○Capitolo 19 - Quando la morte avanza con gli stendardi neri.

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PREMESSA: Gli *** indicano cose che succedono in contemporanea. Invece, gli unici ••• indicano un salto temporale. Capirete leggendo che il capitolo inizia dalla fine. Questo è un mio piccolo esperimento che spero verrà apprezzato! Ultimissima cosa: alla fine, non parlerò di Fili perché ne parlo all'inizio che è già di per sé la fine. Grazie e buona lettura!








Capitolo 19 – Quando la morte avanza con gli stendardi neri.
 
Si erano stretti la mano prima di scendere sul campo di battaglia.
Si erano guardati, specchiandosi l’uno negli occhi dell’altra.
Si erano baciati, facendosi una tacita promessa.
Sopravvivere.
Ma in quel momento, quando Fili si lasciò andare, adagiandosi sul terreno allo stremo delle forze, rivide lo sguardo di lei colmo di rammarico mentre con gli occhi puntati nei suoi scivolava lentamente sul corpo del fratello, morendo davanti ai suoi occhi.
 

•••

 
Dopo che il muro venne abbattuto, i Nani con Thorin in testa al gruppo, uscirono da Erebor e si gettarono nell’accozzaglia di combattenti di tutte le razze gridando e menando fendenti.
Si sparpagliarono come poterono e si diedero un gran da fare per sbaragliare il nemico.
Thorin si unì a Dàin Piediferro e insieme abbatterono quanti più nemici fu loro possibile unendo le forze.
Dwalin stette accanto a suo fratello, temendo per la sua vita, ma Balin diede la prova che nemmeno l’età era riuscita a piegare il suo animo battagliero. Le sue abilità non era scemate nel tempo e aveva mantenuto anche una certa agilità che lo aiutò in più di un’occasione a schivare i fendenti degli Orchi.
Dori, come Dwalin, si tenne stretto a sé Ori, con l’unica differenza che dovette salvare suo fratello più di una volta dalle fauci dei Mannari che a quanto pareva avevano una certa tendenza al volerlo azzannare.
Nori, dal canto suo, cercò di rimanere il più possibile accanto ai fratelli, ma ad un certo punto fu spinto via e finì faccia a faccia con un Orco grosso e grasso che per poco non gli staccò la testa con la sua mazza.
Fortunatamente, proprio in quel frangente passò uno dei Nani di Dàin che, a cavallo del suo capriolo, riuscì a salvare Nori dal suo triste destino.
Bofur, nel frattempo, si ritrovò in serie difficoltà: un Orco aveva ucciso un soldato elfico che gli era finito addosso atterrandolo. Nel tempo che impiegò per rialzarsi e togliersi il cadavere dell’Elfo di dosso, un Mannaro privo di ‘cavaliere’ gli saltò sopra e gli diede una zampata, ferendogli una spalla.
Proprio in quel momento, però, quando l’animale stava per addentargli il capo, un’ascia piombò sul collo, uccidendolo sul colpo.
Bofur si rialzò e con uno sguardo ringraziò Bombur per avergli salvato la vita. Si rese conto che il Nano paffutello che da piccolo veniva preso in giro e che lui proteggeva sempre da gli altri era cresciuto, era diventato forte e sapeva cavarsela da sé e di questo non poté non sentirsene fiero.
 
Nel bel mezzo della battaglia, un grido abominevole si levò dalle schiere nere e Azog il Profanatore avanzò verso Thorin a grandi passi, a cavallo del suo Bianco Mannaro.
Al Nano si affiancarono subito i suoi nipoti, con sguardi fieri e fermi, pronti a ricevere il nemico.
“State indietro.” Disse loro Thorin, muovendo qualche passo in direzione dell’Orco Pallido.
Quest’ultimo diede di tacco al suo Mannaro e quello cominciò a correre, annullando in un men che non si dica la distanza tra di loro; Azog levò in aria il moncherino con una spada infilzata in esso e tentò un primo affondo sul Nano che però riuscì a scansarsi.
Seppure il loro zio gli avesse detto di stare indietro, Fili e Kili si liberarono dei nemici e attaccarono all’unisono la cavalcatura del Profanatore, riuscendo a ferirla e ad atterrarla.
L’Orco finì disarcionato e Dwalin, arrivato in quel momento, ne approfittò per sgozzare il suo animale.
Nel frattempo l’Orco si era rialzato e aveva ingaggiato una nuova lotta con Thorin, senza esclusione di colpi.
 

