Capitolo 6

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Alle 5:30 di mattina, il brano Monday di Einaudi mi svegliò dolcemente. Mi alzai dal letto come se fosse una mattina di un normale lunedì e spensi la mia sveglia. Solo quando vidi lo zaino con vicino gli stivali western desiderai non essermi mai alzata.
Era il mio primo giorno di tirocinio al maneggio.
Feci una smorfia e dopo essermi vestita scesi in cucina. Come al solito non c'era nessuno; Angelica si alzava alle 6:00 per pulire il box di Furia e darle da mangiare. I miei genitori si alzavano alle 6:30.
Dopo aver bevuto un caffè, scesi in stalla dall'asino di mio padre.
- Eila Achille, guarda qua...- entrai nel suo box e gli porsi un pezzo di pane secco.
- Oggi lavori anche tu, bello mio -mi spinse contro una parete del box con il muso. Erano quattro giorni che era chiuso in stalla e sapevo che sarebbe diventato difficile da gestire. Quel giorno mio padre sarebbe andato ad una gara di aratura con Achille; era molto bravo e obbediente quando c'era mio papà ed essendo molto alto per essere un asino, tante persone lo scambiavano per un pony. Lo scorso mese aveva vinto per la seconda volta di fila la gara annuale di aratura che organizzava l'associazione a cui mio padre era iscritto: insieme formavano una gran bella coppia.
Dopo aver sistemato Achille, andai dalle mie pecore nel recindo esterno per pulire l'abbeveratoio e distribuire il mais schiacciato.
Quando tutti gli animali furono sistemati, tornai in casa con Flocky al seguito; si fermò davanti all'ingresso sapendo bene di non avere il permesso di entrare.
Mi feci una doccia veloce e mi misi i jeans western e gli stivali; era passato tanto di quel tempo dall'ultima volta che gli avevo indossati. Misi la cintura che avevo vinto a una gara di barrel racing sui jeans, indossai una felpa nera e salutai i miei genitori. Mi sentivo così strana vestita in quel modo.
Presi il casco e uscii in cortile, dirigendomi verso la vespa. La accesi e partii.
Dimenticai tutto.
Mi succedeva sempre; ogni volta che guidavo la mia vespa, tutto svaniva e un senso di sollievo e di pace mi avvolgeva.
Purtroppo arrivai al maneggio e dopo aver parcheggiato mi guardai in torno, spaesata.
- Tu devi essere Valentina, giusto? - una voce amichevole che avevo già sentito mi scosse dai miei pensieri.
- Sì, piacere. - dissi allungando la mano verso l'uomo che mi era venuto incontro.
- Io sono Manuel, ma ci conosciamo già - sorrise facendomi venire in mente la sera che ero andata a parlare con lui per concordare gli orari di lavoro.
- Vieni ti faccio conosce qualcuno e poi ti presento i cavalli -
Lo seguii obbediente. Conobbi Francesco, lo stalliere del maneggio. Mi sembrava una persona molto allegra e lo trovai subito simpatico.
- Putroppo la mattina non c'è molta gente. Gli allievi arrivano più che altro dopo pranzo - spiegò Manuel.
Mi fece fare il giro completo delle strutture e dei box, facendomi conoscere ogni cavallo. Infine mi presentò a un paio di proprietari che tenevano il proprio animale in quelle scuderie e l'addestratore che si occupava della doma dei puledri e qualche volta anche di cavalli di gente privata, Andrea. Rimasi stupita nel sapere che svolgevano anche l'attività di addestramento.
L'ora di pranzo arrivò in un attimo e mi ritrovai a mangiare nel ristorante del maneggio gestito dalla moglie di Manuel, Margherita. Mangiai da sola immersa nei miei pensieri.
Dopo pranzo andai a sedermi sulla pedana della vespa, in attesa di cominciare a lavorare.
Ero lì da neanche dieci minuti che vidi arrivare due ragazzi in bicicletta. Quando si avvicinarono vidi che erano un ragazzo e una ragazza che parlavano animatamente tra di loro. Mi passarono davanti e dopo avvermi lanciato uno sguardo diffidente, forse a causa del mio abbigliamento, mi salutarono bruscamente.
Finalmente arrivò Manuel. Mi alzai e gli andai incontro.
