○Capitolo 3 - Sul Verde Cammino.

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○Capitolo 3 – Sul Verde Cammino.
 
L’aria fresca della mattina sbatteva sui loro volti mentre si accingevano a partire alla volta di Erebor, il lontano regno sperduto dei discendenti di Durin il Senzamorte.
In testa alla lunga fila di pony stava Thorin; la sua postura regale faceva di lui una visibile guida, uno che avresti scelto fra gli altri per seguirlo, come capo, come Re.
Dietro di lui, quasi al suo fianco in realtà, c’era lo stregone. Quel vecchio era simpatico, un po’ svitato forse, ma simpatico.
Il resto della Compagnia sfilava in fila indiana dietro di loro, in silenzio, scambiandosi battute di tanto in tanto.
Avevano lasciato la casa del signor Baggins senza uno Scassinatore. Eh già, lo Hobbit si era rintanato nella sua camera dopo aver detto in più modi diversi che lui non avrebbe mai preso parte ad un viaggio così pericoloso, che lo avrebbe allontanato dalla sua amata poltrona, dai suoi libri, dalle sue mappe e dal suo caldo focolare. D'altronde, era uno Hobbit per bene, lui.
 
Larya se ne stava tranquilla più o meno al centro della fila, in sella al suo pony dal pelo marroncino, con il borsone legato alla cinta dell’animale. Aveva messo l’arco in spalla e alla sua cintola erano legati una spada e un piccolo pugnale dal manico intarsiato.
Osservava gli alberi e tutto ciò che di verde c’era in torno a loro e inspirava l’aria fresca del mattino a polmoni aperti, con grandi e profondi respiri.
Il mantello che aveva sulle spalle era di una tonalità di blu un po’ sbiadita, e copriva il suo corpo e parte della schiena del pony.
Si soffermò ad osservare la testa della fila, dove Thorin ondeggiava sul suo elegante pony nero e si sorprese a sorridere a se stessa, non credendo ancora possibile di essere stata accettata.
Si era preparata a fare un viaggio a vuoto, a tornare a casa con il morale a pezzi e la rabbia nel petto per essere stata respinta, non essendo stata ritenuta adatta ad affrontare un viaggio di quella portata.
Invece no, era lì, felice, a cavallo del suo animale che sfilava sul Verde Cammino insieme a tutti gli altri, insieme a tutti coloro che non avevano avuto timore nel rispondere alla chiamata del loro Re; coloro che, pur sapendo il rischio di quell’impresa, si erano gettati a capofitto dietro a quel Nano dallo sguardo di ghiaccio e il passato turbolento, bisognosi solamente di tornare a casa.
 
