Capitolo 40

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Osservai per un momento i bellissimi fuochi d'artificio sparati da alcuni ragazzi del campo estivo.
Accarezzai Beauty e controllai nuovamente che le fibbie che tenevano legato il mio borsone sulla sella fossero fisse.
Dopodiché presi lo stallone per le briglie e lo condussi lungo la strada.
Avevo deciso di andarmene nel preciso istante in cui avevo scoperto Giorgio dirigersi dal mio cavallo con una longhina e un sacco di juta.
Non potevo tenere Beauty in quella tenuta e stare tranquilla, così avevo deciso di tornare a casa a piedi e senza dire niente a nessuno.
Per evitare di essere scoperta avevo cercato di non farmi più vedere da Enrico; se mi avesse chiesto qualcosa riguardo al fatto che avevo già fatto le valigie non sarei stata capace di mentirgli.
Quindi dopo cena avevo preparato il mio cavallo e ero partita.

Camminai tutta la notte e decisi di fermarmi solo quando il sole spuntò da dietro le montagne.
Lasciai la strada percorsa dalle macchine e mi diressi verso il prossimo paese che avrei dovuto attraversare.
Mi sedetti all'ombra di due pioppi in un piccolo praticello, vicino alle prime case. Beauty brucava tranquillamente accanto a me.
Rimasi in quel posto per quasi due ore, assorta nei miei pensieri e incapace di predere sonno.
Mi alzai spolveramdomi i jeans. Guardai il paese. Avevo un disperato bisogno di un caffè e Beauty aveva sete.
Non mi restava altro da fare se non incamminarmi verso il paese alla ricerca di un bar e di una fontana.
Mentre camminavo per le vie quasi deserte fra le case, le poche persone che incrociavo mi guardavano con diffidenza e alcune bisbigliavano tra di loro.
Quando Beauty si fu dissetato, lo legai a una staccionata accanto a un piccolo parco giochi ed entrai nel bar vicino.
C'era un certo movimento all'interno, per lo più di operai e camionisti. Le due bariste in servizio correvano dal banco alla cassa, indaffaratissime.
- Un caffè liscio, grazie -
Mentre aspettavo appoggiata al bancone, mi guardai intorno e poi lo vidi; in un angolo, chiuso e pieno di polvere, c'era un vecchio pianoforte verticale nero.
- Ecco qua... ah se ti piace puoi provarlo... e se vuoi -
Mi voltai verso la barista che mi porgeva la tazzina del caffè e mi indicava il pianoforte.
Svuotai la tazzina in due sorsi e mi avvicinai allo strumento.
Quando lo aprii, dovetti ricredermi sul primo pensiero che avevo avuto su quel pianoforte. Non era affatto vecchio e trasandato. I tasti erano di un bianco candido, mi parvero brillare.
Mi sedetti sullo sgabello e cominciai a suonare.
Come primo brano suonai River flows in you di Yruma; un brano semplice, per abituarmi al suono e ai tasti di quel pianoforte.
Tutto scomparve. Non esisteva più nulla.
Appena finii di suonare passai subito a un Notturno in Do minore di Chopin.
- Allora sei capace di suonare il pianoforte, oltre ad ammazzare cani -
Avevo appena suonato l'ultima nota del notturno quando una voce agghiacciante mi ricordò dov'ero.
Voltandomi riconobbi il proprietario dei due rottweiler aggressivi.
Era in piedi a pochi metri da me, con un sigaro acceso in mano.
Mi alzai e chiusi il pianoforte.
Non lo degnai di uno sguardo e mi diressi verso la cassa per pagare il caffè.
- Pensavi che mi sarei lasciato denunciare così? - l'uomo mi seguì deciso.
Pagai e uscii dal bar.
Slegai Beauty e mi incamminai fuori dal paese.
- Ci vediamo presto, cara ragazza, non pensare di passarla liscia dopo aver ammazzato i miei adorati cani - gridò dietro di me l'uomo.
- Non pensare di intimorirmi con le tue stronzate. A presto - lo salutai a mia volta, dandogli del Tu.
Per la prima volta mi venne voglia di fumare, così comprai un pacchetto di sigarette e un accendino prima di andarmene da lì.
Mentre camminavo con Beauty accanto mi accesi una sigaretta, riflettendo sulle possibili conseguenze del fatto di essermi incamminata senza dire niente a nessuno.

Rimasi a dormire fuori un'altra notte a causa di tutte le deviazioni che avevo dovuto fare essendo a piedi e non potendo seguire la strada percorsa dalle macchine.
Quando arrivai a casa, verso le otto di sera di due giorni dopo la mia partenza, non trovai nessuno.
Legai Beauty in cortile e portai il borsone in camera mia.
Dopo aver controllato il mio gregge, montai in sella e chiesi il trotto allo stallone.
Un quarto d'ora dopo arrivai al maneggio.
Manuel mi vide per primo e mi venne incontro.
- Sei matta per caso?! Sistema il cavallo e poi ne parliamo -
Involontariamente mi venne da ridere.
- Non c'è assolutamente niente da ridere, ragazza - Francesco apparve alle mie spalle mentre Manuel tornava a pulire delle coperte piene di fango.
Spostai Beauty accando alla scuderia e smontai di sella.
- Perché sei tornata a piedi Valentina? - Francesco mi guardò con i suoi occhi grigi.
Alzai una staffa della sella. Stavo per rispondergli quando venni spinta contro il muro della scuderia.
- Ma che cazzo hai in testa?! Cosa ti è venuto in mente di andartene dalla tenuta senza dire niente a nessuno?! Come se non bastasse, da sola anche!! - Enrico mi teneva ferma per i polsi e mi guardava con gli occhi infuocati di rabbia.
Dietro di lui vidi Francesco condurre Beauty in scuderia.
- Potevi dirmi qualcosa invece che sparire e farmi rimanere in ansia per tutto il tempo!! Sarei venuto con te, stupida che non sei altro - mi urlava addosso e stringeva la presa sui miei polsi, piantandomi le unghie sul dorso della mano.
- Enrico, non capisci ma se fossi rimasta... -
- Non capisco?! Ma che stai dicendo? Guarda che ho fatto caso al modo in cui Giorgio odia Beauty... ma se mi avessi detto qualcosa sarei venuto con te!! Possibile che non ti fidi ancora di me? - Piangeva e mi urlava contro, tenendomi inchiodata al muro della scuderia.
Non sapevo cosa rispondergli. Mi sentivo in colpa per essermene andata, ma non potevo lasciare che qualcuno facesse male a al mio cavallo.
- Perché? Dimmi perché non ti fidi di me? - cominciò a tremare, scosso dai singhiozzi, e sentii le sue dita allentare la presa sui miei polsi.
Ero sconcertata; non avevo mai visto Enrico crollare così.
- Ti odio Valentina... ti odio -
Senza smettere di tremare, mi baciò.
Sentii il sapore salato delle sue lacrime sulle labbra.
Mi fece appoggiare le mani sulle sue spalle e mi tirò sé per i fianchi. Mi baciò di nuovo e poi mi abbracciò stringendomi forte, come se non volesse più lasciarmi andare.

#Spazioautrice

Sono ancora viva, scusatemi :-*


Stallone NeroWhere stories live. Discover now