- Questo pomeriggio striglierai un po' di cavalli... Marco! Arianna! Venite qui un attimo!! -
I due si avvicinarono.
- Vi presento Valentina, lavorerà da noi per sei settimane -
Dopo essersi presentati se ne andarono velocemente.
- Ti faccio vedere come si striglia un cavallo - peccato che lo sapevo già fare. Non dissi nulla e ascoltai in silenzio.
Quando ebbe finito, mi fece vedere quali cavalli avrei dovuto strigliare e mi spiegò cosa fare dopo aver terminato il lavoro. Dopodiché se ne andò dato che aveva lezione con un gruppo di ragazzi.
Cominciai a lavorare in silenzio, rabbrividendo di tanto in tanto al pensiero dell'ultima volta che avevo strigliato Lolly dopo l'ultima gara. Era strano prendersi cura di altri cavalli che non fossero lei.
Strigliai otto cavalli in tutto: due bai, Benny e Jasmin, un grigio enorme di nome Pride, una appaloosa, Lory, tre sauri, Fredrich, Star e Holly ed infine un piccolo pony morello, Robot.
Quando ebbi finito mi diressi verso il fienile e cominciai a preparare la cena per tutti i cavalli.
- Tu hai già lavorato con i cavalli, ragazza - non mi ero accorta che Francesco mi stava osservando.
- Si vede da come maneggi le striglie - strizzò un occhio nella mia direzione.
- Qualche volta tempo fa - non sapevo cosa rispondere.
- Scommetto che sai anche montare... magari domani... -
- Io non monto. - lo guardai decisa.
Sorrise in modo strano, come se si fosse aspettato quella risposta.
- Vedremo. Intanto aiutami a portare da mangiare ai cavalli - sorrise di nuovo, avvicinandosi.
Quando finimmo di distribuire il foraggio e il mangime agli animali, uscii in cortile dirigendomi verso la vespa.
-Valentina!!! Aspetta un attimo -
Mi voltai vedendo Francesco in sella a un cavallo baio ciliegia, molto bello.
- Hai voglia di mettermi su qualche ostacolo nel campo grande all'aperto? -
- Ma certo arrivo - entrai nel campo e senza rendermene conto montai una barriera incrociata e un verticale alti 90 cm, senza bisogno di nessuna spiegazione.
Francesco ridacchiava tra sé.
- Ti presento Red, il mio cavallo. Ti faccio vedere come salta - detto questo lanciò Red al galoppo verso i due ostacoli che superò senza neanche accorgersene. Si vedeva che quel cavallo amava saltare; come il suo cavaliere d'altronde.
Inseguito alzai il verticale fino ad arrivare ad un'altezza di 110 cm. Dopo aver saltato ancora per un po', Francesco scese da cavallo e si avvicinò alla staccionata dove ero seduta.
- Grazie dell'aiuto. Vuoi provare a montare? Red ne sarebbe onorato - mi chiese ridacchiando.
- No grazie, forse è meglio che torno a casa - abbassai lo sguardo e saltai giù dalla staccionata.
- Come vuoi. A domani allora -
- A domani - mi diressi verso la vespa e dopo essermi allacciata il casco, vidi Ludovica con Marco, Arianna e un altro ragazzo uscire dalla scuderia e prendere le loro bici.
Salutai tutti ma nessuno sembrò sentirmi.
Scrollai le spalle e mi diressi verso casa con calma, gustandomi il viaggio in vespa.
Un po' prima di entrare nel cortile di casa mia, scorsi un ragazzo a cavallo di un sauro che trottava lungo il marciapiede. Non l'avevo mai visto da quelle parti. Ma forse era normale dato che ci eravamo trasferiti in quel paese solo da sei mesi e anche se avevo sempre frequentato li le superiori, conoscevo poche persone.
Svoltai nel piazzale di casa e mi accorsi che c'era una macchina parcheggiata accanto allo steccato di legno. Parcheggiai la vespa e mi tolsi il casco. In quel momento la porta di ingresso si aprì e ne emersero due figure: mio padre e Manuel.

#Spazioautrice

E finalmente ecco un altro capitolo :-)

Mi dispiace se passano i secoli prima che io arrivi ad aggiornare, ma purtroppo non ho molto tempo libero ;-/

Comunque ecco qua il capitolo 6, sperando che vi piaccia.
Mi scuso per eventuali errori di battitura

A prestoo :-)

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