III.

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I vessilli calarono lungo le alte mura del castello come rivoli di sangue.

«È fatta. Ora siamo loro nemici.»

Le case, che stavano addossate alla massiccia cinta di mura del castello di Picquigny, si stavano svuotando. Quella mattina di maggio alcuni abitanti di Belloy e gli altri due villaggi prospicenti Picquigny, avevano superato il ponte ad arcate che scavalcava il corso della Somme per assicurarsi che le parole degli uomini in cotta di maglia che avevano fatto loro visita la mattina precedente, fossero veritiere.

Non avevano mentito.

«Torniamo indietro al villaggio. Devo ancora caricare tutto sui carri.» Guy, il massiccio e mastodontico fabbro che martellava nella piccola fucina di Belloy voltò le spalle, ripiegando mesto verso il ponte, seguito da una donna che si trascinava la piccola figlia lagnante, il parroco di Belloy dalla faccia butterata dal vaiolo e molte altre figure miserabili.

Luc, pittore di insegne araldiche, si fermò a fianco di quella che era la meno miserabile tra tutte, chiedendosi se ora fosse un'amica o una nemica. «E tu? Cosa farai?»

La ragazza scosse il capo accennando al castello. «Sono la loro protetta.» Nelle sue parole però, non c'era molta sicurezza.

«Protetta o no, rimani pur sempre una di loro» continuò l'uomo.

«Non mi sento di appartenere alla loro feccia. Di navarrino ho solo il nome.»

Luc si rimise sui suoi passi, incerto sulla sorte della ragazza. Miren rivolse l'ultimo sguardo alle mura di pietra bianca del castello.

Fra i merli squadrati si affrettavano piccole e scure figure che andavano a dispiegare, a fianco delle insegne dei Picqigny, i vessilli vermigli con le catene d'oro di Navarra.

Quei vessilli, oltre a riferire la nuova alleanza dei signori di Picquigny, erano un monito per quella che era stata la loro gente e per l'intera Francia.

Sarebbero corsi fiumi di sangue, molti fiumi di sangue.


*


I soldati avevano detto che sarebbero arrivati a mezzogiorno al villaggio. La sottile ombra, che si prolungava sulla meridiana che stava tra le pietre e i ciottoli del campanile della chiesa di Saint-Nicolas, segnava la quinta ora. Rimaneva un'ora alle anime di Belloy.

Belloy, come Picquigny e La Chaussée e Tirancourt, dipendeva dai signori che abitavano nell'imponente castello che sorgeva a un miglio dal villaggio. Nelle vene dei Picquigny scorreva sangue piccardo, ma tuttavia, dallo scoppio della guerra del trono, le alleanze dei signori che si erano susseguiti nel tempo si erano alternate. Uno poggiava il re di Francia e morto questo, il successore si volgeva al re di Navarra, come avevano fatto suo padre e la maggior parte dei suoi zii.

Marguerite, l'attuale signora di Picquigny era stata sempre fedele al re di Francia. Fino a quel giorno.

Miren tuttavia non aveva accolto con tanto stupore quella novità.

Il preludio di quella caotica guerra civile era esploso in Normandia, a Pont-Audemer, cittadina della quale suo padre Robert era capitano per conto del re di Navarra. Miren si trovava là, a sant'Agnese, giorno del suo quindicesimo compleanno, al calore della sua piccola stanza china a dipingere su un rimasuglio di pergamena che aveva rubato dalla scrivania di suo padre quando era giunto l'allarme.

Sbam! Uno schianto e delle urla di sotto l'avevano fatta sobbalzare e attraverso i vetri a occhio di bue della finestra, che dava su uno dei tanti canali che attraversavano la città, si stava combattendo sullo scivoloso e instabile letto congelato. Non solo lì. Sulla strada di sotto che costeggiava il canale Miren aveva ancora visto due sergenti d'arme strascinare per le ascelle un loro compagno ferito a morte, lasciandosi dietro sull'acciottolato gelato una strisciata purpurea di sangue. Per un momento Miren credette che si trattasse di un nuovo ed ennesimo focolaio di sedizioni da parte del popolino, memoria di un passato recente. Ma fu una supposizione errata perché più in là, sul ponte a un'arcata che collegava le due sponde altri uomini d'arme si lanciavano a cavallo snudando l'acciaio all'urlo di "Montjoie Saint-Denis!" contro i sergenti locali, pronti a infilzare le loro lunghe picche nelle carni degli animali. Miren allora, avvinghiata dal terrore e dalla confusione, non riusciva esattamente a ricordare cosa fosse accaduto. Forse la fantesca era salita da lei a intimarle di prendere le sue cose e metterle nei bauli mentre in un istante di lucidità, Miren le aveva chiesto cosa stesse mai accadendo nelle strade di Pont-Audemer.

LUCE DI RAME. La Guerra È DichiarataWhere stories live. Discover now