IV. (seconda parte)

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Il Delfino entrò zoppicante per uno dei suoi consueti accessi di gotta, reggendosi al suo bastone di avorio. Una cuffia di lino bianca gli copriva i capelli tagliati sopra le spalle e la frangia che ricadeva sulla fronte alta. Dietro lui venne il suo fidato consigliere Sarrebrück che gli andò a sbattere contro quando si immobilizzò sulla soglia. «Cosa ci fate qui?» il duca di Normandia si scagliò contro il re di Cipro che occupava impunemente uno scranno. Pierre, vestito ancora a lutto come tutti gli altri, si strinse nelle spalle.

 «Attendo che il Consiglio Ristretto abbia inizio.»

«Non ne siete membro» replicò Charles, scostandosi per fare posto a Sarrebrück di fianco a lui.

«Lo so. Ma questa guerra è di tutti, e anch'io ne faccio parte.» La nostra guerra, o la tua inutile crociata?"

Pierre de Lusignan era l'uomo più viscido e noioso che avesse mai calpestato il suolo cristiano. E oltretutto inutile.

Re di Cipro, Gerusalemme e Armenia e conte di Tripoli: oltre a essere esotici, quei titoli valevano quanto dei capezzoli su una corazza. Infatti, Pierre era un re senza regno perché Gerusalemme, come Tripoli, era nelle mani del sultano. E Da anni Pierre aveva per la testa il folle progetto di riprendersi ciò che gli spettava.

Aveva viaggiato per le corti dell'Occidente, dalla Francia alla Polonia, dalla Danimarca alla Castiglia, al fine di reclutare i re e i principi che avrebbero riconquistato la Città Santa con una crociata. E per finire era approdato ad Avignone. Due giorni dopo, l'allora santo padre Urbano V, approvò la crociata e scelse come Capitano Jean Valois e il cardinale del Périgord come suo legato.

L'inverno successivo, gonfio d'orgoglio e speranze, Pierre si lanciò in un secondo viaggio nel Nord per cercare altre vittime e nel frattempo re Jean, colui che avrebbe guidato la guerra santa, rese grazia al Signore in terra inglese.

Morto lui, il suo progetto era crollato come un castello di sabbia.

Il re di Cipro si era precipitato a Parigi, ma Charles non capì mai se l'avesse fatto per rendere onore al padre oppure per chiedere il suo appoggio. Dal giorno del suo arrivo, infatti Pierre non aveva fatto altro che parlare con insistenza della crociata. Il nuovo re di Francia aveva rifiutato la sua idea, perché in quel momento c'era un'altra guerra a cui pensare.

Dimenticando, o quasi, la presunzione di Pierre de Lusignan, confinato dall'altro capo del tavolo, Charles prese posto insieme a Sarrebrück.

«Ora il Consiglio Ristretto può avere inizio» esordì il ciambellano Jean de La Rivière.

"Poco ristretto." Charles era seduto in capo alla tavola fra Sarrebrück e la Riviere; dall'altra parte c'erano suo fratello Louis, a sinistra Philppe e mastro Gervais; sul lato destro il cupo Lord Douglas, suo zio Orléans, il meno fortunato, perché vicino a lui c'era il re di Cipro che doveva ancora dare libero sfogo alla sua impertinenza.

«Discuterei innanzitutto della crociata...»

Più gelido delle terre in cui era nato, William lo interruppe: «In questo momento sarebbe più opportuno discutere di questioni interne al regno. Per di più, non mi pare che questo punto sia nell'ordine del giorno.» Quella mattina infatti si trattava di parlare del banchetto e del torneo in onore del nuovo re.

Charles tirò un sospiro di sollievo. Ma non sapeva che il peggio doveva ancora arrivare. E anche molto presto.

«Ma per prima cosa» si intromise Sarrebrück «dobbiamo discutere circa l'assegnazione del titolo di Delfino di Vienne.»

LUCE DI RAME. La Guerra È DichiarataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora