chiesi.
Certamente, non ero la persona più sensibile e delicata, in queste situazioni. Ma dovevo chiarire alcuni dubbi.
Abbassò lo sguardo.
«Austin. Guardami.» ordinai, a voce ferma.
I suoi occhi furono subito nei miei.
«Credo.» rispose con un misto tra imbarazzo, paura e forse tristezza.
Sospirai.
«Che c'è? Non mi parlerai più? Io so come sei fatto, Manu. E tu sei prevenuto, su qualsiasi cosa!» gridò.
«No. Austin, non smetterei mai di parlarti. Sei il mio migliore amico.. Solo.. Da quando?» chiesi.
«Non me me frega niente se siamo migliori amici.» rispose, ignorando la mia domanda.
«Cosa devo dire? Io accetto la tua scelta, ma più di così non posso dirti.» risposi accennando un sorriso.
Scosse la testa, le sue mani finirono sul volto.
«Io me ne vado.» raccolse il suo zaino.
Corsi fino alla porta, chiusa, e mi ci appoggiai sopra.
«No.» risposi.
«Manu, ti prego.» disse scoraggiato.
«Sei innamorato di me?» chiesi. La mia voce si incrinò.
Scrollò le spalle.
«Austin...» sospirai.
«Ma che cazzo Austin!» gridai, battendo i pugni sul legno bianco della porta.
«Non l'ho fatto apposta!» disse alzando le braccia, innocentemente.
Sorrisi.
«Lo so. Scusa.» dissi scuotendo la testa.
Si avvicinò.
Mi guardo con i suoi occhi scuri. I suoi occhi trasmettevano sempre dolcezza. O almeno con me succedeva così. Non ci avevo mai pensato a questa cosa, prima di ora.
«Non ci credo...» sorrisi, scuotendo la testa.
«Perché non ci proviamo?» chiese sorridendo.
Ammiravo la sua speranza, in qualsiasi situazione.
«No, Austin.» dissi.
«Sei ancora innamorato di Horm?» chiese.
«Non lo sono mai stato. Te si, però. È qui che sono confuso.» dissi corrugando la fronte.
«Forse non era così importante.» disse scrollando le spalle.
«Non.. Non posso diventare omosessuale da un giorno all'altro, capiscimi.» dissi.
«Io non smetterò mai di crederci, sappilo.» disse.
Lo abbracciai, mi venne da farlo istintivamente, ammiravo il suo carattere, e ammiravo lui.
«Resti a cena?» chiesi, sciogliendo l'abbraccio.
«Meglio di no. Tolgo il disturbo.» disse.
«Austin?»
«Mh?» i suoi occhi si illuminarono.
«I tuoi genitori lo sanno?» chiesi.
Vidi un velo di delusione sul suo volto.
«Mio padre mi ucciderebbe.» rispose.
Sospirai.
«Tu non dirlo a nessuno. Nemmeno ai tuoi.» mi supplicò.
«Tranquillo. Non lo dirò a nessuno.» dissi.
«Grazie.» annuì.
Accennai un sorriso.
Uscì dalla stanza, chiudendo la porta.
Mi avvicinai al letto, poi mi buttai sul letto, picchiando pure la faccia sopra il materasso.
Lanciai un grido, che venne ovattato dal lenzuolo.
Sbuffai. Mi diressi verso la vetrata.
Riconobbi la camminata di Austin; era solo su quel tratto di spiaggia.
Rimasi a fissarlo finché non sparì dal mio campo visivo.

Dear M;;Manu RiosWhere stories live. Discover now