La Nana si stiracchiò, sgranchendo le braccia.
Erano partiti da due ore buone e, nonostante alcuni di loro avessero scommesso – coinvolgendo anche Gandalf – sul fatto che entro il mezzogiorno lo Scassinatore li avrebbe raggiunti unendosi a loro, di lui non vi era ancora traccia. Anche se, Gandalf, sembrava riporre grande fiducia in quel Mezzuomo.
“Hey.” La voce di Kili attirò l’attenzione di lei che si voltò a guardarlo.
“Hey.” Rispose, con lo stesso tono che aveva usato lui.
“Allora, Larya, sei mai stata ad Erebor?” Le chiese, alzando le sopracciglia curioso. Al suo fianco, dall’altro lato, le si affiancò Fili, il fratello di Kili.
“Di un po’, ti sembro forse così vecchia?” Chiese lei di rimando, con un finto tono offeso, indicandosi la faccia con il suo dito indice.
“No, no, certo che no.” Rispose il Nano bruno, colto in fallo.
“Ah, fratello, sei senza speranze.” Fili rise di lui e l’altro protestò animatamente.
A Larya venne da ridere, si comportavano esattamente come due ragazzini pronti a punzecchiarsi ad ogni momento possibile solo per gioco.
“Ci stavamo solo chiedendo...”
“Non comincerete anche voi con la storia della donnina, spero. Questa visione cosìottusa del mondo mi fa piangere il cuore.” Larya bloccò la frase di Fili a metà, poi gli fece l’occhiolino quando vide che lui era rimasto a boccheggiare senza sapere cosa risponderle.
“Avanti, ragazzi, non fate quella faccia.” Sorrise ad entrambi, rincuorandoli un po’. Alla fine loro ricambiarono il sorriso e Fili trovò le parole giuste per formulare la sua domanda senza sembrarle inopportuno e senza arrecarle fastidio: “In realtà, ci stavamo chiedendo come mai, seppur non conosci nessuno di noi, ti sei unita senza indugio a quest’impresa.”
Lei fece un’alzata di spalle. “Seppur Erebor non è mai stata la mia casa, lo era per i miei genitori e i miei avi. Quindi perché non dare una mano a riprendercela? È nostra di diritto, no? E allora nessun Drago, per quanto feroce esso sia, potrà fermare un’orda di Nani arrabbiati.”
“Io non ci definirei proprio un’orda.” Disse una voce dietro di loro.
Bofur, il simpatico Nano con lo strano copricapo le sorrise, mostrandole due adorabili fossette.
“Beh, un’orda era quello che speravo di trovare. Sarò più fortunata alla prossima spedizione!” Esclamò allegra lei, scostandosi dietro l’orecchio un ciuffo di capelli che era sfuggito alla treccia.
“Speriamo non ce ne saranno altre!” Disse il giovane Ori, che cavalcava affiancato a Bofur.
Aspettate!” La voce di Bilbo interruppe la loro conversazione e – con un certo rammarico per chi aveva perso la sua scommessa – la Compagnia si ritrovò ben presto con uno scassinatore prima del mezzogiorno.
 
“Hai coraggio, bravo!” Gli disse la Nana, dandogli una pacca sulla spalla, tutta sorridente.
Lo Hobbit sorrise imbarazzato, sensazione che scomparve subito dopo aver starnutito a causa del crine di cavallo.
“Prendi questo, amico.” Bofur gli lanciò un pezzo di stoffa che strappò dal suo mantello, sudicio e mal concio, quando il povero Bilbo si era accorto di non aver preso con sé il suo fazzoletto.
Si rigirò tra le mani quel lembo di stoffa indeciso sul da farsi: gettarlo via rischiando di offendere un Nano oppure soffiarsi il naso usufruendosene con l’altrettanto rischio di prendersi qualche malattia grave che lo avrebbe portato a morte certa.
Per fortuna, ci pensò Larya a salvare la situazione. Si rivolse al Nano con una certa ilarità, esponendo però una punta di preoccupazione per Bilbo, il quale si sentì scaldato dentro che finalmente qualcuno lo teneva in considerazione: “Oh, avanti, Bofur, non vorrai mica che si soffi davvero il naso con quel coso? Lo Scassinatore ci serve vivo e vegeto, non moribondo e avvelenato da chissà quale robaccia abbia incontrato il tuo mantello! A proposito, da quanto non lo lavi?” Rise, poi si rivolse a Bilbo donandogli un quadratino di stoffa bianca con dei ricami geometrici di un colore turchese brillante. “Ecco, usa questo, è sicuramente più igienico di qualsiasi altra cosa tu stia toccando in questo momento.”
“G-grazie...” Fece Bilbo, a seguito di un altro starnuto.
“Figurati, sto solo salvaguardando il tesorodella Compagnia.”
Le parole della giovane fecero provare al Mezzuomo un senso di piacevole tepore. Poi si chiese se davvero fosse così importante il suo ruolo in quella Compagnia o se le sue erano state solo parole di cortesia.
Non osò chiederle, comunque, sia perché quella Nana lo metteva in soggezione e sia perché ormai lei si era voltata, intraprendendo una nuova conversazione con Bofur e Ori.
 
