XCI Dylan: PEACE

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Canada, 27 luglio 2010

Sono seduto su una sedia nella stanza di Iris da più di otto ore. Lei dorme adesso.

Ha avuto alcune visite, tra cui la signora Molly e suo marito. Ho finto cortesia con tutti e mi sono trattenuto dallo scoppiare a piangere come un bambino ogni volta.

Vedere Iris attaccata ad una bombola di ossigeno, così fragile e indifesa, mi fa stare male.

Il signor Cox ha mantenuto la promessa. Nel primo pomeriggio ha portato un altro paio di bombole per la notte e ha attaccato al braccio di Iris una flebo. Mi ha spiegato che per lei, mangiare, in questo momento, è una grande fatica e noi dobbiamo risparmiargliela.

Le gocce bianche della sacca, appesa vicino al suo corpo addormentato, cadono lente, tanto quanto i miei riflessi e i miei pensieri.

Ho avuto modo di spiegare a Cox come sono andate esattamente le cose e come poter provvedere per riparare l'auto in panne. L'uomo mi ha sorpreso. E' stato fin troppo accondiscendente. Non vuole nè soldi, nè aiuto e più tardi si occuperà lui stesso di chiamare un meccanico. Mi ha anche detto che in parte è colpa sua, nell'avermi dato quell'auto, ferma da molto tempo, senza prima una adeguata revisione. 

Non capisco, sembra che passiamo il tempo a incolparci e discolparci a vicenda. Io, il signor Cox, pure Iris, ma la verità è che, forse, nessuno di noi è davvero responsabile. Una ruota forata, una tempesta, una malattia sono tutti eventi più grandi del nostro volere.
E io mi sento minuscolo su questa sedia. Piccolo e decisamente impotente.

La porta della camera si apre di nuovo.
Questa volta a entrare non è un qualsiasi vicino di casa o parente, questa volta è l'ospite per eccellenza: Steve Cox.

Sapevo sarebbe arrivato prima o poi. Spero solo che non si metta a fare inutili scenate di fronte a una ragazza che non sta affatto bene.

"Sei qui anche tu?" mi chiede, lanciandomi uno sguardo infuocato.

Non rispondo e mi limito a fare spallucce.
Se mi vede, evidentemente sono presente.

Steve grugnisce e si precipita al letto di Iris.
"Ehi, ragazza..."

Il semplice suono della sua voce, attutito dalla mascherina che indossa, mi dà la nausea.
Iris schiude le palpebre e incrocia gli occhi del suo visitatore.

"Ehi..." sussurra appena.

"Shh..." Steve le accarezza i capelli.

"Sono molto stanca" mugola lei, "mi dispiace per essere scappata da te in quel brutto modo l'altro giorno..."

Steve contrae la mascella. I laccetti della mascherina si distendono e il suo volto diviene scuro, decisamente in contrasto con il pallore di Iris.

"Hai dovuto mettere di nuovo...quella?" Iris indica il dispositivo sul volto del ragazzo.

Steve fa spallucce. "Mio padre, sai come è fatto. Tu stai di nuovo male e lui ha paura che mi contagi. Per la mia sicurezza..." sospira.

Iris annuisce. I suoi occhi si riflettono in quelli di Steve e sono pieni di compassione e dispiacere. "Io...io...per me sei un amico, non ho mai voluto distruggere la nostra amicizia, giuro che non ho mai voluto farlo..."

"Lo so" fa lui, "ero arrabbiato e sono stato molto duro con te, non avrei dovuto dirti quella cosa sull'amicizia, mi dispiace..."

Iris sorride o almeno tenta di farlo.

"Il bacio però non è stato affatto un errore" Steve continua a passare le dita tra i capelli di lei, "Iris, oh, Iris, io ti..."

"No!" Lei alza un indice, giusto quel che basta per posarlo sulle labbra nascoste del ragazzo, "non dirlo. Noi siamo amici, Steve, lo siamo sempre stati fin da bambini e lo saremo per tutta la vita..."

L'AMORE NON ESISTEWhere stories live. Discover now