Capitolo 8

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The Innocent Girl

Tutto ciò che era accaduto quella sera era quasi incredibile da credere per la piccola Katherine, la quale non fece altro che restare rinchiusa in camera sua per il resto della serata

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Tutto ciò che era accaduto quella sera era quasi incredibile da credere per la piccola Katherine, la quale non fece altro che restare rinchiusa in camera sua per il resto della serata. E fu allora che comprese ciò che Liam provasse per lei, in quel bacio che egli le aveva rubato, aveva intuito la rabbia e la gelosia nel vederla con qualcuno che non fosse lui; inoltre, tutte quelle sensazioni congiunte al sovrannaturale non avevano avuto un esito positivo. Kitty continuava a rimuginare al fatto che se non fossero intervenuti Scott, Kira e Stiles, lei sarebbe stata violata — contro la sua volontà — da colui che era sempre stato il suo migliore amico, una delle persone più importanti della sua vita. Si era resa conto che non fosse in lui, eppure quegli occhi color ambra, straripanti d'ira e frustrazione, eran riusciti ad incuterle terrore e lo odiava per quello, lo odiava per averla spinta a provar una sensazione di insicurezza tra le sue braccia, sempre pronte ad accoglierla quando ne aveva bisogno. Come se non fosse sufficiente quello a farla star male, nessuno quella notte rimase con lei, nessuno l'aveva informata sul fatto che Scott, Lydia, Kira e Stiles stessero andando ad Eichen House in modo da ottener ulteriori informazioni sul libro e perciò ella si ritrovò in solitudine, nella più totale agonia e disperazione: si sentiva inutile per il Branco, soltanto un peso e se solo fosse stata una creatura sovrannaturale avrebbe potuto esser a conoscenza di tutto ciò che stesse accadendo. La giovane mora, così, si era rintanata all'interno delle coperte del suo letto, l'abat-jour emetteva una luce fioca, il tanto da illuminare solo la figura della Stilinski, la quale possedeva i capelli neri completamente sciolti sulle spalle, le gambe piegate al petto e gli occhi color cioccolato leggermente lucidi: si poteva intuire che avesse gettato molte lacrime quella sera. Improvvisamente, un picchiettio alla porta-finestra che dava sul balcone la fece sobbalzare, spaventandola, così si alzò in piedi, afferrò una mazza da baseball che suo fratello le aveva lasciato in caso potesse utilizzare per difendersi e si avvicinò a passo felpato; con estrema attenzione fece scattare la serratura e non appena la figura sconosciuta fece il suo ingresso all'interno della stanza ella la colpì violentemente sulla schiena, facendola gemere di dolore.
« Ahi! », gemette in un primo momento lo sconosciuto con voce roca e dolorante, e come non poteva identificarla?, l'aveva udita così tante volte che non avrebbe mai potuto dimenticarla, benché ne odiasse il proprietario. « Okay, me lo sono meritato », continuò egli, grattandosi la nuca con imbarazzo.
« Liam! », fu più un'esclamazione d'ira che di sorpresa: non riusciva a comprendere ancora che non volesse vederlo in quel momento? I ricordi di quella sera erano ancora freschi nella sua mente. Il Baby Beta allungò una mano in direzione della Stilinski in modo da ottenere qualche contatto fisico con lei, ma l'unica reazione che ottenne fu quella di allontanamento da parte di lei, ovviamente, ed egli non se ne sorprese.
« Sei un deficiente! Come hai potuto? », urlò ancora lei in preda alla rabbia, pronta a scagliar un nuovo colpo con la mazza, ma Liam afferrò l'aggeggio di legno prima che lo potesse colpire e glielo strappò dalle mani, gettandolo al di là della stanza. Voleva scusarsi, farsi perdonare, poiché la sua esistenza senza di lei era completamente inutile, non riusciva a perdonarsi dopo quello che aveva fatto e se ne vergognava altamente, eppure sperava che potesse farlo lei, sperava che potesse mostrargli redenzione.
« Kitty, non ero in me. Mi dispiace », avanzò nuovamente verso di lei con il tentativo d'abbracciarla e quando notò delle gocce salate solcare il volto della sua amata — o meglio, migliore amica — arrestò qualunque movimento, rimanendo immobile in quella posizione.
« Ti prego, non toccarmi », scosse il capo Katherine, nel frattempo che tentava d'asciugar quelle lacrime che insistentemente continuavano a scender dagli occhi nocciola, rendendola innocente e vulnerabile. Ed il Licantropo si sentì estremamente colpevole per le sue azioni, le quali aveva reputato corrette nel momento in cui la stesse spogliando dei suoi indumenti: di tutto ciò, però, diede colpa alla rabbia e alla Luna, avevano ancora un effetto potente su di lui. Nel vederla così distrutta, non resistette al dolore instauratosi all'interno della sua anima ed una lacrima, straripanti di emozioni colpevoli e malinconiche, strisciò lungo la di lui gota sino a toccar la moquette. Restarono in quel modo per alcuni minuti, il silenzio instauratosi nella stanza lasciava udir i respiri pesanti del Beta ed i singhiozzi — i quali andavano scemando — di Kitty, come se bastasse quello a farli comunicare; successivamente fu Kitty a spezzare quell'armonia di lamenti.
« Perché non me l'hai mai detto? », sussurrò, alzando lo sguardo umido su quello del Licantropo, che la osservava con tristezza e la mora s'accorse dell'affetto che provasse per lui, nonostante ciò che le avesse fatto.
« Avevo paura », iniziò lui, torturandosi le mani, poi, continuò a proferir parola prima ancora che ella potesse ribattere alla sua affermazione. « Paura che tu non ricambiassi i miei sentimenti e ne ho la conferma ora », concluse.
« Cosa ti avrebbe dato la conferma? Il fatto che non abbia ricambiato il bacio o perché non ho lasciato che mi stuprassi? », ribatté acidamente Katherine, portando le mani sui fianchi, lo sguardo divenne più severo e ferito. Liam sospirò passandosi una mano tra i capelli color del grano e poi fece un passo verso di lei, un altro ancora. Quella volta ella rimase immobile ad osservarlo.
« Senti Kitty, mi dispiace, ero arrabbiato e ti prometto che non accadrà mai più », esordì con il cuore in mano Liam.
« Me lo garantisci tu? », rispose scetticamente e con un sopracciglio alzato, il quale conferì alla giovane un'espressione del tutto diffidente nei confronti del migliore amico. « Liam, io ti voglio bene, ma quello che hai fatto è— »
« E' stato un incidente, ti prometto che non accadrà più, non se tu starai al mio fianco », il cuore di Katherine perse un battito, però non seppe se fosse per la sorpresa o per la dolcezza di quella supposizione.
« Il problema è questo, Liam: non sono costretta a stare con te », e ciò risultava un problema per lui, nonostante non lo dimostrò.
« Accetterò la situazione, te lo prometto, ma prima devi darmi almeno una possibilità ».
L'espressione di Katherine si fece ancora più confusa, domandandosi il perché dovesse dargli una possibilità se fosse il suo migliore amico ed il suo cuore fosse interessato ad un'altra persona: ossia Theo Raeken. Quest'ultimo era in grado di farle provare sensazioni che nessuno in tutta la sua vita era riuscito a provocarle, si sentiva completa e protetta con lui al suo fianco, sentiva che un sentimento ben più forte dell'affetto stesse crescendo all'interno della sua anima. A quei pensieri il suo cuore incrementò i battiti e Liam se ne accorse, immaginandosi che sicuramente non stesse rivolgendo i suoi pensieri alla sua persona, ma a qualcun altro.
« Liam, sei il mio migliore amico, io non provo le stesse cose per te », spiegò ella con sincerità prima di catturare il labbro inferiore nella morsa degli incisivi.
« Non lo sai neanche tu, non ci hai mai pensato! », la accusò con tino moderato e ciò, dovette ammettere Katherine, era veritiero: non aveva mai immaginato Liam come suo fidanzato e la risposta era piuttosto semplice: egli era il suo migliore amico, non provava un sentimento ulteriore a quello di una semplice amicizia, nonostante la proteggesse e le riservasse numerose attenzioni.
« Dammi almeno la possibilità di baciarti, ora », quella frase la spiazzò. Strabuzzò gli occhi per quella proposta e si passò le falangi tra i crini corvini con fare disperato: era a conoscenza che egli non si fosse arreso così facilmente.
« No », impulsivamente rifiutò; baciare Liam significava tradire i sentimenti che provasse per Theo, nonostante non stettero insieme, o almeno, non avevano ancora discusso di quei dettagli da quella sera.
« Se non provi niente, rinuncerò a te e resterò il tuo migliore amico, semplicemente questo », Liam avanzò ancora verso di lei sino a far sfiorare il petto con il seno di lei e ciò fece sì che tutte le membra del di lui corpo s'accendessero. Katherine, d'altronde, non si mosse e si lasciò scappare un gemito di frustrazione: la situazione le stava scivolando dalle mani come una saponetta e se non gli avesse permesso di baciarla, non si sarebbe mai arreso, ma ciò non era un alibi per acconsentirgli di unire le labbra con le sue. Poi tutto accadde velocemente: Liam fece scontrare le loro labbra, senza che ella gli avesse fornito una risposta, così Katherine si ritrovò a combatter contro ciò che stesse facendo il suo migliore amico, il quale schiuse la bocca in modo da far incontrare le loro lingue. La giovane Stilinski spinse la figura di Liam con forza e fortunatamente egli si staccò da lei con il respiro pesante, guadagnandosi uno schiaffo da parte della coetanea, che gli fece voltare il capo da un lato.
« Liam, io non ti amo, mi dispiace », esordì lei infine, passandosi la lingua sulle labbra in modo da cancellare il sapore delle labbra del migliore amico. Liam sospirò e chiuse le palpebre per qualche secondo, realizzando che realmente ella non provasse nulla per lui, il suo cuore non aveva neanche aumentato i battiti, così come le sue emozioni non eran mutate durante il bacio, eppure non avrebbe rinunciato a lei così facilmente.
« Vai via, ti prego », e mai Katherine si era ritrovata a supplicarlo in quel modo, indicandogli la porta-finestra con l'indice. Liam le regalò un bacio sulla guancia e come se avesse perso la più importante delle battaglie, lasciò la camera della ragazza con aria sconfitta e disperata. La giovane tornò sotto le coperte e si addormentò, cullata dai propri singhiozzi.

Hurricane  ➵ Theo RaekenWhere stories live. Discover now