La prima giornata di viaggio passò in maniera tranquilla e quando il sole iniziò a calare sulle Terre dell’Ovest, si apprestarono a trovare un luogo adatto dove allestire i loro giacigli e passare una notte di riposo.
Il cielo era sgombro e le stelle erano ben visibili. Era uno spettacolo davvero ammaliante.
Stretti intorno al fuoco, i Nani si accingevano a degustare lo stufato che Bombur, il fratello di Bofur, aveva cucinato con tutta la dedizione che aveva al cibo, ricevendo così i complimenti degli altri.
Larya e Bilbo se ne stavano seduti vicini, in silenzio.
Nessuno dei due aveva un rapporto stretto con i membri di quella Compagnia così non avevano idea di come interagire nei loro discorsi.
Lo Hobbit si mise una mano in tasca e si ricordò solo in quel momento che prima di partire vi aveva messo dentro una mela.
Se la rigirò tra le mani, indeciso sul da farsi.
“Perché non la dai al tuo pony? Magari gli diventi simpatico e smetterà di farti starnutire.” Gli disse la Nana, mettendo in bocca un’altra cucchiaiata di stufato.
Bilbo la guardò, poi osservò ancora il pomo che teneva stretto in mano e infine annuì. “Sì, perché no.” Disse, alzandosi per dirigersi verso Mirtle. In quel momento, un ruggito fece drizzare i peli sui suoi piedi e un brivido gli scosse la schiena.
“Co-cosa è stato?” Balbettò, spaventandosi ulteriormente quando l’animale gli rubò la mela dalle mani, facendolo sobbalzare per quel contatto inaspettato.
Si era voltato a guardare gli altri membri della Compagnia: Thorin era scattato sull’attenti, Fili e Kili avevano smesso di fare quello che stavano facendo e avevano alzato gli occhi per scrutare l’orizzonte. Gli altri, si erano avvicinanti guardinghi al falò, con le mani sulle impugnature delle loro armi senza però averle sfoderate dalle loro protezioni.
Larya si era stretta nelle spalle incupendo un po’ il volto, senza però lasciar trapelare una sola emozione; se aveva avuto paura non lo aveva dato minimamente a vedere, come invece Bilbo aveva fatto.
“Orchi.” Disse Kili con voce profonda, attento ad ogni movimento intorno a sé.
“Sgozzatori.” Rincarò la dose suo fratello, poi i due osservarono il volto dello Hobbit divenire una maschera di sgomento e risero sotto i baffi.
“Non siate così crudeli col povero mastro Hobbit, ragazzi, dai.” Disse Larya, prima che Thorin si alzò e rimproverò i nipoti per quello stupido scherzetto di cattivo gusto.
Allora ci pensò Balin a calmare le acque, raccontando del perché Thorin era così infuriato verso gli Orchi.
Era una storia che conoscevano tutti, anche Larya, tranne il Mezzuomo.
Bilbo ascoltò ogni parola pendendo dalle labbra del vecchio Nano. Egli raccontò della Battaglia di Azanulbizar, di come avevano tentato di riconquistare Moria perdendo il loro Re, il nonno di Thorin, e dove il padre di quest’ultimo venne dato per disperso dopo essere impazzito dal dolore.
“Che fine ha fatto l’Orco Pallido?” Domandò Bilbo alla fine del racconto.
“È stato rispedito dal buco putrido dal quale era nato.” Rispose Thorin, troncando la conversazione.
A Larya non sfuggì lo sguardo che Balin e Gandalf si scambiarono e un sospetto al quale non diede voce si insinuò nella sua mente.
“Sarà meglio che ora le nostre membra trovino riposo.” Disse lo stregone “Domani affronteremo un’altra giornata stancante.”
 
Larya si avvolse nel mantello e si accoccolò accanto al fuoco insieme agli altri.
Non aveva più proferito parola da quando Balin aveva terminato il suo racconto e nessuno sembrava essersi accorto che per quel lasso di tempo, il sorriso aveva abbandonato le sue labbra.

Memories of a time to comeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora