○Capitolo 17 - Tradimento.

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Capitolo 17 – Tradimento.
 
Le labbra di Fili erano rimaste tese durante tutto il bacio.
Quando si separarono, Larya lo guardò preoccupata e gli sorrise, poggiandogli una mano sulla guancia ricoperta di barba bionda.
“Fili...” Mormorò, mordendosi il labbro inferiore.
Lui chiuse gli occhi e si poggiò di più al suo palmo, sospirando pesantemente.
“Non ce la faccio più a reggere questa situazione, Larya. È così frustrante vederlo in quello stato e non poter far niente per aiutarlo... non vuole nemmeno vederci.”
Fili fece scivolare una mano in quella libera di lei e vi intrecciò le dita, stringendole e accarezzandole con le sue.
La giovane Nana poggiò la fronte sulla sua e sospirò, poi sfiorò nuovamente le sue labbra e strinse la presa sulla sua mano.
“Vedrai che andrà tutto bene. Supereremo anche questa, insieme.”
Fili aprì bocca per rispondere, ma un rumore li mise in allerta e si separarono all’istante, guardandosi intorno, entrambi con le mani sull’elsa delle loro spade.
“Chi va là?!” Domandò Fili, alzandosi in piedi.
“Sono solo io, Bilbo.” Timido, lo Hobbit fece capitolino da dietro un angolo, uscendo allo scoperto sulla terrazza.
“Accidenti, Bilbo, per poco non ci rimettevi le penne. Cosa fai sveglio a quest’ora? Il nostro turno di guardia è appena cominciato, non tocca a te.” Larya, rilassò i muscoli e sorridente si avvicinò allo Scassinatore, con la treccia che dondolava da un lato del collo.
“N-no... io stavo solo...” Di fronte al balbettio nervoso del Mezzuomo, Larya si incuriosì e si avvicinò ancora di più a lui, notando che teneva in mano un fagotto ben involto.
“Cos’è quello?” Chiese con innocenza, indicandolo.
Anche Fili si avvicinò per guardare e rimase in attesa che lo Hobbit parlasse.
“Ecco... veramente... ecco...” Bilbo diventò tutto rosso e iniziò a sentire il sudore colargli sulla fronte, freddo, quasi doloroso.
“Guarda che non sei obbligato a dircelo, eh.” Lei smorzò la tensione con una risata e gli diede una pacca sulla spalla per tranquillizzarlo, solo che Bilbo non se lo aspettava e si fece scivolare di mano il fagotto per la sorpresa.
In quel momento il tempo sembrò fermarsi.
I tre rimasero con gli occhi fissi su quella splendida pietra luminescente che era fuoriuscita dal fazzoletto. Erano totalmente ammaliati da tale bellezza che per un minuto buono nessuno proferì parola.
“Questa è...” Mormorò d’un tratto la giovane, lasciando la frase in sospeso.
Il signor Baggins si riebbe e in fretta e furia recuperò l’involto e nascose nuovamente l’Arkengemma nel fazzoletto. “Posso spiegare...” Disse velocemente, facendo un passo indietro.
“Da quanto ce l’hai?” Gli chiese solo Fili, che da quando si era fatto vedere non aveva detto più una parola.
“Un po’...” Rispose lui, abbassando gli occhi.
“Da quanto, Bilbo?!” Incalzò il biondo, stringendo i pugni.
Larya gli prese la mano nella sua e lo fece rilassare, poi guardò lo Hobbit e con lo sguardo lo pregò di rispondere.
“Da... L’ho trovata il giorno in cui abbiamo aperto la porta, ecco.” Confessò infine lui, provando vergogna in quel momento per ciò che aveva fatto, per il segreto che aveva tenuto nascosto a tutti.
“Ma perché non hai detto a Thorin di averla trovata?” Domandò allora la giovane, non capendo le motivazioni che avevano spinto Bilbo a comportarsi come un veroscassinatore.
“Perché sono convinto che se Thorin avrà questa,” Rispose il Mezzuomo, indicando l’involto nelle sue mani “la situazione andrebbe solo peggiorando. Questa pietra... questo gioiello è l’oggetto dei suoi desideri, in questo momento, la prova del suo diritto a regnare. Con la mente annebbiata dalla malattia del Tesoro, come credete andrebbe a finire se gli dessi questa, eh?”
I tre rimasero a guardarsi per qualche istante.
“Bilbo ha ragione.” Mormorò infine Larya, spezzando la tensione.
“Lo so.” Inaspettatamente, anche Fili si disse d’accordo.
Lo Hobbit tirò un sospiro di sollievo e si rilassò, rendendosi conto solo in quel momento che per tutto il tempo era rimasto con i muscoli induriti e il respiro quasi sempre trattenuto.
“Ma, Bilbo, cosa vuoi fare adesso? Te ne vuoi andare? È per questo che stai sgattaiolando silenzioso nel cuore della notte?” Le domande della bionda lo misero a disagio.
Davvero Larya pensava che li avrebbe abbandonati portandosi via l’Arkengemma?
Dallo sguardo che la ragazza gli rivolse, però, il signor Baggins capì che non era quello ciò che lei intendeva. Era preoccupata e anche curiosa, poté dedurre guardando in quelle pozze scure e misteriose, profonde, quali erano i suoi grandi occhi ridenti.
“Voglio negoziare.” Disse infine, beccandosi un’occhiata strana da Fili che incrociò le braccia al petto e lo intimò ad andare avanti. “Penso... Penso che potrei scambiare la pietra con la pace. Ma per farlo, ho bisogno di andare via da Erebor per qualche ora. Potete lasciarmi passare, per favore?”
“Vuoi darla a loro?” Larya sgranò gli occhi, finalmente aveva capito il piano di Bilbo e ne rimase sorpresa.
“Bene, faremo finta di non averti visto. Cerca di sbrigarti, però. Tra un paio d’ore non ci saremo più noi qui fuori.” Disse Fili, abbozzando un sorriso.
Bilbo socchiuse le labbra, stupito che il Nano avesse accettato di lasciarlo andare senza tentare nemmeno una volta di farlo desistere.
Tutti e tre insieme legarono una fune ad uno dei massi che costituivano il muro e aiutarono lo Hobbit a scavalcarlo.
Prima ch’egli potesse iniziare la sua discesa, Fili lo richiamò e gli strinse una spalla: “Spero davvero che il tuo piano funzioni, amico.” Gli disse.
I due si annuirono e infine Bilbo se ne andò, con la pietra ben stretta fra le mani, avvolta nel fazzolettino bianco con i ricami geometrici turchesi brillanti*.
 
L’indomani mattina Thorin venne disturbato nella sua cerca con l’infausta notizia che l’ambasciata era tornata alle porte della Montagna.
Quella volta, Kili si presentò senz’arco e non mancò di beccarsi un’occhiataccia dallo zio.
Dal canto suo, Larya lo prese sotto braccio e gli sorrise, rassicurandolo un poco.
Lei e Fili si portarono accanto a Bilbo e quando lui annuì, compresero che aveva attuato il suo piano ‘di pace’ e non rimaneva che attendere e vedere come sarebbe andata a finire.
In cuor loro, però, non si aspettavano nulla di positivo.
“Re sotto la Montagna,” Lo appellò subito Bard, come lo vide affacciarsi dalla muraglia di pietra “confidiamo che oggi sia un buon giorno per negoziare.”
“La mia risposta rimane no. Non avrete un briciolo del mio oro!” Esclamò imperterrito Thorin, stringendo i pugni sulla fredda pietra.
“Scudodiquercia, ti conviene rivedere le tue priorità. Possediamo qualcosa che ti interessa molto, un oggetto che potrebbe farti cambiare idea.” Con un’occhiata, Sire Thranduil diede l’ordine all’Uomo di mostrare ciò che teneva fra le mani: un involto di cuoio dal quale si sprigionò una luce ammaliante, chiara, ricca di sfumature colorate, provenienti da una pietra dalla forma all’incirca ovale, liscia, bellissima.
Thorin sgranò gli occhi e socchiuse le labbra con stupore. In un attimo sul suo viso passò un misto di emozioni contrastanti che infine sfociarono in una rabbia assoluta: “Ladri!” Accusò l’ambasciata, puntando il dito verso di loro.
Sciorinò una serie di insulti rivolti all’Arciere e al Re degli Elfi che fecero accapponare la pelle perfino ai Nani accanto a lui.
Larya vide lo sguardo che Balin rivolse al loro Re e sentì un peso premerle sul cuore, un dispiace così grande fu vedere quel vecchio Nano così abbattuto e intristito dagli atteggiamenti di Thorin che avrebbe voluto lasciare i fratelli Durin e andarlo ad abbracciare. L’unica cosa che la trattenne fu il percepire i muscoli di Fili tendersi e la mascella serrarsi.
Quando lo guardò, si accorse dell’ombra che aleggiava nel suo sguardo e lo strinse forte a sé, timorosa che avrebbe potuto fare qualcosa di veramente stupido come mettersi a combattere con suo zio in un momento come quello, quando lui non era padrone di sé e non c’era modo di farlo ragionare anzi, ora che aveva visto la sua Arkengemma nelle mani dei ‘nemici’ era diventato una belva.
“Thorin, calmati!” Ci pensò Dwalin a mettersi in mezzo, prendendo il suo amico per le spalle e scuotendolo, ma a niente valsero i suoi tentativi di farlo rinsavire perché Thorin se lo scrollò malamente di dosso e si rigirò verso i suoi compagni con l’inferno negli occhi.
“Chi è stato?!” Gridò, con la voce che rombò per tutta la vallata.
“Gliel’ho data io.” Con una fermezza che non gli apparteneva, Bilbo si fece avanti e, nonostante quando incontrò lo sguardo del Re si sentì minuscolo davanti alla sua figura, deglutì il groppo che aveva in gola e alzò il capo con fierezza.
“Tu!” Il Nano, se possibile, uscì ancora più di senno e lo prese per la gola, sbattendolo al muro, facendogli sporgere le spalle a picco sul burrone “Io mi fidavo di te! Come hai potuto, bastardo?!”
“Thorin, ti prego, fermo!” Larya, precedette i fratelli che si mossero subito dopo di lei, afferrò il braccio del Nano e cercò di staccarlo da Bilbo ma ciò che ottenne fu solo una spinta che la mandò dritta a terra, causandole un forte dolore al polso.
Fili non resistette più e mentre Bofur, Nori e Ori si occupavano della ragazza, si precipitò dallo zio e gli sferrò un pugno dritto sullo zigomo, spaccandoglielo.
Al suo fianco, Kili fermò con il piatto della spada il braccio di Thorin che si era alzato per colpire il nipote, senza ferirlo, ma riuscendo a proteggere il fratello.
“Adesso basta!” Tuonò una voce ben conosciuta al di sotto del muro. Gandalf, dal basso del suo alto cappello grigio, lanciò un’occhiata glaciale al Nano e lo intimò di smetterla di comportarsi come un Orco e di lasciar andare Bilbo sano e salvo.
Dal canto suo, Thorin sciorinò un’altra serie di insulti contro lo Hobbit, poi scomparve nei meandri di Erebor, probabilmente tornando al suo Tesoro.
“Mi dispiace, è tutta colpa mia...” Mormorò il Mezzuomo, afflitto.
La Compagnia lo salutò con rammarico, dispiaciuta per come erano andate le cose, comprendendo che il suo gesto era stato fatto solo a buon fine, senza male intenzioni.
“Non è colpa tua.” Gli disse Larya quando venne il suo momento di salutarlo. Lo abbracciò forte e gli scoccò un bacio sulla guancia, poi gli sorrise e lo vide andare via con la testa bassa. Il peso sul suo petto si fece solo più grande.
 
