❀ XIX ❀

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Luke

«Quindi sei riuscito a litigare con il tuo ragazzo e il tuo migliore amico nel giro di una settimana. Impressionante», commentò Claire, prendendo un sorso di tè dalla sua tazza.

Io sospirai, annuendo mentre fissavo la mia tazza colma di tè che ancora dovevo bere. Non sono una persona mattiniera, c'era scritto, ed era vero - anche se ormai io fossi convinto di non essere più neanche una persona in tutto e per tutto. Ero soltanto un involucro freddo di tristezza e disperazione, buono soltanto a deprimersi e a combinare disastri facendo deprimere anche le persone accanto a sé.

Forse raccontare la situazione a qualcun altro non aiutava per niente queste sensazioni, ma Claire l'aveva voluto sapere e avevo paura che mi avrebbe rincorso per tutta la casa brandendo un dildo se non l'avessi fatto. Perciò eccomi qui, davanti ad una tazza di tè, a ripercorrere i dolorosi eventi della settimana con Claire e Lexa, che non si lasciavano sfuggire commenti e osservazioni poco carine (come un "diamine, ma perché non l'hai fatto affogare tra le tue cosce nella vasca?" di Claire che ancora mi faceva ridere. In effetti era terapeutico stare con lei). Mi sentivo in colpa per loro, perché era un sabato sera e dovevano uscire a divertirsi invece di restare con me ad ascoltare i miei piagnistei, ma non volevano sapere di andarsene - le aveva mandate Marlene per non farmi stare da solo, dato che lei sarebbe uscita con Calum quella sera. E poi, a detta di Claire, a loro due faceva piacere stare con me.

«Non potresti, che ne so, avere più tatto?», si lamentò Lexa con la sua ragazza, facendomi alzare lo sguardo verso di loro.

Claire alzò gli occhi al cielo. «Lo sai che io sono schietta e senza peli sulla lingua - lingua che tra l'altro conosci benissimo», borbottò, facendo un occhiolino alla sua ragazza che si limitò ad arrossire, facendomi ridere.

«Siete proprio carine insieme, lo sapete?», borbottai, facendo sorridere le due che si guardarono con gli occhi dell'amore, «Dio, mi manca Ashton».

Lexa mi guardò rassicurante. «Perché non ci parli? Tenergli il muso non fa bene a te e sicuramente neanche a lui», mi consigliò, bevendo un sorso di tè.

Scossi la testa. «Non posso e non voglio. È stato lui a cominciare, deve capire che ha sbagliato. E poi non ho neanche il coraggio di parlare con lui di questa cosa perché, alla fine, aveva ragione. Michael è innamorato di me e mi odia perché lo trascuro per Ashton. Proprio come aveva detto lui», spiegai, stringendomi nelle spalle.

Claire mi guardò in disappunto. «Se aspetti che lui faccia il primo passo perché tu sei troppo orgoglioso per corrergli incontro allora mettiti comodo e aspetta per l'eternità», sbottò, facendomi alzare un sopracciglio, «La vera ragione per cui Ashton ha sollevato questo polverone, secondo me, è perché lui è convinto di non essere abbastanza per te. Tutto ciò che dovresti fare è dimostrargli che lui è tutto ciò che vuoi, che oltre lui non ameresti nessun altro».

Sospirai. «Mi sembra scontato che lo sappia. Chi altro mi vorrebbe, a parte lui?», mugugnai, sentendomi dannatamente insicuro come al solito. Certo, avevo scoperto di piacere anche a Michael, ma le mie insicurezze insormontabili restavano. Io non ero bello, non ero desiderabile. A Michael probabilmente piacevo soltanto a causa di Angel.

Claire alzò gli occhi al cielo, stava per dire qualcosa di velenoso - ne ero sicuro - ma poi si trattenne. «Sai, a volte non fa bene dare per scontate le persone e ciò che pensano. Tu ed Ashton avete litigato perché lui è geloso di Michael, no? Vuol dire che pensa che tu potresti dimenticarlo, rimpiazzarlo, forse. Tutto ciò che devi fare è dimostrargli che si sbaglia», disse infine, sorridendomi rassicurante. Mi dava l'impressione di sapere benissimo ciò che diceva, che le sue parole fossero scaturite da un'esperienza che aveva vissuto. Glielo si leggeva in faccia.

Angel || LashtonWhere stories live. Discover now