13. Piena di caffè

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Lunedì: Unico giorno della settimana che riesce a mettere di cattivo umore anche la persona più felice della terra.
L'unico giorno in cui ti poni un dilemma esistenziale: Mi fingo morta come gli opossum per rimanere nel mio letto oppure mi alzo rischiando di uccidere la prima persona che incontro?

E' stata la prima cosa a cui ho pensato stamattina, quando la sveglia ha interrotto il mio dolce dormire. Inutile dire che mia madre mi ha obbligata ad alzarmi, in un modo crudele direi tipico di tutte le madri di questa Terra: togliendomi le coperte di dosso.

Ieri sera lei e John sono tornati tardi erano così felici es innamorati che mi hanno fatto venire nostalgia del mio Scott. Sono contenta di vedere mia madre così felice, era da tanto tempo che non rivedevo il sorriso fisso sul suo volto, si merita ogni cosa bella di questo mondo.

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In questo preciso istante sono seduta sul banco mentre cerco di non addormentarmi sugli appunti. Nash, che solitamente sedeva nelle ultime file, è seduto dietro di me mentre il professore di storia sta recitando una dolce ninna nanna su come l'America sia diventata una delle più grandi colonie del mondo.
Le tre ore prima della ricreazione sembrano non passare mai, ed è una cosa che odio, non sopporto controllare l'orologio ogni cinque minuti e rendermi conto che ne sono passati solamente due.

Quando la campanella che segna la fine della terza ora trilla, mi sembra sentire un coro angelico. Non bado a niente e a nessuno, mi alzo di scatto dal banco e mi dirigo verso l'unica gioia del lunedì mattina: la macchinetta del caffè.

Cammino lungo il corridoio che pian piano si affolla sempre di più, quando sono vicina alle macchinette noto una ragazza che indossa un vestitino a fiori color rosa acceso e dei tacchi che non sembrano affatto comodi.

Selena.

Lei mi fulmina con lo sguardo poi mi si avvicina e prima di sorpassarmi mi tira una spallata.

"Ops, scusa non ti avevo vista" Sorride.

Decido di lasciar perdere, è lunedì mattina non ho le forze di poter affrontare un'altra discussione con lei. Mi limito a sospirare scuotendo la testa mentre mi avvicino alla macchinetta. Ma lei sembra non voler mollare dato che si volta verso di me e mi blocca con un braccio.

"Ah, dimenticavo" Si avvicina a me con un sorrisetto beffardo sul volto.

Alza il bicchiere di caffè in aria e lo versa completamente sulla mia maglietta, indietreggio istintivamente.

"Adesso siamo pari" Ride mentre se ne va.

Ma che problemi ha?

La raggiungo a passo svelto, ogni passo che faccio sono sempre più arrabbiata.
Questa volta non tenterò neanche di essere educata, quella ha veramente aria fritta al posto del cervello. Stringo i pugni mentre mi avvicino a lei e quando le sono dietro premo sulla sua spalla per farla voltare.

"Ma che ti dice il cervello?" Grido, non avrei voluto gridare ma la rabbia ha preso il sopravvento.

"Te l'ho detto, ho pareggiato i conti" Si sistema i suoi riccioli biondi dietro le orecchie, scocca la lingua con un sorrisetto beffardo e mi guarda. "Stai bene così, sembra più carina la maglietta"

Nel frattempo alcuni studenti si sono radunati accanto a noi per assistere all'assurda scenetta.

"Tu non sei normale! Ma credi di guadagnarti del rispetto a fare così?!" Ribatto cercando di non perdere la calma.

La vipera mi guarda per qualche secondo. "Ascoltami bene stronzetta" Ringhia premendo sulle mie spalle e sbattendomi contro gli armadietti.

"Forse non hai capito con chi hai a che fare, credi davvero che stia scherzando? Beh, ti sbagli. È iniziata la guerra, ricordi?" Mi guarda fissa negli occhi, ma non ho paura, ciò che provo adesso è solamente tanta rabbia.

Mai per caso nulla accadeWhere stories live. Discover now