“Fammi vedere.” Fràin si avvicinò alla sorella e le sollevò il braccio sul quale era caduta.
“Non è niente, è solo indolenzito per la botta.” Fece lei, anche se quando lo mosse per fargli vedere che non si era rotta il polso provò dolore e contrasse il viso in una smorfia.
“Tienilo a riposo, non sollevarci pesi.” Le disse Oin, passandole accanto.
“Larya...” Fili e Kili le andarono incontro e si accertarono anche loro delle sue condizioni.
“Smettetela di preoccuparvi, non sono fatta di vetro.” Abbozzò un sorriso lei, poi Fili l’abbracciò e la strinse forte.
“Mi hai fatto morire di paura.” Le sussurrò all’orecchio, con tono così basso che solo lei riuscì a sentirlo.
La Nana sorrise e chiuse gli occhi, lasciandosi trasportate da quella stretta.
Dal canto suo, Fràin distolse lo sguardo e si allontanò. Anche se aveva capito che sua sorella non lo amava nello stesso modo in cui lui amava lei, vederla stretta ad un altro era comunque un grande dispiacere per lui.










*IL FAZZOLETTO CHE BILBO USA PER AVVOLGERE L'ARKENGEMMA E' QUELLO CHE LARYA GLI PRESTA NEL CAPITOLO"Sul Verde Cammino" :D MI SEMBRAVA CARINO RICORDARLO ^^

Memories of a time to comeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora