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Luke


Ashton mi svegliò, quella mattina, baciandomi il collo con delicatezza. Mi beai delle sue attenzioni per qualche minuto, amando come i nostri corpi combaciassero alla perfezione e come le sue labbra fossero delicate ma persisenti sulla mia pelle, prima di voltarmi verso di lui. Ashton arrossì prima di sorridere, posando un tenero bacio sulla mia fronte.

«Buongiorno, angelo mio», mi salutò, tenendomi stretto a sé, «Come ti senti?».

Sospirai. Una domanda del genere me la aspettavo, da Ashton. Soprattutto perché non aveva fatto altro che accertarsi che stessi bene per tutta la notte, finché non s'era addormentato. A me faceva piacere che si preoccupasse per me, ovvio, ma forse era un tantino esagerato. Non gliel'avrei fatto presente, comunque. «Non sono mai stato meglio, Ash, sul serio... ed è tutto grazie a te», borbottai assonnato. Sorrisi quando sentii il cuore di Ashton accelerare.

«Tutto per te, angelo», sussurrò Ashton al mio orecchio, prima di baciare la zona sotto di esso, facendomi rabbrividire, «Farei di tutto per farti star bene, lo sai?».

Ansimai, chiudendo le mani a pugni quando Ashton passò a baciarmi il collo, adesso più insistentemente. «Mmh?».

Ashton rise. «Sì, Luke. Tutto... come ad esempio, permetterti di chiarire con il tuo amico nonostante la cosa non mi piaccia».

Mi staccai da Ashton e lo fissai sconcertato. «Ti pare il momento di mettere in mezzo Michael, questo? Mi hai rovinato l'umore», mi lamentai, facendo ridacchiare Ashton.

Il riccio mi accarezzò una guancia, con il sorriso che ancora aleggiava sulle sue labbra. Non riuscivo a capire come facesse a restare calmo dopo aver introdotto l'argomento Michael. Insomma, avevamo litigato per quello, come minimo mi aspettavo che non ne parlasse o che si arrabbiasse a morte. E invece era così... tranquillo. Non che me ne lamentassi, ovviamente, ma la cosa mi insospettiva.

«Dobbiamo parlarne comunque, Luke», disse, interrompendo le mie congetture, «È il tuo migliore amico, devi chiarire con lui».

Mi morsi il labbro inferiore. «Ho paura di parlare con lui, Ash. Mi è sembrato così ferito, e arrabbiato, e deluso, ed era tutta colpa mia», borbottai, socchiudendo gli occhi, «Non vorrei soltanto peggiorare le cose».

«Se tiene a te, capirà», cercò di rassicurarmi, accarezzandomi una spalla, «Insomma, non può buttare via anni di amicizia per una cotta, no?».

Scossi la testa. «Michael sarebbe capace di farlo. Forse devo soltanto... lasciare che sbollisca da solo, e poi parlare con lui. Chiedergli se vuole continuare a far parte della mia vita o se il pensiero di me con un altro lo fa star male al punto da doversi allontanare da me. E se dovesse scegliere questa opzione... lo lascerò fare, senza lamentarmi. Nonostante mi faccia male pensare che non potrebbe far più parte della mia vita, devo lasciarlo andare. È per il suo bene», borbottai, sentendo il mio stomaco stringersi al solo pensiero. Non volevo rinunciare a Michael, eppure avrei dovuto farlo se fosse stata questa la sua volontà. Ma perché la vita era così complicata?

Quando riaprii gli occhi, Ashton mi guardava con le labbra dischiuse, ovviamente sorpreso dalle mie parole. «Oltre ad essere bellissimo sei anche maturo da far schifo e intelligente come nessun altro. Cos'ho fatto di così speciale per meritarti?».

Ridacchiai, arrossendo mentre mi avvicinavo ad Ashton e gli stampavo un timido bacio sulla mascella. Essendomi stufato di parlare della situazione tragica con Michael, situazione che non faceva altro che deprimermi, mi sistemai a cavalcioni su Ashton, facendolo prima distendere di schiena sul letto.

Guardai Ashton sorridendo compiaciuto. «Sono solo bravo con le parole, non sono così maturo come credi», borbottai suadente, facendo scorrere le mie dita sul petto nudo e dannatamente eccitante di Ashton, «A dire la verità, sono proprio bravo con la bocca».

Angel || LashtonWhere stories live. Discover now