❀ IV ❀

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Luke


Tremavo come una foglia mentre, seduto su di una panchina situata al Saint Peter's Pier aspettavo che Ashton si facesse vivo. Sulla maglietta a maniche corte bianca indossavo soltanto una semplice giacca di pelle che non era abbastanza per il vento che tirava sul molo e per di più ero in anticipo poiché, preso dal panico, avevo finito per uscire mezz'ora prima di casa, ignorando Marlene che mi bestemmiava contro e le raccomandazioni di mia madre - raccomandazioni che poi s'erano interrotte alla prima bestemmia di Marlene; dopo aver sentito le cose che uscivano dalla boccaccia da camionista della mia amica, mia madre aveva preferito sprecare la sua voce per farle una lunga ramanzina. Meglio, almeno non avevo dovuto sentire le sue stronzate su preservativi e porcate varie (da quando mia madre sa che sono gay è diventata fin troppo protettiva nei miei confronti. Io dico che è perché ha paura che mi becchi l'AIDS o che sia sparato a caso per strada, lei dice che è soltanto perché si preoccupa per me e che si sarebbe comportata allo stesso modo se mi fossero piaciute le ragazze).

In quel momento ero impegnato a non morire di freddo e ad evitare che i capelli mi finissero negli occhi mentre mi guardavo attorno, sperando di scorgere Ashton ma sapendo che fosse inutile a causa dell'orario: c'eravamo dati appuntamento alle 18:30 ed erano ancora le 18:10. Marlene aveva ragione a darmi del povero scemo, allora - e questa era la cosa più carina che mi aveva detto quel pomeriggio. Io avrei voluto chiamare Michael, lui mi avrebbe aiutato volentieri e anche senza insultarmi o sfottermi più di tanto, ma doveva studiare e non potevo disturbarlo per nessun motivo al mondo, specialmente per una cazzata come un appuntamento, e quindi m'ero dovuto accontentare di Marlene, delle sue bestemmie e delle sue urla di gioia sul fatto che avrei finalmente perso la mia verginità (quando poi oggi era soltanto un appuntamento, a cui sicuramente Ashton si sarebbe annoiato da morire, cambiando qualsiasi idea si fosse fatto di me, ammesso e non concesso che si fosse fatto un'idea su di me). Credo che tutti i vicini l'abbiano sentita urlare sul mio culo vergine che finalmente sarebbe stato trapanato a dovere - solo pensare a quelle parole mi fece arrossire veemente.

Dovevo ammettere che avevo le idee poco chiare riguardo all'andare a letto con Ashton (sempre se mi si fosse presentata l'occasione, si intende). Insomma, è un bellissimo ragazzo, evidentemente interessato a me per giunta, ma l'idea del sesso per qualche motivo mi spaventa. Il che è un po' paradossale, considerato che mi piace trastullarmi davanti a sconosciuti dietro un computer. Il fatto è che finché sono Angel va tutto bene, perché sono protetto dallo schermo di un pc e se le cose non dovessero andare bene posso sempre chiudere la conversazione e non parlare più con la persona che mi stava trattando male; nella realtà, come Luke Hemmings, è tutto molto più difficile perché. E se Ashton fosse aggressivo? Se avesse dedotto che io fossi pronto a farlo in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo soltanto perché mi piace farlo da dietro un pc? Se avesse preteso cose che io non sono in grado di dargli? Se si fosse arrabbiato con me perché io non soddisfacevo l'idea che si era fatto di me? Non potevo chiudere la conversazione e far finta di niente, in quel caso, avrei dovuto affrontare Ashton e farmi valere. E io non sono una persona così forte. Ho soltanto paura che le cose prendano una brutta piega, comunque.

Beh, magari non devo neanche preoccuparmi più di tanto... forse dopo questo appuntamento Ashton si volatilizzerà e non si farà più vedere. Se c'è una cosa in cui sono bravo, quella è rovinare le cose belle della mia vita, anche involontariamente. Forse oggi farò tante di quelle figuracce che Ashton perderà tutto il suo interesse per me.

«Hey? Luke? Torna tra noi, biondino».

Uno schiocco di dita e quella voce così calda e tenue mi distrassero dalle mie inutili seghe mentali. Mi voltai verso la direzione di quella voce, scorgendo Ashton seduto accanto a me sulla panchina. Subito il rossore pervase le mie guance, mentre lo guardavo ridacchiare. Quel giorno era addirittura più bello del solito, stretto in un cappotto nero e in una camicia del medesimo colore; il nero dei vestiti faceva molto contrasto con il bianco brillante del suo sorriso, così ampio da far spuntare due profonde fossette ai lati della sua bocca. Sorrisi di rimando, contagiato dal suo buonumore.

Angel || LashtonWhere stories live. Discover now