○Capitolo 6 - Voglio solo proteggerti.

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Capitolo 6 – Voglio solo proteggerti.
 
Larya si svegliò nel cuore della notte e si alzò a sedere.
Qualcuno le aveva poggiato una coperta addosso e lei ringraziò mentalmente chiunque fosse stato, stringendosela sulle spalle.
Quella specie di vestaglia che le avevano dato gli Elfi non era propriamente adatta a passare la notte all’aperto.
Si guardò intorno, scorgendo i suoi compagni addormentati attorno al fuoco ormai spento.
Decise che aveva troppo freddo per rimanere là fuori, così – con la coperta avvolta attorno al corpo – entrò nel palazzo di Elrond e andò alla ricerca dei suoi vestiti. Da qualche parte li dovevano aver messi, pensò, mentre attraversava un lungo corridoio che la condusse ad un’altra terrazza più piccola.
Sobbalzò quando scorse Thorin alzarsi da una panchina per andarle incontro.
“Thorin, accidenti, mi hai fatto prendere un colpo! Annunciati la prossima volta, ti prego.” Gli disse, portandosi una mano al petto con fare teatrale e una risata divertita.
Lui abbozzò un sorriso, poi le prese il polso con delicatezza e accarezzò la fasciatura sporca di sangue, guardandola negli occhi.
“Sei stata coraggiosa, oggi.” Le disse, non lasciandosi sfuggire il brivido che lei aveva avuto quando le sue dita avevano sfiorato la ferita.
Larya alzò le spalle e sorrise. I suoi occhi, di notte, sembravano ancora più scuri e profondi, neri, e assolutamente imperscrutabili.
Thorin era incuriosito da quella giovane donna, non riusciva a capire cosa le passasse per la testa e questo lo faceva impazzire; aveva sempre il controllo della situazione con gli altri, ma lei era così sfuggevole e lo faceva in un modo talmente naturale che era disarmante.
“Ti fa male?” Le chiese, tornando con l’attenzione alla ferita e lei annuì senza però cambiare espressione.
“È normale, no?” Disse con naturalezza.
“Sì, penso di sì.” Mormorò lui, lasciandole il polso. Sembrava pallida, ma non seppe dire se era per la luce della luna che li colpiva in pieno. “Dove stavi andando, se posso chiedere?”
“Oh, già!” Larya si picchiettò la fronte come se si fosse appena ricordata una cosa importante. “Stavo cercando i miei vestiti. Sai,” Rispose, aprendo il mantello-copertaper mostrargli la sua veste “questa cosa elfica è un po’ troppo leggera per i miei gusti. E... mi mette un po’ a disagio.”
Thorin la osservò: aveva i piedi nudi, il corpo fasciato in quel fino abito bianco e la sua solita treccia da un lato che le arrivava fino al bacino. Il volto sorridente e gli occhi scuri puntati nei suoi.
Larya tornò a coprirsi e strinse le mani sulla coperta.
“E tu?” Chiese poi, vedendo comparire sul volto di lui un’espressione sorpresa, come se non si aspettasse che lei glielo chiedesse.
“Stavo solo pensando.” Rispose, tornando a guardare il cielo notturno. Era davvero mozzafiato lo spettacolo che avevano davanti: la cascata scrosciava giù dal burrone perdendosi in nuvole di acqua vaporizzata e tutt’attorno la vegetazione era illuminata dalla luce della luna piena, coprendosi di puro argento.
“Certo che è proprio bello qui, non trovi?” Larya gli si affiancò e poggiò il braccio buono sulla balaustra di ferro, senza guardarlo.
Il Nano spese qualche istante ad osservare il suo profilo, poi si volse nuovamente al panorama. “Già... Tuttavia, domani riprenderemo il viaggio, lasciandoci alle spalle questa Valle pacifica.”
“Bene! Allora mi affretterò a trovare i miei vestiti, sperando che non li abbiano buttati per lo stato in cui erano ridotti. Mi piaceva la mia maglia verde...” Larya si grattò il mento, poi sorrise a Thorin. “E poi, non ho alcuna intenzione di partire vestita così!” Esclamò scherzosa, andandosene.
Così com’era arrivata, Larya era andata via.
E Thorin, mentre osservava la sua schiena girare l’angolo e sparire dietro un arco, si sentì terribilmente solo.
Larya fece qualche passo, poi si poggiò alla parete di pietra e sospirò, stringendosi il braccio al petto.
 
Fili si svegliò a causa di una manata che gli era arrivata dritta in faccia da un Kili ancora placidamente addormentato.
Realizzò che era l’alba e decise che non valeva la pena di rimettersi a dormire a quell’ora.
Si alzò e fece scorrere lo sguardo sulla Compagnia finché non si rese conto dellasua assenza.
Se ne era andata chissà dove, portandosi via la coperta che gli aveva messo sulle spalle la sera precedente.
L’aveva trovata a tremare dal freddo, nel sonno, e non aveva resistito. Il suo corpicino minuto, velato da quella vestaglia bianca e tutto rannicchiato su se stesso gli aveva fatto una tale tenerezza, così come anche il suo viso disteso e addormentato.
Un sorriso gli nacque sulle labbra al ricordo di lei, ma dopo un attimo si rabbuiò ricordandosi di come gli aveva risposto a tavola, con quel tono spaventosamente incolore e gli occhi che sembravano lame affilate.
Si chiese come avrebbe reagito quando si sarebbero incontrati quella mattina, se gli avrebbe parlato, se si fosse mostrata arrabbiata o offesa da lui e si scoprì terrorizzato a quell’idea.
Non voleva affatto che lei provasse tali sentimenti nei suoi confronti.
Ad ogni modo, la risposta alla sua domanda arrivò presto perché proprio in quel momento Larya uscì nella terrazza con indosso i suoi vecchi vestiti logori e sporchi. La manica del braccio ferito era strappata laddove le zanne del Mannaro le avevano lacerato la pelle e si intravedeva benissimo la fasciatura sporca di rosso.
“Buongiorno!” Disse con un sorriso che lo fece vacillare.
“Buo... Buongiorno, Larya.” Balbettò, lasciando trasparire tutto il suo stupore. Si era fatto mille paranoie fino a pochi attimi prima e lei invece si stava comportando come se niente fosse, rivolgendosi a lui allegra e spensierata come suo solito.
“Perché quella faccia?” Quando la Nana gli pose quella domanda, Fili si rese conto che era rimasto a fissarla con un’espressione da ebete in volto e arrossì un po’, abbassando gli occhi.
“Non sei arrabbiata con me?”
“Eh? E perché mai dovrei, scusa?” Larya gli fece l’occhiolino e il Nano si sentì sollevato, sorridendole di rimando.
Mentre tutti gli altri iniziavano a svegliarsi, anche Thorin li raggiunse con Gandalf al seguito.
Lo stregone annunciò che quella sera avrebbe partecipato al Bianco Consiglio con Sire Elrond, l’Istari Bianco e la Dama di Lòrien, dopodiché si scambiò un’occhiata d’intesa con Thorin prima di chiamare a sé Bilbo e portarlo chissà dove per la reggia.
Thorin attese che furono tutti svegli e in grado di capire le sue parole, prima di illustrar loro il piano che aveva escogitato insieme al Grigio.
A quel punto i Nani, affamati, si diressero nella terrazza dove il giorno prima avevano cenato, sperando che per colazione vi fosse qualcosa di buono e diverso da tutta quellaroba verde.
 
“Sire, non ho saputo fermarlo, chiedo venia!” Esclamò un Elfo, uscendo di corsa sulla terrazza. Era giovane, molto giovane, probabilmente alle prime armi. Arrivò pochi passi indietro rispetto ad un Nano biondo con due brillanti occhi verdi e uno sguardo duro in volto.
Larya si alzò in piedi di scatto, gli occhi sgranati mentre li puntava sull’ospite inatteso.
La Compagnia si agitò sulle sedie, mentre Re Elrond si alzò in piedi per osservare il nuovo arrivato.
“Larya!” Gridò quello, rivolgendosi a lei e ignorando tutti gli altri.
I presenti poterono solo stare a guardare la piega che presero gli eventi, poiché successe tutto così in fretta che quando Ori e Kili si mossero, ormai il danno era fatto.
“Fràin...” Mormorò Larya, indietreggiando. “Cosa ci fai qui?” Chiese con un filo di voce. Strinse la mano sulla sedia del Nano accanto a sé per evitare di crollare quando le sue gambe minacciarono di non reggere più il peso del suo corpo.
“Questa è una domanda che dovrei fare io ate! Cosa credevi di fare?!” Fràin era avanzato a passo svelto e pesante, e oramai le era addosso. Le afferrò il braccio non accorgendosi subito che era ferita.
“Fràin, ti prego, mi fai male!” Gridò lei, con gli occhi che le si riempirono di lacrime per il dolore.
“Lasciala subito!” Ori e Kili, che erano seduti di fianco alla giovane, intervennero allontanandolo da lei.
Kili stava per colpirlo, ma la ragazza lo fermò repentinamente, mettendogli una mano sul braccio alzato: “Kili, no, ti supplico! È mio fratello!”
 
Gandalf aveva messo a tacere il trambusto creato dai Nani che si erano alterati contro il nuovo arrivato sbattendo poderosamente il suo bastone in terra.
“Abbiate un po’ di rispetto verso chi ci sta ospitando!” Aveva esclamato e si erano tutti zittiti.
Larya si era voltata verso Elrond, parlando anche alla Compagnia; si scusò e poi trascinò via suo fratello dalla terrazza per potergli parlare in privato.
Con la coda dell’occhio, la giovane aveva visto Fili guardarla sconcertato e Thorin rivolgerle un’occhiata seriosa. Dwalin invece, l’aveva fissata con le braccia conserte.
Larya aveva ignorato tutti loro e aveva portato Fràin nel piccolo balcone dove quella stessa notte aveva parlato con Thorin.
“Ma che ti è preso? Ti è andato di volta il cervello forse?!” Gridò allora, infuriata, puntando gli occhi ancora leggermente lucidi in quelli di lui.
Si strinse il braccio al petto e represse una smorfia di dolore, che si era accentuato.
Fràin la osservò da capo a piedi e solo allora si rese conto delle sue condizioni fisiche. Gli occhi della sorella gli mandavano lampi e lui si sentì uno sciocco per come si era comportato. Infondo, era solo preoccupato per lei.
“Scusa. Non mi ero accorto che eri ferita.” Le disse, guardandola poi con apprensione. “Sei pallida...”
Dentro di lui erano esplose una marea di domande su come si fosse fatta quella ferita, chi era stato, cosa le fosse successo... perché si fosse allontanata da lui...
“Non parlavo di questo. Cosa ci fai qui, fratello?” Lei ricalcò la domanda che gli aveva fatto in precedenza, adesso con tono più calmo.
Lo sguardo smeraldino di lui si accese nuovamente e fece un passo verso di lei.
“Secondo te? Sono venuto per riportarti a casa, Larya. Come ti è venuto in mente difuggire nel cuore della notte per buttarti a capofitto in questo viaggio così pericoloso?! Hai idea di quello che ho passato quando non ti ho trovata nel tuo letto? Hai idea di come mi sono sentito quando ho capito che te ne eri andata e non mi avevi dettoniente?!” Fràin aveva alzato la voce. Poi corrugò la fronte. “Sono i miei pantaloni quelli?!”
“Sì, effettivamente sono un po’ larghi...” Ripose lei, ignorando tutto quello che lui aveva detto prima.
“Larya!” Suo fratello la riprese, ancora più arrabbiato prima.
“Non tornerò a casa se è quello che speri di ottenere! Nostro padre ha insegnato adentrambi ad usare la spada e l’arco e tu lo sai che posso cavarmela!” Ribatté lei.
“Oh, certo, lo vedo!” Disse lui, indicando il suo braccio.
La macchia di sangue si era allargata sulla fasciatura e il suo viso era una maschera di dolore.
“Se sei venuto fin qui solo per sminuirmi allora vattene, non ho bisogno di te!” Larya abbassò i toni ma il suo sguardo continuava ad essere infuocato.
Fràin, allora, addolcì lo sguardo.
“Voglio solo proteggerti, sorellina.”
“Beh, io non voglio essere protetta, non lo capisci?! Finalmente questa era la mia occasione per uscire allo scoperto, per uscire dalla tua ombra, ma no!, eccoti qui! Non tornerò a casa, Fràin, scordatelo. Se ti preme tanto proteggermi allora unisciti alla Compagnia di Thorin e restami accanto... altrimenti tornatene a casa senza di me.” Sentenziò infine lei.
Fràin indurì lo sguardo, poi lo abbassò e sospirò. Sapeva già qual’era la risposta.
Non l’avrebbe mai lasciata sola.
Larya gli andò vicino e gli prese il volto fra mani: “Ti voglio bene, Fràin, ma non puoi proteggermi per sempre, non credi?”
 
“Chissà se Larya sta bene... Non mi piace quel tipo!” Mormorò Ori, sulla terrazza dove stavano raccogliendo le loro cose.
“Beh, è suo fratello, no? Non le farebbe mai del male... no?” Bilbo, dal canto suo, cercò di essere il più positivo possibile, anche se non gli era piaciuto affatto il modo in cui quel Nano aveva trattato la giovane davanti a tutti.
Fili, pensieroso, raccoglieva le sue cose distrattamente e più volte non riuscì a legarsi il mantello al collo. La cosa –ovviamente – non sfuggì al fratello che gli posò una mano sul braccio, attirando la sua attenzione.
A Kili bastava uno sguardo per capire se qualcosa in Fili non andava e così era per l’altro.
Il biondo lo guardò e quando lui gli mostrò un sorriso rassicurante, distese i lineamenti e annuì col capo.
“Larya!” Esclamò Nori, andandole incontro. Con lui si avvicinarono anche altri, tra cui Thorin.
La giovane rivolse a tutti un sorriso allegro e spensierato, anche se, notò Fili, i suoi occhi non erano legati a quel sorriso.
Dietro di lei, il Nano che avevano capito essere suo fratello la seguiva un po’ in imbarazzo nel ritrovarsi tutti quegli sguardi addosso.
“Thorin,” Esordì lei “e anche voi altri. Vi prego di perdonare il comportamento di mio fratello e accettarlo nella Compagnia. Ci sarà utile.” Disse poi, rivolta principalmente al principe dei Nani “È un ottimo combattente, te lo posso assicurare!” E sorrise, dando una pacca sulla spalla del fratello per farlo avvicinare.
Fili non poté non notare, tuttavia, che seppur lei ci provasse, il suo sorriso aveva una nota di rammarico. Poi abbassò lo sguardo sul suo braccio per sincerarsi delle sue condizioni e con fastidio vide che la macchia di sangue si era espansa.
Avrebbe voluto andare da lei e chiederle come stava, ma non lo fece. Non lo fece perché ebbe paura che lei potesse reagire male come la sera precedente e non lo avrebbe sopportato.
Per sua fortuna, però, Balin si avvicinò alla giovane e le pose la domanda che lui aveva timore a farle e lei sorrise al vecchio Nano, annuendo. “Sto bene, sto bene. Fràin è solo un fratello troppo protettivo.”
Kili osservò il volto del fratello distendersi un po’ e gli diede una gomitata lieve nelle costole, guardandolo con un sorriso sornione e pienamente malizioso, di chi la sapeva lunga.
“Ma smettila! Non è come pensi!” Si lamentò il biondo, spintonandolo, seppur suo malgrado era arrossito un po’.
 
Quella sera stessa, secondo il piano, la Compagnia lasciò Gran Burrone dirigendosi verso le Montagne Nebbiose.
Avrebbero atteso fra quelle vette l’arrivo di Gandalf e poi avrebbero continuato il viaggio insieme, ma la via per giungere sugli Ered Mithrim non fu affatto priva di pericoli.

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