***

 
Larya e Fràin restarono insieme per tutto il tempo.
Quando l’Orco Pallido era giunto in mezzo a loro, volgendo la sua attenzione esclusivamente su Thorin, Fili e Kili si erano allontanati e lei e suo fratello erano rimasi soli in mezzo agli altri combattenti.
Nonostante la botta che avesse preso al polso, la Nana non sembrava avere difficoltà a maneggiare la spada, seppur si sentiva appesantita dall’armatura scintillante che indossava.
Non ne aveva mai portata una prima di allora e non ci si ritrovava bene, ma resistette e combatté con tutta se stessa perché doveva sopravvivere a quella battaglia, tornare da Fili, abbracciarlo e sentire che era finita, che finalmente potevano trovare pace e vivere la loro vita insieme fino alla fine dei loro giorni.
E questo pensiero la animò talmente tanto che gridò e come una furia si abbatté sull’Orco che aveva davanti, infilzandolo e poi tagliandogli la gola per finirlo.
Fràin, accanto a lei, tentò in tutti i modi di non perderla di vista nemmeno per un secondo; con la coda dell’occhio, infatti, era sempre su di lei per controllare che non venisse ferita o che non fosse in serio pericolo di vita, pronto a salvarla.
E fu forse proprio per quel motivo che non vide arrivare la daga che gli si piantò nello stomaco, facendolo finire a terra.
Sgranò gli occhi per la sorpresa e lasciò che la spada gli scivolasse dalle mani, portando queste alla sua ferita, indietreggiando, cadendo all’indietro.
Larya gridò il suo nome e si gettò subito al suo capezzale.
“No, no, no!” Raccolse la testa del fratello e se la poggiò sulle ginocchia, mentre sulla cotta di Fràin si allargava una macchia rosso cremisi. “Ti prego, Fràin, non morire!” Sentì le lacrime iniziare a scenderle sulle guance prima ancora di rendersi conto che stava piangendo.
“L...Larya” La chiamò lui, cercando la sua mano.
Lei gliela strinse, macchiandosi la pelle del suo sangue.
“Sssh, non parlare, non parlare. Sono qui.” Gli accarezzò la fronte e strinse fortissimo la sua mano per fargli capire che non se ne sarebbe andata. “Resisti, ti prego. Andrà... andrà tutto bene, capito?! Non puoi lasciarmi, Fràin, non puoi...” Ormai Larya singhiozzava, incurante della battaglia che continuava attorno a loro. In quel momento esistevano solo lei e suo fratello.
“Larya...” Esordì lui, deglutendo a fatica il groppo che aveva in gola. “...lo sai, nel Bosco... i Ragni. H-Ho visto te... sorellina... ho visto come mi guardavi...”
“Non era reale, Fràin, non era reale! Qualsiasi cosa tu abbia visto, non era reale. Io sono qui, ora, accanto a te.”
“T-tu mi guardavi come se... come se... Mi dispiace, Larya, mi dispiace tanto.”
“Ehi, ehi, ehi, non hai niente di cui scusarti, capito? Ti voglio bene... ma adesso non parlare, risparmia le energie. Ti prego...” Larya accarezzò una guancia di Fràin e la percepì gelida. Le tremavano le mani e poteva vedere la luce negli occhi del fratello spegnersi pian piano.
“Ti prego... Non lasciarmi... Dovrai esserci quando mi sposerò. Se adesso muori, non te lo perdonerò mai. Hai capito?!”
Fràin voltò gli occhi verso il cielo grigio e mormorò qualcosa che Larya non riuscì a comprendere.
“Cos... Cosa?” Tirò su col naso e si scostò i capelli dalla fronte, sporcansi una tempia con il sangue di suo fratello, poi accostò l’orecchio alla sua bocca.
“È venuto a prendermi...” Disse Fràin, in un sussurro.
“Chi? Chi è venuto a prenderti?”
“Nostro padre...” Improvvisamente, la stretta sulla mano di Larya venne meno e Fràin esalò l’ultimo respiro fra le sue braccia.
“No... No, no, no! Fràin! Ti prego, ti prego, ti prego! Fràin! Fràin!” Gridò di sperata, ma ormai suo fratello non poteva più sentirla.
 

***

 
Le grida di Larya arrivarono fino ai fratelli Durin che si voltarono entrambi alla ricerca della ragazza.
“No...” Mormorò Fili, non appena la vide a terra. Temette che fosse stata ferita ed era già pronto ad andare da lei per soccorrerla, ma poi la vide alzarsi, asciugarsi le lacrime e impugnare fiera la spada, con lo sguardo che mandava saette.
Aveva la tempia sporca di sangue e il Nano pensò comunque fosse stata colpita.
Voleva andare da lei, voleva andare a sostenerla... aveva notato poco prima il corpo di Fràin a terra e compreso l’odio che aveva visto nei suoi occhi.
Lei era sola, sul campo di battaglia, accerchiata ad nemici.
Doveva fare qualcosa.
Mosse un passo, ma poi Kili lo chiamò e si voltò verso Thorin e vederlo a terra che si reggeva un fianco sanguinante gli fece montare una nuova ondata di rabbia nel petto e si accanì insieme al fratello e Dwalin sull’Orco Pallido.
 

***

 
Rimpianto.
Era l’unica cosa che provava Larya in quel momento oltre a tanta, tanta rabbia.
Rimpiangeva di non essere stata più tempo accanto a Fràin in quegli ultimi mesi, durante il viaggio.
Adesso lui era morto. Era la sua famiglia, l’unica che le era rimasta.
E non c’era più.
Altre lacrime le scivolarono sul volto, solcando lo sporco e gli schizzi di sangue che lo dipingevano.
Rabbia.
Pura e folle, per chi aveva osato privarla della vita del suo unico fratello.
Fu sfogando quel sentimento devastante che Larya finì per dimenticarsi di guardarsi le spalle, intenta a fare piazza pulita di chi aveva di fronte.
E nel momento in cui si lasciò cadere accanto al corpo del fratello, sanguinante e sfinita, con un dolore atroce alla schiena, incrociò per caso gli occhi di Fili da lontano e lo vide rimanere impalato a fissarla con stupore e terrore mentre – lo sentiva – per lei non c’era più nulla da fare.

Memories of a time to comeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora